Simone Pasculli è un giovane musicista. La musica è la sua vita, sin da bambino. È uno dei protagonisti con la sua banda della terza puntata di Terra Mia a Caccuri. «Ho vissuto i primi 25 anni della mia vita a Santa Rania, una piccola frazione di 300 anime del comune di Caccuri, per me il posto più bello del mondo». In famiglia i suoi non erano musicisti, però il papà, figlio di suonatore di banda di Caccuri. «Nel 1995, quando avevo 7 anni, era da poco nato a Cerenzia il Complesso Bandistico Parrocchiale “G. Verdi” e mio papà decise di iscriverci tutti e tre. Da quando riuscii a produrre il primo suono con la tromba che il maestro Pignataro mi prestò, non mi ha mai accarezzato l’idea di smettere. La musica mi aveva rapito, mi aveva scelto probabilmente, ma io non lo sapevo ancora!».

Dal giorno della sua prima uscita con la banda, il 25 maggio 1997, non perse neanche una lezione, una prova, un concerto, una processione e neanche un funerale. «Decidemmo di partecipare con la banda al Concorso Nazionale A.M.A. Calabria che si svolgeva a Lamezia Terme. Ottenemmo il 3° premio e quello mi diede ancora più ragione della scelta che avevo fatto». Simone amava così tanto la musica da rinunciare alle uscite con gli amici durante l’estate, quando suonava ogni giorno in giro per la provincia. «E quando l’altro mio fratello, Cristiano, che suonava la tromba, decise di passare al Sassofono io ereditai la sua; finalmente anche io avevo la “mia” bella tromba con la custodia e non ero più costretto a portarmi dietro quella del maestro in una busta di plastica gialla che detestavo».

Poi un giorno il papà di Simone quasi per gioco gli disse: perché non provi ad entrare in conservatorio?
«Io a dire il vero non mi sentivo così pronto, non sapevo bene neanche cosa fosse il conservatorio all’epoca».

Era la fine di giugno del 2003, Simone rimase a casa a studiare mentre i fratelli andavano al mare.
«Quando vidi in bacheca che ero risultato il 1° idoneo all’esame di ammissione, capii che la musica, è vero, richiede tanto sacrificio, ma è altrettanto vero che dona sempre molto molto di più di quello che riceve!»

Il percorso di studi in conservatorio richiede tanto impegno e tanta motivazione. A Simone costò tantissimi sacrifici considerato che parallelamente frequentava il liceo scientifico, da pendolare, a 100 km da casa. Nel 2007, una volta conseguita la maturità al liceo scientifico di San Giovanni in Fiore, contro la volontà dei docenti decide di non iscriversi all’università e di dedicarsi unicamente alla musica. Nel 2009 consegue il diploma di tromba, poi supera l’esame di ammissione al Biennio per la Formazione dei Docenti di Strumento Musicale nella scuola media, che gli diede la possibilità di frequentare il corso e di aggiungere così alle abilità esecutive acquisite nel corso di tromba, quelle conoscenze e competenze metodologiche, pedagogiche e didattiche, fondamentali per insegnare. «Al contempo cominciai a dedicarmi alla formazione delle nuove leve ed alla direzione di quella banda che mi aveva visto crescere e che il mio maestro Francesco Pignataro decise di affidarmi nel settembre del 2009». Consegue il Diploma Accademico di II livello per la formazione dei docenti, si iscrive al corso di Strumentazione per Banda tenuto presso il Conservatorio di Cosenza dal maestro Angelo De Paola. Dopo aver conseguito i diplomi accademici di I e II livello in Strumentazione per Banda, si dedica allo studio della composizione. Attualmente presiede la classe di Strumentazione per banda presso il Conservatorio di Cosenza.

