Ogni prima domenica di maggio, i fedeli cingono il proprio capo con una corona di spine e in processione accompagnano la statua del Patrono del paese
Tutti gli articoli di Storie
PHOTO
A San Floro, ogni prima domenica di maggio, i fedeli cingono il proprio capo con una corona di spine e, in processione, accompagnano la statua del Patrono del paese. Un'intera comunità si mette in cammino, sorretta da un sentimento di gratitudine e di devozione nei riguardi del Protettore del borgo. Quello che accade ogni anno, nel piccolo comune della provincia di Catanzaro, è una delle testimonianze più autentiche e forti di quanto possa essere resistente la forza della fede nell'incessante moto del tempo che mette a dura prova la tenuta di ogni legame e che disfa le relazioni più fragili.
Il centro storico di San Floro, adagiato sulle colline dell'entroterra calabrese, domina la valle del Corace ed è attraversato da una strada provinciale che, con il suo nastro d'asfalto, unisce la città di Catanzaro con il comune di Borgia. A metà tragitto l'arteria si destreggia proprio tra le abitazioni della cittadina sanflorese nel cui nome si specchia quello del santo protettore. È un paese con una popolazione che si aggira intorno ai 700 abitanti, conosciuto anche per la tradizionale e rinomata produzione della seta.
Come accade nella vita di ogni comunità, non sempre tutto scorre facilmente. Capita infatti che calamità, imprevisti e problemi si intromettano e disperdano la serenità di un paese e dei suoi abitanti. A San Floro, nel 1765, un'epidemia di peste causò numerosi morti, alimentando di giorno in giorno preoccupazione e disperazione tra i residenti. La medicina di allora non riuscì a contenere il contagio. Fu così che l'Università, ossia l'attuale comune, tenuto conto dell'urgenza e della necessità di proteggere la collettività dalla morte per malattia, dal dolore imperante e dall'esclusione sociale, si riunì per mezzo dei suoi rappresentanti ed insieme ad alcuni esponenti del clero nell'intento di trovare una soluzione al problema. Si decise di redigere un rogito notarile. Il "testamento" venne stilato dal segretario comunale Angelo Vincenzo Caccavari e impegnò la popolazione sanflorese, in cambio di una salute collettiva ritrovata, allo svolgimento di una processione penitenziale da svolgere ogni anno. Il sindaco, in segno di devozione, venne invece impegnato ad offrire venticinque candele bianche al santo ed il segretario a leggere il testamento ogni prima domenica di maggio (foto in basso Feliciano Paravati).
I sanfloresi si appellarono dunque al Patrono del paese per essere liberati dalla peste. La loro richiesta non rimase circoscritta ad una preghiera sussurrata a voce o tenuta in fondo al cuore. Attraverso il rogito notarile redatto nel 1765 gli abitanti assunsero l'impegno di rispettare il voto di penitenza "in futurum et in perpetum". Nei mesi successivi, l'epidemia cessò di mietere vittime e per rispettare quanto promesso nell'atto in latino, tuttora letto pubblicamente ogni prima domenica di maggio, i fedeli portano la statua di San Floro in processione indossando una corona di spine sul capo. Un corteo penitenziale che tiene assieme giovani e anziani, donne e uomini, uniti nella consapevolezza che una comunità prende forma anche attraverso la condivisione delle tradizioni.
Un altro aspetto che caratterizza la giornata è la presentazione dei "Vutureddha", ossia dei dolci preparati con la forma di un corpo umano o di una sua parte nella speranza che, per intercessione del santo, la persona o l'arto raffigurato possa guarire e trovare sollievo. I "vutureddhi" vengono poi portati in chiesa, benedetti e, in cambio di un'offerta, possono essere riscattati (foto in basso Feliciano Paravati).
Anche quest'anno la comunità di San Floro, sotto la guida spirituale del vicario parrocchiale Don Gianluca Russo, ha rinnovato il suo voto di penitenza, il 258esimo per la precisione, inserito in un calendario di celebrazioni religiose. È toccato all'attuale segretario comunale Francesco Mazzitelli dare lettura del testamento in latino, suscitando ancora una volta un forte coinvolgimento emotivo tra i sanfloresi riuniti nella piazza principale del paese. Mentre, come da tradizione, il sindaco Bruno Meta ha offerto le venticinque candele bianche al santo. Ad accompagnare il primo cittadino in piazza è stato l'intero consiglio comunale. La processione penitenziale, definita nell'atto notarile "processione di mortificazione", ha quindi attraversato le vie di San Floro. Tra i presenti non sono mancati devoti a piedi scalzi o anziani con una corda legata attorno al busto in segno di penitenza. I fedeli si sono messi così in cammino, sotto il peso di una corona di spine, non più gravati però dal fardello dalla peste.