«Al Ministro della Sanità on. Roberto Speranza, Carissimo Ministro. La sanità calabrese nonostante il valido lavoro prestato da molti operatori sanitari, in questa fase di pandemia, è stremata da quasi 11 anni di “Piano di rientro dal debito” gestiti dal susseguirsi di 4 Commissari affiancati, da tempo immemore, da KPMG e da AGENAS oltreché dal Ministero della Salute e dal MEF. In questi anni sono stati chiusi molti Presidi Ospedalieri senza che questi fossero trasformati in “Case della Salute”, non sono stati costruiti quelli previsti (Ospedale della Piana, della Sibaritide e di Vibo Valentia) non sono state attivate le “Strutture Sanitarie Territoriali Intermedie” provocando, pertanto, una “desertificazione della Medicina Distrettuale” e saturando gli Ospedali con le richieste, da parte dei Calabresi, di prestazioni sanitarie prettamente ambulatoriali e domiciliari. Inoltre, se nel 2009 il Servizio Sanitario produceva un disavanzo annuo di 253 milioni di euro, a fine 2018 il deficit annuo è stato di 203 milioni nonostante il blocco del turn over del personale che ha ridotto le unità lavorative a 19.655 nel quarto trimestre del 2019 con una perdita in 11 anni di 3.343 lavoratori andati in pensione. Le mancate assunzioni oltre a produrre vuoti in Unità Operative strategiche hanno portato a un invecchiamento del personale, infatti, soltanto un quarto di questi ha meno di 50 anni! Inoltre, più del 20% dei calabresi è ancora costretto a curarsi fuori regione con una spesa ( mobilità passiva) di 304.858.262 milioni di euro nel 2017 ( Report GIMBE n°6/19) : soltanto alla Lombardia abbiamo dato in un anno 70 milioni con i nostri malati e i loro familiari intrappolati nella tragedia lombarda del COVID 19. E proprio in relazione alla emergenza drammatica che oggi stiamo vivendo, per trovarci quanto più possibile pronti e preparati, anche in Calabria, ad una probabile e temuta, seconda ondata pandemica, Le chiediamo che, anche per la nostra regione, venga previsto un intenso programma di sorveglianza che sia in grado di individuare l’insorgenza di possibili focolai, delimitando le aree ed i gruppi sociali (e familiari) contagiati, effettuando i tamponi necessari, che andranno fatti, a maggior ragione in maniera capillare, a tutti coloro che svolgono attività professionali particolarmente esposte al rischio dell’infezione nonché agli ospiti di tutte le strutture socio-assistenziali ed al loro personale dipendente che abbiamo imparato essere luoghi in cui sono esplose vere e proprie bombe pandemiche. Ma questo lavoro sarebbe inutile, se non fosse seguito dalla capacità di intervento e cura, e per questo crediamo che sia oltremodo necessario il Suo impegno diretto al potenziamento della prima linea della medicina, cioè la medicina territoriale, sia come medicina di base che come specialistica ambulatoriale, senza sottacere l’importanza che, in una regione come la nostra, assumono i medici di continuità assistenziale dotandoli, per quanto possibile, di un minimo di attrezzature afferenti la telemedicina, dimostrando e fornendo un importante e chiaro segnale alla popolazione residente nelle zone più disagiate. Ciò anche al fine di garantire e potenziare la necessaria fitta rete di interconnessioni tra ospedale e territorio. Ancora, in un’ottica di efficientamento delle strutture, non si può sottacere, l’importanza e la non più differibile esigenza di rafforzare il personale ospedaliero per dare respiro all’esistente e ciò soprattutto per provare a fornire risposte efficaci ed esaustive alla pressante e giusta domanda complessiva di sanità, in una regione in difficoltà, molto più che altre, come la nostra. Rivedere la dotazione delle unità operative specialistiche negli ospedali (come ad es. malattie infettive, pneumologia con terapia sub intensiva, gastroenterologia, neurologia con stroke unit, UTIC) può diventare non solo un sicuro ed efficace baluardo in questo particolare frangente ma può costituire la base per un futuro sanitario capace ed adeguato. Crediamo e pretendiamo, come calabresi, anche perché contribuiamo con oltre 100 milioni di euro/anno di IRPEF e di IRAP, che, visti gli insuccessi della linea finora seguita, sia il momento di una profonda e coraggiosa svolta che abbia come mandato centrale una “Riforma Organizzativa e Culturale” del Servizio Sanitario Regionale che valorizzi la Medicina Distrettuale, la Telemedicina, l’Assistenza da stazione remota, la Prevenzione con una nuova Rete Ospedaliera che si concentri sulla media e alta specialità. Dal momento che i “Programmi Operativi Biennali” si sono dimostrati insufficienti, è tempo di volare alto! Certamente sappiamo bene degli intrecci politici -lobbistici -ndrangtistici che sono stati un forte impedimento a qualsiasi innovazione ed hanno, spesso, mortificato i meriti di quegli operatori sanitari bravi e preparati che in molti casi lavorano “ a mani nude” . Le chiediamo, signor Ministro di farsi garante di una battaglia culturale che assicuri un ruolo centrale alla “Medicina Territoriale”, un cambio di passo nel settore strategico dell’Edilizia Sanitaria e una nuova visione volta a valorizzare appositi spazi di partecipazione democratica in cui i cittadini calabresi possano partecipare alla programmazione della tutela della salute, come del resto le vigenti norme assicurano a proposito della verifica annuale degli obiettivi assegnati al Commissario Governativo e ai Management Aziendali. La tutela della salute è un bene comune non può essere una monade che non si interfaccia con la società civile: è tempo di cambiare!».

Democratici e Riformisti Calabria