Situata a 1200 metri d’altezza tra Cerchiara e San Lorenzo Bellizzi, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, l’azienda della giovane Rosita Mastrota, a conduzione familiare, conta oggi 1500 piante e 10 varietà diverse, ed è stata la prima a credere nel progetto di coltivare mele in Calabria che provenissero da quell’area.«Ohi cchi ràdica che hai!» è una delle frasi che il padre le rivolgeva fin da piccola, che in dialetto è un modo per dare del cocciuto a qualcuno. Ma vuol dire anche radice. Sono questi i due significati per Ràdica, nome dell’azienda di Rosita Mastrota, giovane imprenditrice che da oltre dieci anni ha avviato per la prima volta in Calabria una produzione di mele autoctone del Pollino. 

Due significati, provenienti rispettivamente dal dialetto del paese natio di suo padre e di sua madre, che da sempre hanno fatto parte della sua vita e che l’hanno spinta a creare la realtà qui in Calabria. «Se non avessi avuto questo legame, a volte forse morboso, alle mie origini, al mio paese, alla mia famiglia e soprattutto se non avessi avuto la testardaggine che ho, sarei partita e avrei cercato lavoro altrove – dice la giovane – e invece ho sfidato me stessa e i pregiudizi che in tanti avevano e ho creato il mio piccolo grande mondo, fatto di tradizione e innovazione».

L’idea nata da un progetto sperimentale 

Tutto nasce nel 2007 da un progetto sperimentale del Consorzio del Pollino, che dà a Rosita la possibilità di impiantare nei terreni, situati a 1200 metri d’altezza, tra Cerchiara e San Lorenzo Bellizzi, ereditati dai nonni paterni e materni, che avevano aziende zootecniche. «Abbiamo iniziato con 100 piante di tipo commerciali, e successivamente abbiamo impiantato anche quelle autoctone del Pollino, provenienti quindi sia dalla Calabria che dalla Basilicata. Quando abbiamo iniziato, tutti ci dicevano che Cerchiara e San Lorenzo non erano paesi votati alla coltivazione delle mele, ma andando avanti con il nostro progetto abbiamo scoperto che invece il territorio si presta benissimo».

Gli impianti presenti sono tre, che contano oggi 1500 piante e 10 diverse varietà. La particolarità dei frutti presenti sul terreno è che anche le stesse tipologie, hanno sapori e colori diversi, in quanto si adattano al clima e all’esposizione al sole, e alcuni dei nomi sono proprio Rosita e suo padre ad averli inventati, prendendo spunto dai colori e dalle forme, poiché di molte varietà si sono perse le tracce. Dalla Mela all’olio, cerosa e lucida, alla Pumalappia, per fare degli esempi, che in alcuni casi sono soprannomi dati da persone anziane dei paesi circostanti.

La scelta di rimanere in Calabria per creare l’azienda a conduzione familiare

La voglia di rimanere in Calabria e di non abbandonare i terreni dei nonni, hanno spinto Rosita a dedicarsi all’agricoltura, campo nel quale la ragazza coinvolge principalmente suo padre, e tutta la famiglia, soprattutto nei periodi di raccolta, in cui tutti collaborano per facilitare il lavoro: genitori, fratello e sorella, cugini, e tutto finisce poi con un pic nic tutti insieme in mezzo ai campi. Anche le sue due figlie fanno la loro parte, le più piccole di casa, che sono già abituate a stare nella natura e mangiare i frutti raccogliendoli direttamente dall’albero, nonostante abbiano solo pochi anni.

«Quando curo le mie mele penso principalmente alle bambine, alla mia famiglia e poi ai miei clienti» dice Rosita, a voler rimarcare quel concetto di genuinità e natura che ci sono dietro la coltivazione dei terreni. Da qualche anno è stata avviata anche quella dei frutti di bosco, e da entrambi si ricavano succhi e confetture, sempre bio, come l’intera azienda. Da sempre amante del mondo agricolo, Rosita per approfondire le sue conoscenze ha iniziato i primi passi avvicinandosi alla Confederazione Italiana Agricoltori, ricoprendo anche il ruolo di Presidente Regionale dei Giovani Agricoltori, esperienza che le ha permesso di confrontarsi con realtà diverse e di apprendere moltissimo. Questo anche grazie alle numerose fiere alle quali ha preso parte portando i suoi prodotti in giro, che avevano così la possibilità di uscire alla luce del sole e farsi conoscere per bontà e genuinità.

Dalla fatica dei primi tempi alla credibilità del prodotto

Era strano, all’inizio, per le persone che si avvicinavano al suo banco, scoprire che la produzione avvenisse in Calabria. Soprattutto Rosita era giovane, aveva 20 anni, e a volte non veniva presa in considerazione, quindi è stato più faticoso riuscire a convincere potenziali clienti che le sue mele fossero buone prima che le assaggiassero.

«Solo allora si ricredevano, per questo andavo in giro per sagre e mercati, facendo di tutto per farmi conoscere. Infatti la cosa che più mi piace è l’approcciarmi al cliente in modo diretto, parlando noi delle peculiarità di ciò che coltiviamo piuttosto che mandare le nostre produzioni ai punti vendita. Molto hanno fatto i social, grazie ai quali riuscivo anche a far vedere quello che producevo, a distanza». Durante la raccolta, inoltre, Ràdica organizza ogni anno un open day, durante il quale tutti possono raccogliere da soli i frutti e acquistare in azienda. Un modo per avvicinare responsabilmente anche potenziali clienti alla natura, facendogli apprezzare ancora di più il risultato finale, che arriva sulle tavole dopo lavoro, impegno e fatica. «Ora qui sul Pollino stanno nascendo nuove aziende basate sulla stessa coltivazione, e questo ci fa capire che siamo stati lungimiranti a credere nel progetto, portandolo avanti senza farci scoraggiare da chi ci diceva di lasciar stare.». Adesso, oltre ad essere paesi conosciuti per il pane, il grano e l’olio, Cerchiara e San Lorenzo sono conosciute, grazie a Rosita e alla sua Ràdica, anche come paesi delle mele.