La consigliera comunale: «A Steccato abbiamo tutti perso qualcosa, ci sentiamo tutti padri e madri di quei bimbi che in quella traversata immaginavano un destino migliore, ignari di quello che invece la sorte aveva previsto per loro»
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«Crotone e i suoi cittadini hanno dimostrato ancora una volta il loro grande spirito di solidarietà, diverse sono state le attività che hanno aperto le loro saracinesche per fornire indumenti e prodotti di prima necessità. Immediato è stato il supporto fisico ai rifugiati sopravvissuti al naufragio, ricoverati in ospedale e ai parenti di chi ha perso la vita. Ho visto concittadini piangere e pregare per quanto era successo, tanti i volontari crotonesi che hanno indossato le divise delle loro associazioni per prestare aiuto, ho visto uomini stremati, distrutti». È quanto scrive in una nota la consigliere comunale di Crotone Fabiola Marrelli.
«Il dolore più grande è stato quello nel varcare la soglia del PalaMilone, la scena che mi si è presentata davanti in tutta quella morte era apocalittica. Uno sterminio di uomini, donne e purtroppo di tanti, forse troppi giovani e bambini. Dopo 11 lunghi giorni le bare sono ancora lì, il Piccolo krM46, meno di un anno, oggi si trova vicino il feretro del fratellino e della madre, a vegliare le loro bare un padre distrutto dal dolore che in meno di un ora ha perso tutto quello che di più caro aveva al mondo, la sua famiglia. In questa tragedia a fallire non è solo l’Europa ma anche il governo Italiano - continua la Marrelli - che con la visita di oggi ha dimostrato di essere irriconoscente verso Crotone e i suoi cittadini».
Per la Marrelli «a Steccato abbiamo tutti perso qualcosa, ci sentiamo tutti padri e madri di quei bimbi che in quella traversata immaginavano un destino migliore, ignari di quello che invece la sorte aveva previsto per loro. Ci siamo sentiti vicini a chi è stato costretto a lasciare casa propria per cercare un futuro migliore. Si è infranto per loro il sogno, insieme al caicco, di potersi lasciare l’odio e il dolore alle loro spalle per avere orizzonti di pace con la speranza di ricongiungersi con i loro cari».
«Caro primo Ministro, oggi questa comunità meritava la sua attenzione, questi testimoni oculari dell’apocalisse avevano bisogno di sentire che lo Stato esiste anche per il Sud. La storia di chi è costretto ad emigrare per noi è prosa più che poesia, abbiamo interi paesi dove vivono anziani soli che hanno visto crescere i propri nipoti attraverso lo schermo di uno smartphone. La migrazione economica che viviamo non ha i tratti drammatici di quella dei richiedenti asilo ma in questi giorni i dipendenti dell’ambito sociale hanno lavorato senza sosta insieme agli operatori del terzo settore. Una città che si è sentita unita in un dolore, una città che porterà per sempre il ricordo - ha concluso la Marrelli - di quello che è accaduto e il rimorso per quello che è stato».