Non si placano le polemiche e le tensioni sul tesseramento in vista del Congresso del Pd. Orami non si contano più i botta e risposta tra i sostenitori di Cuperlo (che in Calabria annoverano anche l’ex governatore Mario Oliverio) e la dirigenza dem sia a livello provinciale che regionale.
Ad intervenire ora è anche Marco Palopoli, «tesserato Pd fino al 30.01.2023 - specifica - come da elenco al n°54 del circolo di Corigliano Rossano, poi cancellato dal successivo elenco ed ancora in attesa di ricevere formale comunicazione delle relative motivazioni».

Ecco la sua nota integrale:
«Qualche giorno fa ho appreso dalla stampa che il mio nome compariva accanto ad altri in una vicenda dai contorni grotteschi, quanto paradossali. Mi riferisco alla vicenda del tesseramento del Pd in Calabria ed un particolare nella federazione provinciale di Cosenza.

Non si sa ancora chi abbia materialmente modificato gli elenchi che fino al giorno 30.01.2023 contenevano il mio nome e quello di altri che avevano proceduto ad iscriversi mediante procedura online, né si sa se la cancellazione dei nominativi sia avvenuta dietro un provvedimento espresso o quale ne sia la motivazione.

Solo una cosa è certa, qualcuno ha agito, resta da vedere se l'abbia fatto a titolo o per interesse personale o su mandato ed interesse di altri. Ci sarebbe da sorridere se la cosa non fosse vera e non avesse finanche implicazioni giuridiche.

Già, perché alla decisione di cancellare me ed altri, oppure di non confermare l'avvenuta iscrizione al partito, avrebbe dovuto seguire o accompagnarsi da parte della federazione regionale o provinciale la solerte comunicazione alla tesoreria nazionale e agli interessati di restituzione delle somme pagate, la cui trattenuta, non essendo più giustificata, costituirebbe appropriazione indebita finendo per esporre il partito a conseguenze pregiudizievoli. 

La questione che pongo con questa mia riflessione non è certo di natura personale. A tale riguardo, quindi, voglio sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Essere iscritto al Partito democratico non è l'aspirazione della mia vita, né penso quella degli altri inseriti in liste di proscrizione.

In tempi non sospetti e cioè prima ancora che si presentassero le candidature alla segreteria del partito, come associazione 25 aprile Marco De Simone, di cui sono presidente, abbiamo organizzato a Corigliano-Rossano una partecipata iniziativa pubblica dal titolo "Crisi della Sinistra e Congresso Costituente del nuovo PD". Un momento di riflessione e confronto in cui ci interrogammo se cogliere l'invito e la sfida lanciata dal partito democratico a cittadini, associazioni, appartenenti ad altri partiti di centrosinistra di partecipare a tale processo costituente dando un contributo di idee in una prospettiva di rilancio politico della sinistra.

Era e doveva essere questo lo spirito del Congresso; un congresso necessariamente aperto ed inclusivo anche verso chi in questi ultimi anni si era allontanato o aveva scelto altre strade, seppure a sinistra. In questo senso sono stati pure gli inviti a Bersani, D'Alema e ad Oliverio a rientrare nel partito.

È stata questa la ragione per cui ho deciso di partecipare al congresso e riscrivermi ad un partito che ha visto perdere progressivamente consensi e disperdere un patrimonio storico di idee e contenuti di sinistra, determinando un profondo allontanamento dal suo elettorato tradizionale, spesso alimentato da scelte sbagliate imposte dall'alto e mai sottoposte al gradimento di militanti, iscritti ed elettori.

Per questo ritengo grave ed offensivo, per il partito stesso non certo per la mia persona, che possa passare indisturbata l'idea che qualcuno consideri e gestisca come "cosa propria" ciò che invece è per definizione una comunità di donne e di uomini, di esperienze, di storie, di idee.

Non si tratta nemmeno di rispetto delle regole statutarie del partito, dietro le quali qualcuno pensa forse pavidamente di nascondersi, trincerandosi dietro sibilline affermazioni declinatorie della competenza a decidere sui ricorsi avverso la cancellazione dagli elenchi.

E mi riferisco alle dichiarazioni rilasciate dai presidenti delle commissioni di garanzia provinciale e regionale e dal segretario regionale Nicola Irto che si rimpallano la competenza a decidere.

Mi sarei aspettato quanto meno una presa di posizione espressa, il coraggio di un'assunzione di responsabilità delle decisioni adottate, come quella emblematica addirittura di ritirare all'ex Sindaco di San Giovanni in Fiore Pino Belcastro, una tessera già precedentemente rilasciata. Credo un unicum nella storia di questo partito, un primato che possiamo attribuire alla federazione provinciale di Cosenza.

E sorprende il silenzio assordante del segretario della federazione provinciale di Cosenza e di tutti i componenti del direttivo e della segreteria che evidentemente sono ormai pervasi da un unanimismo di pensiero in linea con la dichiarata e perseguita unanimità rispetto alla mozione del candidato favorito alla Segreteria nazionale Stefano Bonaccini.

È una questione quindi che riguarda il rispetto della dignità delle persone, la coerenza e la credibilità di un partito e dei suoi dirigenti, il rifiuto di ogni logica padronale di una comunità.

Se il messaggio che vuole dare il partito democratico calabrese è quello di applicare due pesi e due misure, a  seconda che l'aspirante iscritto sia o meno simpatico o fedele al gruppo dirigente, addirittura tesserando chi ha militato in partiti di centrodestra e ignorando completamente i temi politici di un dibattito congressuale costituente e rifondativo, allora preferisco rimanere senza tessera ma autonomo e coerente, tanto poi il paradosso è che potrei comunque partecipare da non iscritto alle primarie tra i due candidati più votati».