Abitare in un comune arbëreshë comporta l'apprendimento di una serie di vocaboli difficilmente traducibili in italiano. Nelle operazioni di trasferimento di un termine da una parlata antica, come quella ereditata dall'Albania e tramandata in piccoli borghi dell'entroterra, ad una lingua ufficiale diffusa su tutto il territorio nazionale, può capitare che il significato più autentico di un vocabolo rimanga circoscritto al suo idioma originale. La parola "gjitonia", ad esempio, potrebbe essere tradotta dall'arbëreshë con il termine "vicinato" ma il suo concetto in realtà è qualcosa che va ben oltre, scende ancor più nel profondo. La traduzione letterale risulta per certi versi sprovvista del valore sentimentalmente che accompagna il vocabolo in partenza. 

Ma cos'è la gjitonia? Per capirlo meglio potrebbe giungere in soccorso un detto ancora in uso nei borghi italo-albanesi: "gjitoni më se gjiri", il vicino è più di un parente. Potremmo considerare la gjitonia una sorta di famiglia allargata. Un microsistema, un'unità urbanistica e sociale caratterizzata solitamente da un piccolo spazio all'aperto intorno al quale convergono le porte di più abitazioni e in cui confluiscono i vicoli del paese. Nelle comunità arbëreshë, fondate nei secoli scorsi da gruppi di albanesi nel corso di diverse migrazioni, sono presenti più gjitonie. Ciascuna di esse viene indicata con il nome di una famiglia che abita al suo interno, facilitando in questo modo anche l'orientamento nei borghi. 

La gjitonia, il vicinato che aiuta e diventa struttura sociale 

Soprattutto in passato, nelle gjitonie prendevano forma, si instauravano e si consolidavano una serie di relazioni umane attorno ai valori della solidarietà, della reciprocità e del rispetto. Era qui che il sapere veniva tramandato e l'aggregazione dava modo ai residenti di sentirsi parte di qualcosa che andava oltre il rapporto di vicinanza. La prossimità abitativa diventava affinità di gruppo. Ci si riconosceva in quanto membri di uno stesso raggruppamento. Si discuteva assieme per ore mentre intorno cambiava tutto: la lingua, i costumi, le usanze. I fatti del paese correvano per le strade e passavano al setaccio della gjitonia: le vicende più importanti resistevano al tempo e continuavano ad essere argomento di dialogo, le più banali finivano presto nel dimenticatoio. In quegli spiazzi dove i gjitoni si riunivano, i discorsi si svolgevano nella parlata arbëreshë e risultavano di conseguenza inaccessibili alla comprensione dei forestieri. Un segno di distinzione verbale divenuto sempre più fragile e meno evidente in molte realtà dell'Arbëria per via dei matrimoni con persone provenienti da altri paesi, che non conoscevano l'arbëreshë, e come conseguenza dell'inarrestabile percorso di globalizzazione. 

La gjitonia era a tutti gli effetti il luogo della condivisione. Capitava, ad esempio, che una famiglia finisse prima il pane e così si rivolgeva ai gjitoni che accorrevano prontamente in aiuto per non far mancare nulla sulla tavola del vicino. Ma ad essere condivisi erano anche i sentimenti: la gioia di uno diventava quella di tutti ed il peso di un dispiacere per il singolo gravava sull'umore dell'intera comunità sociale. Come se, idealmente, le pareti di ogni casa si spostassero fino a coincidere con il perimetro della gjitonia di appartenenza. Anche i lavori manuali, dalla conservazione delle olive alle attività in campagna, erano occasione di collaborazione e di reciproco aiuto.

Dai lavori manuali al supporto, ecco come il vicinato diventa una seconda famiglia

Era la gjitonia ad accendere uno spirito collettivo, ad inserire le persone in un contesto sociale in cui il confine della famiglia in senso stretto cadeva per aprirsi ad una dimensione più larga. Su di un gradone, presente quasi sempre nella zona, le donne erano solite sedersi e trascorrere, tra una faccenda ed un'altra, qualche ora in reciproca compagnia. Nel frattempo, i figli diventavano grandi ed il mondo del lavoro lentamente li portava altrove: da Milano alla Svizzera, dalla Germania agli Stati Uniti. Se prima era la vicinanza a comporre la gjitonia, successivamente furono la distanza e lo spopolamento a disfarla. 

I tempi ovviamente sono cambiati e con essi anche le abitudini delle comunità arbëreshë. La gjitonia, per come concepita un tempo, resiste raramente. Tuttavia continua ad essere considerata un punto di riferimento e un modo per ripartire il territorio. Con lo scorrere degli anni, si è passati dal chiacchiericcio che si levava dai quartieri al cinguettio delle notifiche sui social. La comunicazione ha cambiato pelle e le persone hanno rimpiazzato gli spazi in cui poter dialogare. Ma il passato non muta, quello resta. Si può trovarlo ancora tra i ricordi racchiusi in una foto o tra quelli ospitati nei racconti degli anziani.