L’appuntamento coinvolgerà diverse città da Nord a Sud: «La sanità privata non potrà mai soddisfare i bisogni di tutela della collettività intera»
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«La manifestazione intersindacale del prossimo 15 giugno che porta il titolo «Salviamo la sanità pubblica» dovrebbe farci riflettere sullo stato di palese difficoltà in cui versa la sanità italiana e sul rischio che, in un sistema già altamente sgretolato, la Calabria possa pagarne le conseguenze peggiori». Lo scrive in una nota Amalia Bruni (Pd), vicepresidente della commissione Sanità in Consiglio regionale aggiungendo: «Grazie alla mobilitazione di diverse sigle sindacali e attraverso azioni congiunte portate avanti da medici, veterinari, dirigenti sanitari, associazioni di cittadini e pazienti, il 15 giugno si terranno in tutte le regioni d’Italia numerose iniziative in difesa del Servizio sanitario nazionale, per denunciare le problematiche strutturali e organizzative del comparto sanità nel nostro Paese».
«Sit-in, assemblee e conferenze stampa - aggiunge - animeranno diverse città, da Bolzano a Catania, a riprova del fatto che la sanità pubblica stia vivendo una fase di inarrestabile decadenza: non solo l’aumento della spesa privata e l’allungamento delle liste d’attesa, ma anche i numerosi casi di rinuncia alle cure, la carenza del personale, la fuga dei medici italiani, l’aumento delle dimissioni, il calo di investimenti in sanità rispetto al Pil e la mancata assistenza sul territorio. Assistiamo ormai a una destrutturazione illegittima e inaccettabile del Sistema sanitario nazionale che sta mettendo seriamente a rischio la tutela del diritto alla salute, previsto dalla nostra Costituzione».
«La sanità privata -rimarca- non potrà mai soddisfare i bisogni di salute della collettività intera. È giusto che esista, ma non può sostituirsi alla sanità pubblica. La manifestazione di giovedì prossimo richiami al dovere tutte le forze politiche, ai fini di un impegno determinato e costante in difesa del Servizio sanitario nazionale. La sanità pubblica - conclude - ritorni a essere baluardo della democrazia italiana, altrimenti noi calabresi – con una situazione ancora più in sfacelo rispetto alla realtà nazionale – non faremo altro che uscirne ancora più lesi, con ricadute assai critiche sui bisogni dei cittadini, ai quali già ora continua a essere negato un diritto alla salute pieno e strutturato».