«In queste ore sta andando in scena una versione assai singolare dell'autonomia differenziata alla calabrese dove ognuno dice la sua in modalità "portatile", a seconda delle utilità di cortile. Noi, da democratici autentici anche con buona dose di civiltà e sopportazione, siamo disposti ad ascoltare di tutto, fino ad un certo punto però. Perché non è possibile mettere in discussione l'egoismo e il "Dio Po" che ha ispirato da sempre il ministro Calderoli, che tutto può avere a cuore tranne le sorti del Mezzogiorno del Paese. A Calderoli bisogna riconoscere che da più di 30 anni è stato sempre coerente nella sua strategia. Ha cambiato solo metodo. Salvini in un video di tanti anni fa invitava la Lega ad essere più furba nei modi e a “romanizzarsi”. Sembra ci siano riusciti ma l’obiettivo è sempre lo stesso. Non più riforma costituzionale ma legge ordinaria. Il programma è quello del professor Miglio: revisione in chiave economica delle macroregioni, vera secessione! Calderoli ha cambiato mille spartiti per suonare sempre la stessa musica: quella dell’autonomia del Nord e della marginalizzazione del Sud». Così, in una nota, il consigliere regionale del Pd e vicepresidente dell'assise Franco Iacucci.

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«Certo è fine e sottile, Calderoli - continua Iacucci - Ci ha saputo fare anche puntando sulla confusione organizzata del testo dell'autonomia differenziata. Ma la sostanza non cambia, nasce e si proietta contro le Regioni meno forti economicamente. Attenzione all'esegesi anche sofisticata del legislatore. Nell'articolo 4 si parla di definizione dei Lep prima di consegnarsi alla legge acquisendo autonomia differenziata in base al gettito fiscale. In altri termini che prima della firma si stabilirà soltanto la cifra che in ogni caso deve avere ogni singola Regione per far fronte, sotto forma di Lep, alle prestazioni minime di civiltà. Attenzione, definizione delle somme, non finanziamento ed erogazione delle somme che, ovviamente, non sono nelle disponibilità attuali del governo per cui ogni governatore altro non si porta a casa che un assegno post datato. Sì, un pagherò in cambio della firma del suicidio economico e sociale della propria regione. Le realtà più forti del Paese accetteranno di buon grado, anche con zero Lep. A loro basterà il loro stesso gettito fiscale. Le Regioni più povere invece, a cui naturalmente non potrà bastare il gettito fiscale autoprodotto, si dovranno accontentare di un assegno post datato a futura memoria. Questo è quello che dice la proposta Calderoli. Così è se vi piace. E a poco serve gettare la palla in calcio d'angolo tirando fuori la storia del centrosinistra iniziatore col Titolo V del federalismo fiscale. È vero il titolo V poteva sicuramente essere scritto meglio e non si doveva aspettare più di vent’anni per attuarlo ma la Legge Calderoli non è assolutamente l’attuazione degli articoli 116 e 117 della Costituzione. L’articolo 116 del titolo V deve leggersi in correlazione con altri fondamentali articoli della Costituzione: l’articolo 3 comma 2 che parla di eguaglianza, l’articolo 5 sull’autonomia e il decentramento, l’articolo 119 comma 3 che parla di fondo perequativo, l’articolo 119 comma 5 fondi aggiuntivi e poi l’articolo 120 comma 2».

«Anche noi - prosegue l'esponente dem - siamo per il decentramento dei poteri e delle funzioni dello Stato centrale. Anche noi miriamo ad una rivisitazione delle Regioni vecchie ormai di 50 anni di anchilosata burocrazia. Lo schema va rivisto, reso più snello e decentralizzato ma mai mettendo in discussione la solidarietà e il diritto di tutti i cittadini italiani ad avere eguali servizi minimi di civiltà. La nostra Costituzione, del resto, su questo principio cardine si basa. Gli articoli 3 e 5 vanno proprio in questa direzione anche con visione futuristica dei padri costituenti. Solidarietà e progressivo decentramento dei poteri con assunzione di responsabilità dei governi locali ma uguaglianza di diritti per tutti, diritti che la sofisticata riforma Calderoli mina prepotentemente. Noi dobbiamo essere per il decentramento che indica la costituzione garantendo il principio della sussidiarietà».

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«A poco serve girarci attorno - conclude Iacucci -. Le versioni conterranee a convenienza non ci convincono. Ci fa piacere che della gravità della riforma si sia accorta la presidente Anci Rosaria Succurro, probabilmente sollecitata dall’Anci nazionale e dai tantissimi sindaci preoccupati delle conseguenze della proposta di legge Calderoli. Prendiamo atto della sua posizione con l’augurio che sia sincera e, speriamo, non opportunistica. Sicuramente emerge una contraddizione in riferimento al suo partito, Forza Italia, che ha approvato la proposta di legge in Senato. La giudicheremo dai fatti. Ha parlato da sindaco o da esponente di Forza Italia con canale diretto e stratificato con il presidente Occhiuto? A Succurro risponde il mio amico senatore Occhiuto, fratello del presidente. Che probabilmente fa finta, da navigato cultore di letture, di non comprendere il gioco di parole di Calderoli. Il senatore Occhiuto invia la legge alla presidente Succurro e ci invita tutti a rileggerla. Caro Mario, noi abbiamo studiato e letto benissimo gli emendamenti e l’articolo 4 della proposta di legge che, come dicevo, definisce i Lep ma non li finanzia. Questa è la cruda realtà. E allora quale è la versione ufficiale di Forza Italia in materia? Ognuno gioca la sua piccola partita elettorale e di rendita? E ai calabresi chi ci pensa? Noi ribadiamo, già da tempo, e con forza il nostro impegno di opposizione alla proposta di legge Calderoli che disgrega il Paese, aumenta il gap Nord Sud, non rispetta la Costituzione e distrugge la coesione e l’unità nazionale, alimenta l’emigrazione dal Sud al Nord e nel resto d’Europa. Ci si accanisce a non voler capire, come dice chiaramente anche lo Svimez, che una marginalizzazione del Sud penalizzerà l’intera Italia, farà male al Sud senza creare benefici all’economia del Nord che sarà più debole rispetto alla competizione internazionale. Saremo al fianco dei sindaci in questa battaglia e martedì saremo insieme a loro davanti alle Prefetture di tutta Italia per dire no all’autonomia differenziata».