L'astensionismo non è solo la rinuncia a un diritto, ma anche la rinuncia a esprimere la propria valutazione sui programmi e sulle persone. Allora chi non va a votare perde anche il diritto di stare sul divano e criticare
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Ad ogni tornata elettorale si inizia a creare allarmismo affermando che l’unica cosa certa dei risultati elettorali del prossimo 25 settembre sarà la vittoria del “partito del non-voto”.
Perché i cittadini pensano di non recarsi al voto? Indubbiamente il disagio economico e sociale e la poca fiducia nella capacità delle forze politiche di saperlo affrontare sono alla radice dell’astensionismo.
La crescita del partito del non voto, soprattutto tra i giovani, indebolendo la partecipazione politica, scalfisce alla base i fondamenti democratici della società moderna.
Ci recheremo al voto in un momento storico drammatico non per colpa però soltanto della politica. La pandemia ha dato un colpo mortale all’economia mondiale. Si deve ripartire e creare una nuova società diversa da quella sofferente, disillusa, sempre più depressa e rassegnata di oggi. La sfida sarà quindi sui temi economici nella loro globalità. Le proposte dei partiti e la loro credibilità e fattibilità saranno elementi decisivi per conquistare la fiducia degli elettori.
Una società messa in condizione di lavorare e produrre, che allontana lo spettro della povertà e crea percorsi di vita virtuosi significa anche una società più sicura. I temi dell’economia e della sicurezza dovranno raggiungere le case degli italiani e convincerli della bontà di un programma elettorale.
Finito il voto ideologico con il Novecento, quello che conta di più oggi è il voto legato ai problemi quotidiani: economia, sanità, sicurezza, scuola. Chi riuscirà concretamente a tranquillizzare gli italiani in questi campi ha già vinto.
Ma se l’astensione è non solo la rinuncia ad un diritto, ma anche la rinuncia ad esprimere la propria valutazione sui programmi e sulle persone, allora chi non va a votare, a mio avviso, consequenzialmente perde il diritto di stare sul divano dopo le elezioni e criticare.
Dopo che abbiamo cantato a squarciagola sui balconi, imparato a fare la pizza in casa, a conoscere confini e volti del nostro quartiere rechiamoci tutti al voto e contribuiamo a dare un’altra possibilità al nostro straordinario Paese e a noi stessi.
Allora… “stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, Italia chiamò” Sì, io voto non mi astengo.