Riportiamo il contributo dell’avvocato Giovanna Cusumano in merito alle proteste in Calabria per l’istituzione della zona rossa.

 

«Ho letto da più parti che, ieri, nelle piazze di Reggio Calabria, dove è montata la protesta contro l'inserimento nel Dpcm della Calabria nella "Zona Rossa", c’era la politica o, quantomeno, una parte di essa. Ecco, vorrei dire che io c’ero, ma la politica non l’ ho vista.

Ho visto giovani, imprenditori, commercianti, medici, avvocati. Ho visto rappresentanti di club service, della società civile, tutti tristemente accomunati dalla preoccupazione per il futuro, anche prossimo, della loro terra.

Se le condizioni inammissibili  in cui versa la nostra sanità, derivano certamente  in larga misura da errori strategici della classe politica, fin dai tempi del regionalismo, com’ è possibile, oggi, rimediarvi? È doveroso chiedersi se esiste una soluzione percorribile, che possa consentire alla Calabria di sottrarsi in tempi brevi, all'ennesima beffa. 

Perché se è vero che il Covid-19 continua a risparmiarci, perlomeno nel numero dei contagi, nulla fino ad oggi ci ha risparmiato l’inefficienza della politica, in termini di carenze strutturali e non solo!

 

Ci stava provando Jole Santelli, prima donna assurta al ruolo di Presidente della Regione Calabria, a denunciare le gravissime criticità che, nei pochi mesi di mandato, aveva riscontrato nella gestione della sanità calabrese.

Le testimonianze sono numerose, basta avere l'onestà intellettuale di volerle ricordare.

Purtroppo, sappiamo tutti molto tristemente, quanto poco tempo ella abbia avuto per operare, ragion per cui, chi, oggi, tenta maldestramente di addossare le responsabilità del "declassamento" della Calabria nella zona rossa, al suo breve governo, può suscitare solo legittima indignazione.

 

Ricordo che negli ultimi 5 anni questa sventurata regione era guidata da una giunta di csx, il cui Presidente Oliverio, in tema di sanità, si è semplicemente limitato a rivendicarne per sé le deleghe. Per fortuna, c è da aggiungere, senza successo, viste le condizioni in cui ha lasciato i settori amministrati dai suoi assessori.

Tanto per amore di verità!

 

In ogni caso, è utile ricordare, più che ai cittadini calabresi, cui certamente la notizia non sarà sfuggita, quanto al sindaco di Reggio di Calabria, che invece sembra non averne alcuna contezza, che, come ha denunciato “Report”, nota trasmissione televisiva, solo pochi giorni fa, l'Italia aveva un piano pandemico scaduto da ben 14 anni e che l'attuale ministro della salute Roberto Speranza  (collega di partito del sindaco reggino), ha preferito insabbiare la notizia, piuttosto che affrontare il problema. 

 

Come nella migliore tradizione delle botteghe “oscure”, si potrebbe affermare....

 

Oggi che c' è una pandemia da affrontare, risulta eufemisticamente offensivo per la nostra intelligenza, assistere allo scaricabarile, cui la miope politica nazionale ci vorrebbe assuefare, e la soluzione proposta dal Governo ai calabresi è, a dir poco, lesiva della dignità di cittadini.  Intimare ai calabresi di restare chiusi in casa, perché il sistema sanitario è deficitario, appare una soluzione altrettanto deficitaria.

 

Anzi, possiamo dire che più che una soluzione, ci appare come una ingiusta sanzione.

Eh si! Perché se c'è qualcuno che merita di essere “punito”, è il governo nazionale e non certamente i cittadini calabresi. Quel governo centrale, che, ad onor del vero, si è dimostrato impreparato, inadeguato, incapace ed intempestivo.

 

Di questa politica, ieri, non c'era nessuno nelle piazze di Reggio Calabria, neanche nelle loro rappresentanze locali. E nessuno ne ha sentito la mancanza. 

Non l'hanno sentita i ragazzi, orfani di un futuro in terra di Calabria.
Non l'hanno sentita i medici (tante donne medico presenti), stremati dalle condizioni di lavoro nelle corsie degli ospedali.


Non l'hanno sentita i commercianti, ogni giorno più poveri e più soli.
Non l'hanno sentita  i professionisti che, sebbene non destinatari delle misure restrittive, inevitabilmente restano colpiti da un tessuto sociale lacerato ed impoverito.

Però, se vogliamo davvero immaginare di fare una analisi compiuta, dobbiamo avere il coraggio di dirci  con estrema chiarezza che nessun calabrese è esente da colpe.

Infatti, la classe politica che, legislatura dopo legislatura, ci ha (molto male) governato, l'abbiamo scelta noi cittadini, con la corresponsabilità, anche in misura preponderante, se vogliamo, di una politica nazionale che, sempre più frequentemente, ha guardato con “sospetto” la Calabria, ritenuta, qualche volta non a torto, solo fonte di problemi giudiziari.
Questa è l' amara verità, che, ribadisco, dobbiamo avere il coraggio di raccontarci, se vogliamo ritrovare l'orgoglio di un Popolo ingegnoso e generoso.

E arriviamo con rammarico al problema di buona parte della politica italiana: aver rinunciato alla qualità ed alle competenze, condizioni propedeutiche di ogni buon governo.

Oggi la terribile pandemia da Covid 19, non ci lascia più alcun alibi e ci pone brutalmente di fronte a tutte le nostre responsabilità.

Ci resta solo da prendere dolorosa consapevolezza che di incapacità e di incompetenza si muore. Anche senza il Covid 19».