Gli imprenditori non riescono più a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende
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Contro la guerra che affossa anche l'economia, scendono in piazza migliaia di agricoltori e pescatori che non riescono più a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende. Se il caro petrolio spinto dall'invasione dell'Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e ferma i trattori, le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti, mentre sanzioni e embarghi bloccano i commerci.
Per questo allevatori, agricoltori e pescatori della Coldiretti con barche, trattori e animali al seguito domani venerdì 25 febbraio dalle ore 9,30 manifestano nelle città, da nord a sud del Paese, contro la guerra e per salvare l'agroalimentare Made in Italy e difendere l'economia, il lavoro ed il territorio.
Tante le iniziative in programma, dal Porto Antico di Genova in darsena a Calata Vignoso a Bari in piazza Libertà dove sarà allestita una stalla con mucche e vitelli, fino a Mestre a Forte Marghera dove sfilano i trattori e apre l'arca di Noè con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell'impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l'Ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais.