Strasburgo - “Le politiche di integrazione non le stabilisce l'Europa ma i singoli Stati membri ed i singoli territori in base alle necessità ed alle peculiarità degli stessi”. È quanto afferma l'eurodeputata Laura Ferrara all'indomani dell'appello lanciato dal Presidente della giunta regionale calabrese all'Europa per «una concreta politica di integrazione dei migranti, dei richiedenti asilo in arrivo da paesi martoriati da guerre e persecuzioni».

“L'Europa offre solo dei fondi da destinare all'integrazione – precisa la portavoce del Movimento 5 Stelle - e può indicare dei principi di massima e le linee guida su cui basare dei progetti di accoglienza ed integrazione. Gli esempi virtuosi di alcuni comuni calabresi, giustamente citati anche dal presidente Oliverio, dimostrano che una buona politica di integrazione non può essere calata dall'alto, bensì deve essere a misura della realtà in cui viene applicata. Solo in questo modo il richiedente asilo può sentirsi parte di una comunità e l'accoglienza può avvenire rispettando tanto la cultura di provenienza dei migranti quanto l'identità territoriale del paese di transito”.

 

Proprio nella giornata di oggi (dalle 17.30 in diretta streaming) in Plenaria verrà discusso e votato il Report sui diritti fondamentali 2013-2014, la cui relatrice è proprio l'unica calabrese eletta al Parlamento europeo, Laura Ferrara. Il Report, già votato con ampia maggioranza in Commissione Libe lo scorso luglio, viene promosso ogni anno dal Parlamento europeo per verificare se nei singoli Stati membri c'è un buon grado di tutela dei diritti fondamentali o si verificano violazioni. “Facendo riferimento all'accoglienza non si può fare a meno di ricordare casi in cui i diritti fondamentali dei migranti vengono lesi in tutto e per tutto. In alcuni casi le violazioni avvengono proprio nei centri di accoglienza che tali non risultano essere, come le ultime indagini hanno appurato.

 

Nel Report si propone di istituire una vera e propria strategia interna basata sull’applicazione dell’articolo 2 del trattato UE, che coinvolga tutti gli organi dell’Unione nonché le ong attive nel campo del rispetto dei diritti fondamentali e la società civile, mettendo in atto un sistema di monitoraggio costante e di prevenzione delle violazioni. Questo sistema di monitoraggio a 360 gradi – continua la Ferrara - potrebbe garantire il giusto bilanciamento tra rispetto dei diritti umani e garanzia della sicurezza collettiva, tutela delle minoranze, lotta alle discriminazioni e tutela dei diritti dei migranti e dei rifugiati”.