Ha inizio, oggi, la rubrica intitolata Bad lands, Terre cattive. La locuzione inglese, di origine geologica, indica quei terreni argillosi o sabbiosi che, a seguito della forte erosione delle acque, prendono forme tormentate e instabili. Insomma, la forma della nostra Calabria e quella che avrebbe potuto o potrebbe prendere, viste attraverso le crepe dell'arte e della letteratura
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Nelle ultime pagine di Inverno in palude, romanzo che Raoul Maria De Angelis scrisse nel 1931 e pubblicò nel '36 per i tipi di Mondadori, Don Angelo, il protagonista, immagina un «misterioso esodo di donne» che, da lì a poco, avrebbe svuotato la piana di Sibari. Presto, ad attendere il nuovo giorno, «non ci sarebbero rimasti che gli uomini e i cavalli». Eppure, la terra senza donne, nella visione-speranza di Don Angelo, si rifà «umana, carnale e materna», richiamando i suoi abitanti, da tempo immemore infiacchiti dai fumi della palude, «allo sforzo laborioso e paziente di ogni giorno».
L'utopia di una terra che risuona dei canti lascivi delle acque, dei brusii degli insetti, dei gemiti dei tronchi e delle fiere, dei sussurri dei tempi sommersi viene svolta dall'autore nato nel 1908 a Terranova da Sibari in chiave antimoderna, screditando gli sterili vantaggi, le strane e vuote geometrie di un mondo che non è più a misura d'uomo. La donna, per Don Angelo, è parte di una vita che era «felice e ordinata in uno sviluppo generoso e fecondo» ma che, presto, diventa «piena di buche e di acque, di arresti e di deviazioni», mutandosi, infine, in una palude stagnante nella quale la solitudine, «come un deserto senza miraggi», impietrisce ogni cosa.
È Carmela la ragione di tutto questo dolore che inquina il sangue e la ragione: la donna di cui don Angelo è innamorato andrà in sposa ad Antonio Riccio, detto Sbalanca, pescatore di anguille e taglialegna arricchitosi col contrabbando e lo restituirà così a una solitudine ancora più perfetta. Quella, diversa e antica, fatta di parole che «non toccano nemmeno gli spiriti ottusi e compatti della gente delle paludi». Spiriti che amano la terra per la terra, che non attendono alcun prodigio, disilluse dalla praticità e da troppe acerbe promesse.
In conseguenza di ciò, le porte verranno serrate, i fuochi coperti di cenere, le lampade spente, lasciando la terra in preda agli uomini più ricchi e sazi «che possono attendere più di una stagione che il letargo cessi e la frutta maturi e gli uccelli ritornino al nido antico». Insomma, uomini che considereranno la donna come un semplice ornamento della casa, al massimo come una bestiola da martirizzare. La realtà, come ciascuno di noi sa, ha superato la fantasia distopica di De Angelis.