«La delibera numero 171 del 3 maggio 2021 approvata dalla Giunta regionale sulla “riorganizzazione dell’assetto istituzionale del sistema integrato degli interventi in materia di servizi e politiche sociali”, rappresenta l’ennesimo nulla di fatto sul Welfare». È questo il commento del consigliere Carlo Guccione, che rincara da dose e specifica che non rileva rotture con il passato, anzi: «L’unica novità è che dopo 21 anni si è deciso di fissare il termine del 31 maggio per la trasmissione alla Regione dell’Atto di programmazione di Ambito, e quello del 21 giugno per l’approvazione dei Piani di Zona. Sarebbe utile supportare i Comuni mettendo a disposizione un gruppo di esperti per la predisposizione dei Piani di Zona o coinvolgendo, ad esempio, i CSV delle Province, gli Enti dei vari settori e docenti delle nostre università in modo da individuare priorità e obiettivi strategici. Realizzare i tantissimi piani di zona previsti in Calabria significa avere una mappatura dettagliata del territorio in modo da conoscere i bisogni reali di una regione che è stata duramente colpita dalla pandemia».

«Ad oggi – continua l’esponente in forza al Partito Democratico - senza i piani di zona e senza indicazioni chiare dalla Regione Calabria, nonostante le linee di indirizzo per la pianificazione territoriale, non si riescono a convenzionare le 300 strutture socioassistenziali storiche e le oltre 500 che sono state autorizzate ma non accreditate nel corso di questi anni. Non è possibile lasciare un settore così delicato, come quello del Welfare, nel caos più totale, i bisogni sono drammaticamente aumentati e molte famiglie si ritrovano senza alcuna assistenza sociosanitaria».

«L’assessorato alle Politiche sociali ha il compito di istituire un tavolo tecnico-istituzionale al fine di supportare i Comuni capo ambito per la redazione dei Piani di Zona – continua a rimarcare Guccione -  vista la carenza di personale e di esperti in questo settore. È difficile rispettare la scadenza del 21 giugno imposta dalla Regione, vanno superati anni di inerzia e di immobilismo. Nelle more di questo processo, proprio per cominciare a dare certezze, si faccia in modo che i Comuni capo ambito provvedano rapidamente alla sottoscrizione delle convenzioni».

«In tanti sicuramente – prosegue nella sua analisi il consigliere -  ricorderanno che nella passata legislatura, al di là degli schieramenti politici, si era concordi sul fatto che le Riforme per avere successo devono avere le risorse necessarie. In Calabria, invece, siamo al paradosso: aumentano le strutture, siamo passati da 500 a oltre 800, aumentano le rette ma le risorse restano sempre quelle. In Calabria per le politiche sociali si spendono 27 euro pro capite per cittadino, contro una media nazionale di 124 euro. I dati confermano, nella loro drammaticità, la mancata risposta in termini di bisogni sociali e le difficoltà in cui sono costretti a operare le strutture socioassistenziali».

Ed infine: «Senza un adeguato aumento della copertura finanziaria, di almeno 20 milioni all’anno da inserire nel Bilancio della Regione, non saremo in grado di poter erogare prestazioni qualitativamente e quantitativamente adeguate alle esigenze di un tessuto sociale fortemente segnato dalla pandemia. In questi anni nulla è stato fatto. Ci saremmo aspettati da parte di tutti maggiore responsabilità e consequenzialità rispetto alle battaglie che sono state condotte in questi ultimi quattro anni in Consiglio e nelle varie sedute della terza commissione regionale».