Costruttore di lira calabrese, strumento che rappresenta un tassello importante nel campo della musica tradizionale
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Tra l’altopiano di Potame e il mare di Amantea, a circa 15 chilometri dalla costa si trova Lago, piccolo paesino a 480 metri d’altezza sul livello del mare che ospita vari tesori tra bellezze storico culturali e tradizioni antiche. Tra questi troviamo il laboratorio di Raffaele De Luca, costruttore di lira calabrese, strumento che rappresenta un tassello importante nel campo della musica tradizionale.
Il primo approccio con la lira calabrese
Il primo approccio di Raffaele con questo strumento non avviene subito. Questo poiché la lira non è uno strumento usato nel circondario, e che quindi non veniva suonato né costruito nelle vicinanze. Durante gli anni dell’università, a 19 anni, conosce altri giovani studenti che provengono da Vibo Valentia, dal Monte Poro, e della Locride, dove invece la lira era, ed è ancora, uno strumento molto usato e suonato anche dai più giovani. «Appena ascoltata mi sono subito innamorato del suono di questo strumento, del modo di suonarlo, della melodia, e così incuriosito e affascinato allo stesso tempo ho iniziato a studiarne la struttura e a costruire la prima lira da autodidatta».
Il laboratorio per dare vita agli strumenti
Così con pochi attrezzi De Luca inizia a costruire questo strumento di cui si era infatuato, utilizzando per lo più legno di ciliegio, ma anche di altri alberi da frutto come noce, acero, mogano, ma anche pero, melo e wengè, mentre per l'archetto usa crini di cavallo. Da allora sono passati 15 anni, durante i quali ha approfondito la sua ricerca sulla lira calabrese, sulle sue diverse forme e tonalità, apprendendo anche da Giuseppe Fragomeni, uno degli ultimi costruttori di lira degli anni ‘90, per Raffaele uno dei più bravi poiché le sue lire avevano un bellissimo suono ed erano anche belle esteticamente.
«Negli stessi anni ho iniziato a suonare, anche per facilitare la costruzione partendo dal suono che ne poteva uscire, e ho fondato, insieme a Gregorio Fera, il gruppo di musica tradizionale Radici Calabre, nato dall’incontro di giovani suonatori provenienti da vari luoghi della Calabria. Nonostante fossimo nati da poco, siamo riusciti a portare il nostro repertorio di musica popolare tradizionale in tutte le province». Dice ancora il liutaio laghitano che «ha appreso l’arte di suonare anche dagli anziani per trasmissione orale ad orecchio», cercando di riprodurre quello che ascoltava sullo strumento costruito da lui stesso.
Gli studi e i seminari per portare in giro la tradizione
Con il passare del tempo Raffaele non solo ha approfondito gli studi sulla lira tramite trasmissione orale, ma ha deciso di iscriversi anche al conservatorio. Lo fa al Tchaikovsky di Nocera Terinese, conseguendo il diploma in fisarmonica nello scorso luglio, e volendo proseguire il suo percorso musicale, ha deciso di iscriversi anche alla magistrale, sempre nell’ambito della musica tradizionale, da qualche anno inserita tra gli indirizzi di studio del conservatorio.
Vari sono i seminari che svolge in giro per la Calabria, ultimi in ordine di tempo quello della scorsa estate durante il festival Sustaria, a Lago, dove ha tenuto il laboratorio “Il violino mediterraneo”, durante il quale ha mostrato le tecniche base per saper suonare lo strumento tradizionale; e quello svolto proprio qualche giorno fa in occasione di AgriCleto, la fiera dell’agricoltura e dei prodotti di eccellenza, a Cleto. Inoltre ha avviato una collaborazione con l’Accademia Astor Piazzolla di Paola, dove impartisce lezioni di lira calabrese.
I progetti futuri
«Prossimamente allestirò il mio laboratorio per poter iniziare a costruire anche chitarre battenti, un altro degli strumenti della tradizione che amo. Per il momento sto procurandomi altri tipi di attrezzi, diversi da quelli che uso per la lira, che a differenza della chitarra battente si presenta con un unico blocco in legno. Ho già qualche progetto che aspetta solo di essere messo in pratica - aggiunge De Luca - sostenitore dell’evoluzione che gli strumenti musicali tradizionali inevitabilmente subiscono col passare del tempo. Come il suono, che, dice «ovviamente può essere diverso da quello generato da un contadino di un tempo, che non aveva conoscenze e strumenti che possiede invece oggi un liutaio, che sa che legname utilizzare o che tipo di corde mettere sullo strumento. Quella che suoniamo ora io amo definirla lira 2.0, poiché ha subito nel tempo delle modifiche. Così come anche una “passata”, una suonata, è eseguita in modo differente rispetto a 100 anni fa, anche se si tratta della stessa, proprio perché quel mondo pastorale e agricolo oggi sono diversi, e anche le comodità che abbiamo a disposizione, hanno cambiato il nostro punto di vista, che ha influito anche sulla musica tradizionale».
«Da tempo, tramite seminari e la costruzione delle mie lire, mi occupo di portare in giro la tradizione, nonostante le difficoltà. Ma oggi, riuscire a fare piccole cose è già un grande passo per contribuire a far conoscere la tradizione. Farlo in una comunità come Lago, dove la cultura tradizionale non è la priorità, è un piccolo sasso nell’oceano che spero possa generare cerchi nell’acqua sempre più grandi».