Oggi la passione per la musica del maestro Pasculli è sempre più forte, totalizzante.
«Vivo la musica così come la vivevo da bambino, con la stessa naturalezza e soprattutto con la stessa gioia, anche se adesso, essendo passato “dall’altra parte”, è ancora maggiore la considerazione, il rispetto che nutro verso questo mondo e di gran lunga superiore la responsabilità che sento, avendo il non facile compito di istruire i futuri maestri di banda nel conservatorio, che in Italia rappresenta il più alto grado di formazione musicale. Ciò non mi impedisce però di proseguire la mia attività nel mondo delle bande amatoriali. In particolare il mio impegno si rivolge contemporaneamente su due fronti: la conservazione, la tutela e la promozione del repertorio e della tradizione bandistica italiana da una parte e la ricerca e la sperimentazione di nuovi linguaggi che consentano alle realtà locali di stare al passo con le continue evoluzioni del contesto bandistico internazionale».

Interessante capire cosa rappresentano oggi le bande musicali.
«Rappresentano un’eccellenza della nostra regione. Anzi, alcune realtà bandistiche calabresi sono il fiore all’occhiello del panorama bandistico nazionale. Sono anche un’opportunità di lavoro sia per gli strumentisti che per i direttori, scongiurando in tanti casi quell’esodo a senso unico al di fuori della nostra terra che coinvolge tantissimi giovani. Ma tante sono difficoltà che incontrano nei piccoli paesi, soprattutto per il calo demografico e talvolta con la poca sensibilità delle istituzioni e della popolazione verso un’agenzia educativa ed un veicolo di cultura musicale indispensabile alla comunità, qual è la banda».

Dal maestro Pasculli mi piace sapere perché è importante la musica nella vita.
«Essa è parte del mondo, ci circonda sotto forma di ritmo e di suoni ovunque e sempre e rappresenta i popoli, le culture e le epoche e le tendenze degli uomini. Vi è però a mio avviso una differenza sostanziale tra chi vive la musica e chi vive di musica, poiché se per coloro i quali fruiscono della musica essa può rappresentare un momento di evasione, un sottofondo per gli avvenimenti più belli, un rifugio dal dolore, dalle delusioni o semplicemente un antidoto contro lo stress della quotidianità; per chi la musica la fa ogni giorno, la studia, la sceglie come propria compagna di vita, essa rappresenta molto molto di più».

Forse non basta neppure una vita intera per comprendere fino in fondo il linguaggio musicale ed apprezzarne tutte le sfaccettature.
«Entrare in contatto con la musica accresce la nostra sensibilità, stimola la nostra curiosità e la nostra fantasia e ci insegna che per apprendere, per poter condividere, per poter insegnare, per vivere in armonia col mondo e con il prossimo, è necessario prima di tutto ascoltare».

La musica e i giovani. Ci sarebbe molto da dire.
«La musica di un’epoca rappresenta l’indole e le inclinazioni di una generazione, intesa sia come coloro che la scrivono e la interpretano, sia come coloro che ne fruiscono, facendone la colonna sonora della loro giornata. Probabilmente i ragazzi di oggi, quelli di ieri e di avantieri si rapportano alla musica nella medesima maniera, la utilizzano per gli stessi scopi e nutrono la stessa passione per i suoni, ma lo fanno semplicemente con melodie, armonie e ritmi diversi gli uni dagli altri».

Diverso è ragionare sullo stile della musica che la maggior parte dei giovani oggi predilige.
«C’è una quasi totale assenza di melodia, il concetto di armonia è nettamente surclassato da semplici successioni accordali a mo’ di loop, effetti speciali e suoni campionati a dispetto dei suoni degli strumenti acustici, una vocalità aggressiva ed esasperata. Sarà forse un modo di comunicare il proprio dissenso nei confronti della società o di reclamare attenzione?». Può darsi. Tra ieri e oggi sembra esserci un abisso, sono due mondi che non si sfiorano.

Mentre rientro dalla bella chiacchierata con il maestro Pasculli a Caccuri, dalla mia autoradio (sempre accesa) ascolto un pezzo che furoreggia in tutta Italia. È cantato da Mina e Blanco, 60 anni di differenza, due modi e due mondi inconciliabili. Eppure il brano è bellissimo e mette tutti d’accordo. E Mina giganteggia nonostante sia da 40 anni lontana da tutto. Peccato non aver potuto chiedere un parere al bravissimo maestro Pasculli, la cui vita è tutta una musica.