Video di Vincenzo Caricari

Alle pendici dell'Aspromonte, nell'estremo fazzoletto di terra calabrese in cui l'Italia peninsulare si prepara a cedere il passo allo Stretto di Messina, il piccolo borgo di Palizzi si presenta, forte della sua bellezza e della sua storia, tra i monti Grappina e Caruso. A sormontare il centro abitato di Palizzi superiore sono i ruderi di un antico castello medievale edificato sulla roccia dominante la comunità. Uno spuntone roccioso che rende ancor più suggestivo il paesaggio riservando agli abitanti e ai visitatori la possibilità di osservare e ammirare un contesto panoramico all'interno del quale il tempo sembra essersi fermato, appare sospeso. Il territorio comunale risulta costituito, oltre che da Palizzi superiore, anche dalle frazioni di Palizzi Marina, Pietrapennata, Spropoli e da contrada Gruda.

C'era una volta l'Esperia


La posizione geografica colloca la cittadina nella punta meridionale della penisola italiana, in un'area un tempo conosciuta come Esperia, ovvero terra di occidente, o Enotria, terra del vino. Sono molti i Catoja (dal greco: sotterraneo), ossia gli ambienti dove venivano anticamente conservate le vivande, e i palmenti, vasche utilizzate per la fermentazione del mosto, che testimoniano l'importante tradizione vinicola di Palizzi tramandata di generazione in generazione e che ancora oggi identifica il paese. 

Tra il castello e il borgo

Dichiarato Monumento nazionale per il ministero dei beni culturali, il castello rappresenta un vero e proprio simbolo per la comunità. Posto sulla roccia alle cui pendici sono adagiate le case del borgo, l'imponente struttura grazie alla sua posizione consentiva una più sicura protezione del paese dall'attacco dei popoli stranieri. Di origine medievale, la fortezza ha subito nel corso dei secoli diverse trasformazioni ad opera delle nobili famiglie che, di volta in volta, lo hanno abitato. La struttura originaria risulta pertanto modificata. Particolarmente interessanti sono le carceri scavate nella roccia, dove i prigionieri venivano condotti e fatti morire di stenti.

Un ponte tra due sponde

Altro elemento caratteristico della cittadina è il Ponte dello Schiccio. La sua presenza è stata documentata per la prima volta nell'XI secolo, inserito tra i beni del monastero di Sant'Angelo di Valle Tuccio. Nei secoli ha svolto un'importante funzione di congiunzione tra le due sponde consentendo agli abitanti di raggiungere le campagne. La sua forma ad arco e la struttura in pietra e laterizi rendono affascinante quella che per tanto tempo è stata per Palizzi l'unica via di comunicazione. 

Il borgo sulla roccia si contraddistingue per una fitta trama di vicoli su cui si affacciano edifici storici, luoghi di culto e vecchie abitazioni. La Chiesa di Sant'Anna, risalente al Seicento, è una costruzione a pianta latina e, nonostante sia stata interessata anche recentemente da lavori di ristrutturazione, conserva ancora alcuni elementi della struttura originaria. Ad arricchire architettonicamente l'edificio sono un campanile normanno e una cupola bizantina. All'interno del luogo di culto è invece possibile ammirare una statua in marmo raffigurante Sant'Anna con la Madonna in braccio. 

I festeggiamenti per Sant'Anna

I sentimenti di fede e di devozione popolare animano gli abitanti di Palazzi e si manifestano soprattutto nel mese di luglio durante i festeggiamenti in onore della patrona Sant'Anna (26 luglio) e della Madonna del Carmelo (16 luglio). Il 25 luglio invece un consistente gruppo di fedeli accompagna in processione la statua della Beata Vergine a cui giunge incontro l'effigie di Sant'Anna, madre della Madonna. Si assiste così ad un momento di forte commozione, di grande coinvolgimento emotivo. Speranzose preghiere, l'omelia del parroco, fiaccole accese e fuochi d'artificio raccolgono i fedeli in un unico abbraccio comunitario.

La polis "ombrosa"

Sin dai tempi remoti, il piccolo centro di Palizzi ha rivestito un prezioso ruolo nell'area grecanica in virtù della sua posizione strategica che consentiva di mettere in relazione Reggio con Locri e nel frattempo segnare un confine tra le due realtà. Il nome di Palizzi deriverebbe dal greco polìscin, ovvero luogo ombroso. Altri ritengono che la denominazione potrebbe invece derivare dal greco politsion e quindi, con senso diminutivo, da polis, città. Ancora oggi a Palizzi si parla il greco di Calabria, antica lingua minoritaria ereditata dai primi coloni greci giunti in regione. Un'ulteriore peculiarità culturale che contribuisce a fare del borgo nel reggino uno scrigno di tradizioni difficilmente rintracciabili altrove.