Credenze popolari e fede religiosa, sacro e profano. Superstizioni che possono sembrare senza senso, a volte ridicole se si sentono per la prima volta, ma non certamente al sud, dove da secoli si tramandano rituali particolari dalle radici profonde, che si perdono tra le conoscenze e i saperi trasmessi da generazione in generazione. Contrapposizioni che molto spesso caratterizzano tradizioni calabresi, apprese per la maggior parte da figure femminili: nonne, mamme e zie di famiglia, vicine o anziane del paese, fonti di conoscenza ereditati a loro volta, che facevano un tempo parte della quotidianità. Piccole “magarìe”, conoscenze dei cicli lunari, e procedimenti di magia bianca, come quello utile a scacciare il male, meglio conosciuto con il nome di “affàscinu”.

Cos’è l’affascinu?

L’affascinu è il termine con il quale in Calabria si definisce il malocchio, un sortilegio inviato da chi “affascina”, ovvero chi ti ha guardato con invidia, insistenza o ammirazione, e può avvenire in modo volontario o inconsapevolmente. Può capitare infatti che vedendo una persona che ci sembra particolarmente bella o che ci stupisce positivamente, anche se non vogliamo augurarle del male, la affascineremo in modo benevolo. Al contrario succede invece quando si prova invidia nei riguardi di qualcuno, che quindi subirà il nostro affascino negativo. In entrambi i casi l’affascinato si sentirà spossato, stanco, sbadiglierà di continuo, in alcuni casi potrebbe avere un forte mal di testa, e si sentirà “strano”, fuori forma. Ed è qui che interviene il rito dello sfàscino. 

Il procedimento 

Per controllare se davvero si è stati oggetto di invidia, si mette dell’acqua in un piatto, e ci si fa cadere dentro una goccia di olio.  Se l’olio rimane integro, come dovrebbe succedere, visto che solitamente non si separa in acqua, nessun malocchio è stato lanciato. Se invece si estende nell’acqua dividendosi o formando piccole palline, significa che realmente la persona è stata oggetto di affascino ed è il momento di farlo passare. Si tratta di una procedura abbastanza lunga, un misto di preghiere e di richiesta di cacciare la iettatura da quella persona. Io stessa ne conosco la formula, ma è assolutamente vietato scriverne o ripeterla ad alta voce facendosi sentire, succederebbero cose brutte, porterebbe male. E soprattutto la formula perderebbe di efficacia, sia per chi ne svelasse le parole, sia per chi le ascolta. Sarà vero? Alla fine fingiamo di non crederci, ma in fondo un pizzico di superstizione noi calabresi ce l’abbiamo nel sangue. Tramandato a nostra insaputa, appreso inconsapevolmente in quel contesto che ci circonda, che ci forma e deforma, per lo meno fino a un certo punto della nostra vita.

Preghiere e bisbigli che richiamano il mondo della fede

Il tutto avviene in un sommesso bisbiglio: la persona sfascinatrice si farà prima il segno della croce, e poi con il pollice destro farà per tre volte una croce sulla fronte di chi è stato affascinato, o se non è presente su un suo oggetto, o semplicemente pensandolo. Il sacro che emerge, tramite la Trinità. E inizia questa lunga preghiera affinché possa scacciare quel peso che induce a sentirsi stanchi in modo particolare. Le preghiere sono varie, e diverse in base alla famiglia o al luogo di appartenenza. Non c’è quindi una formula universale, anche se tutte si assomigliano, e soprattutto sono fatte con lo stesso intento. Ogni tanto appare una croce, nuovamente fatta sulla fronte del malcapitato, o su se stessi, mentre continuano le parole recitate a bassa voce senza farsi comprendere da chi è presente.

Dopo aver effettuato il procedimento per la prima volta, durante il quale in realtà la litania si ripete tre volte – ecco di nuovo la Trinità – si rinnova l’operazione con l’olio, che in base al suo movimento suggerirà che il rituale avrà avuto i suoi effetti, nel caso in cui il malocchio se ne sarà andato, oppure di ripetere le preghiere nel caso in cui l’olio si espanda nuovamente in modo inconsueto. Quando la persona esegue il rito dello sfascino, inizia a sbadigliare, e più gli sbadigli sono lunghi e ravvicinati e più l’affascinu è potente, e richiederà quindi un maggiore impegno e sforzo mentale. Alcuni lacrimano, e non è raro che una volta terminato il procedimento la persona designata a compiere la “magarìa” si senta spossata a sua volta dopo lo spreco di energie. In alcuni casi si è talmente esperti da riuscire a capire, in base al momento in cui l’affascinato sbadiglia, se chi ha affascinato si tratta di un uomo o di una donna, mentre altri notano dei particolari, ad esempio oggetti che sono strettamente collegati alla persona che ha provato l’invidia per l’affascinato.

Ma come si fa ad imparare il procedimento se non se ne può parlare? Esiste un’eccezione, un giorno unico e solo dell’anno in cui l’intero procedimento si può passare ad una o più persone, e ciò avviene durante la notte della vigilia di Natale. Lo scoccare della mezzanotte, tra il 24 e il 25 dicembre, è l’unico momento in cui si può tramandare il rituale, che sarà scritto su un foglio e dovrà essere letto, ripetuto e memorizzato da chi ne riceve dono subito dopo. Da quel momento potrà recitarlo a sua volta per scacciare l’influsso malefico, e passarlo ad altri sempre e solo nell’unica data in cui il passaggio sarà possibile. Un ciclo che continua senza interruzioni: è così da sempre, e così sempre sarà, finché ci sarà qualcuno a credere che la magia esiste, e soprattutto funziona. Che si tratti suggestione, credenza popolare, o medicina alternativa, fatto sta che dopo lo sfascino e le preghiere per scacciare il male, il mal di testa passa, e la spossatezza pure.