L’analisi dei due responsabili Giustizia del coordinamento regionale Italia viva: «Il loro utilizzo è cruciale per i reati di maggior allarme sociale nonché per alcuni possibili “reati spia” che dovranno essere tassativamente delineati»
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«Il tema delle intercettazioni è particolarmente complesso e delicato e l’approccio a tale argomento deve essere scevro da pregiudizi e populismi. La nostra analisi e il nostro intervento sul punto muovono necessariamente dal principio sancito dall’art. 15 della Costituzione che, nell’affermare l’inviolabilità della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, pone un netto limite alla possibilità di estendere ed esasperare lo strumento delle intercettazioni. È noto, infatti, che per poter derogare a tale sbarramento serve un provvedimento dell’Autorità».
Lo sostengono i responsabili Giustizia del coordinamento regionale Iv, Agostino Siviglia e Francesco Santelli che intervenuti in una nota stampa spiegano: «Va da sé che le intercettazioni non possono essere utilizzate indistintamente per ragioni di sicurezza: non è un caso che l’utilizzo di tale strumento sia consentito solo per alcuni reati, tassativamente previsti dalla legge. In tale ottica non può non essere apprezzato lo sforzo profuso dal ministro Nordio, che non ha esitato in questi mesi a prendere ferma posizione sul tema e a ribadire che in uno Stato di diritto non può più essere tollerato l’abuso che si registra nel ricorso e nella illegittima pubblicazione delle intercettazioni».
Invero, «le intercettazioni non possono e non devono essere arbitrariamente trasformate da mezzo di ricerca dalla prova in mezzo di ricerca del reato e dunque della responsabilità “a qualsiasi costo”. Pur rimanendo, al contempo, cruciale l’utilizzo delle intercettazioni per i reati più gravi quali delitti di mafia, per finalità di terrorismo, insomma per tutte le categorie di reati di maggior allarme sociale nonché per alcuni possibili “reati spia” che dovranno essere, comunque, tassativamente delineati. Si consideri, peraltro, e non marginalmente, l’ingente spesa destinata all’impiego di tale strumento nell’ambito del sistema Giustizia e che, evidentemente, potrebbe essere più proficuamente indirizzata a finanziare azioni concretamente idonee a rendere una giustizia più giusta per tutti i cittadini».
Per gli esponenti Iv: «In definitiva, occorrono interventi rigorosi e mirati che -come sottolineato dal ministro Nordio- abbiano quale punto di partenza la consapevolezza dell’eccezionalità di tale strumento.
La nostra idea, per la quale ci spenderemo senza riserve, è che nel nostro Paese possa prevalere un pensiero giuridico liberale e democratico all’interno di un confronto basato sul buon senso, nel rispetto delle differenti posizioni. Di certo, sulla base di tali presupposti non faremo mancare il nostro contributo e il nostro supporto per un intervento legislativo che riteniamo giusto».