la lunga nota del politico calabrese a seguito della conferenza stampa del segretario regionale dem Nicola Irto: «Dimentica o omette di dire che quattro anni fa Leu ed i socialisti avevano proprie liste e non erano candidati»
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«Aspettando le convocazioni annunciate di direzioni e assemblee pubbliche degli iscritti al partito - si spera almeno questa volta non solo annunci- dove si possa fare un’analisi vera del risultato elettorale disastroso del Pd, alcune considerazioni sono già possibili alla luce anche di quanto sostenuto dal Segretario Regionale Irto nella conferenza stampa di ieri». È quanto si legge in una nota l'ex dirigente del Pd calabrese Sergio De Simone.
«Il Pd registra una pesante sconfitta frutto di errori marchiani e di una incapacità senza precedenti del gruppo dirigente nazionale. Basta solo ricordare la mancata riforma della legge elettorale al momento della costituzione del Governo Conte 2 posta come uno dei punti fondamentali del programma di governo e rimasta inattuata per la grave e amara verità che oggi si cerca di nascondere ovvero di autoconservazione e garanzia di rielezione di un ristretto gruppo di dirigenti. Prova ne sono le candidature fatte nel chiuso di vertici e con il bilancino dell'equilibrio correntizio».
«Altro che coinvolgimento degli iscritti ed elettori! Bastava leggere i nomi, sempre gli stessi e tutti nella lista proporzionale per non correre rischi - continua De Simone -. Salvo in qualche collegio considerato sicuro nelle regioni storicamente rosse, i "dirigenti" si sono guardati bene dal mettersi in gioco nei collegi uninominali, anzi. Siccome nessuno lo ha fatto finora, mi sento di dire grazie alle personalità che si sono candidate nei collegi uninominali sapendo in partenza che si trattava di una competizione impari, di una impresa quasi 'impossibile. Infatti l'attuale legge elettorale avrebbe richiesto alleanze e non rotture, scelte inclusive e non rancorose nell'interesse del Paese ma anche,diciamolo, per mero calcolo elettorale».
«Nostri limiti gravi e responsabilità enormi hanno spianato la strada alla vittoria della destra a guida Meloni. Anche grazie a questi errori abbiamo vissuto una campagna elettorale senza una vera competizione, nella quale la vittoria della destra e della Meloni si considerava cosa fatta».
«La necessità del congresso “fondativo” come sostenuto dal Segretario Regionale è ormai opinione diffusa rivendicarlo mi sembra ben poca cosa. Penso però che nessuno possa autoassolversi dalle proprie gravi responsabilità ad ogni livello limitandosi a chiedere un congresso anche se “fondativo” scaricando il fardello della sconfitta sulle spalle di un segretario nazionale ormai dimissionario - continua l'ex dirigente Pd -. Sarebbe troppo facile! Se si vuole veramente cambiare, la prima vera rivoluzione, ancor che politica, deve essere culturale. È ora di porre fine alla logica che soprattutto in Calabria si è affermata negli ultimi anni: silente vassallaggio ai desiderata romani nelle scelte politiche ed organigrammatiche di donne e uomini per poi immediatamente smarcarsi e criticare gli stessi al momento della sconfitta e della caduta in disgrazia. Non si può essere uomini di Letta al momento della “nomina” e poi scaricare su di lui tutte le responsabilità nel tentativo di salvarsi dalle proprie responsabilità».
«Anche sui risultati della Calabria consiglierei una maggiore prudenza ed una lettura più attenta. In Calabria il risultato del Pd è ancora più negativo e pesante. Nella conferenza stampa di ieri il seg regionale Irto ha detto che il risultato in Calabria è meno grave rispetto alle regioni del sud e che “Il Pd si ferma sostanzialmente alle cifre di quattro anni fa”. Irto in questo caso dimentica o omette di dire che quattro anni fa Leu (2,85%) ed i socialisti (0,5%) avevano proprie liste e non erano candidati in quelle del Pd. Così come dimentica o omette di dire che cinque anni fa gli eletti del Pd erano si tre due alla camera ed uno al senato, ma dimentica di aggiungere che Stumpo, cinque anni fa, era già parlamentare eletto alla camera in conto Leu», ha affermato De Simone.
«Infine anche la denuncia sull’utilizzo da parte delle donne e degli uomini della giunta Regionale delle leve di potere mi sarei aspettato che questa denuncia l’avessimo fatta durante questo anno di opposizione o, almeno,nella campagna elettorale per tentare di impedire un uso clientelare e distorto delle leve di potere regionali e non invece come costatazione impotente ad urne chiuse. A partire dalla sempre più grave condizione della sanità dove proprio in campagna elettorale sono stati riaperti i canali della clientela procedendo a nuove elargizioni ed accreditamenti alle strutture sanitarie private. Ciò mentre le strutture pubbliche languono ed i servizi sono in gravissima sofferenza».
«Di fronte a questa pesante sconfitta si impone una analisi attenta e libera da approcci strumentali e tattici. In gioco vi sono la prospettiva del nostro Paese e della nostra regione. In gioco sono la funzione ed il futuro della sinistra e di un campo di forze riformiste e di progresso che richiedono un impegno straordinario di ricostruzione e rifondazione su un progetto di cambiamento, di crescita equilibrata e di sviluppo sostenibile. Un impegno che richiede rottura delle gabbie nelle quali è stato imprigionato il Pd ed apertura e coinvolgimento di tutte le energie che possono e vogliono contribuire ad uscire da questo pantano e da questa situazione».