Per Cosenza e la sua aera urbana (la più popolosa e attiva della Calabria) l’Alta Velocità ferroviaria costituisce una occasione unica e irripetibile di potenziamento e arricchimento del tessuto sociale, economico e culturale.

Sarebbe un errore imperdonabile per i politici cosentini non insistere con tutti i mezzi possibili, basandosi su ragionamenti tecnico-economici ed evidenze strategiche, per mantenere il tracciato passante per l’area urbana cosentina.

Tralasciando i motivi di campanilismo e riflettendo su aspetti meramente tecnico-economici, occorre riflettere sul fatto che la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità consiste nel realizzare ex novo un tracciato completamente differente da quello esistente e non costituisce affatto un ammodernamento della vecchia linea. È davvero complicato immaginare un secondo corridoio ferroviario su una tratta tirrenica da Praia a Falerna già oggetto di straordinari interventi di ingegneria marittima per evitare danni alla vecchia linea ferroviaria che tra l’altro hanno, in alcuni casi, maltrattato il paesaggio. La soluzione tirrenica, quindi, consisterebbe nel dover costruire un sistema continuo di gallerie nelle montagne a picco sul mare e viadotti di raccordo. La tratta interna, invece, potrebbe godere della pianeggiante valle del Crati almeno per lunghi tratti.

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Dal punto di vista dei bacini di utenza serviti (indicatore fondamentale negli studi di fattibilità), la scelta appare assolutamente obbligata: la linea non può che passare attraverso l’area urbana cosentina, che per popolosità e ricchezza di attività culturali, economiche, industriali, sociali, costituisce l’area più attiva della Calabria. Tale soluzione, oltre a servire direttamente l’area urbana (oltre 200mila persone considerandola estesa all’hinterland), favorirebbe finalmente lo scambio rapido e funzionale con Ionio e Tirreno cosentino, trasformando il polo della città come un vero crocevia di persone, idee e merci, tipico dei veri capoluoghi.

Ma anche dal punto di vista della resilienza delle infrastrutture, tema assai strategico e delicato essendo la Calabria zona altamente sismica, il tracciato non può che essere pensato all’interno, costituendo una alternativa a quello tirrenico. Si avrebbero in questo modo due direttrici completamente separate offrendo una ridondanza totale (ne perdo uno, ho l’altro) che è la migliore soluzione in caso di evento.

Infine, se la preoccupazione di qualcuno (come si legge ultimamente) è l’eventuale allungamento di qualche chilometro del percorso fino a Reggio Calabria, viene da sorridere perché si cade nel campanilismo. Si faccia riferimento a questo semplice calcolo: a 250 km/h, allungare la tratta di 30 km determinerebbe un allungamento dei tempi di percorrenza di 7 minuti. Be’ direi che i cugini di Reggio (che si preoccupano solo di impiegare meno tempo possibile per arrivare a Roma) possono dormire tranquilli.

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* Ordinario di Sistemi Elettrici per l’Energia - Sapienza Università di Roma