Gli abitanti del piccolo comune si ritrovano ogni anno intorno al fuoco sacro per riscaldare i cuori e rinsaldare il senso di comunità: ecco come nasce questa tradizione
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Non può essere Natale se non è Natale per tutti. A Caraffa di Catanzaro, piccola comunità incastonata tra le colline dell’entroterra calabrese, la notte della vigilia chiama a raccolta gli abitanti del borgo nella piazza principale. Tutti insieme, sotto i riflettori delle stelle, per tenere a bada il freddo della solitudine, affidando ad un grande falò, la "Fokaggina", il compito di riscaldare i cuori ed unire il paese nel segno della condivisione, della convivialità e della partecipazione. Quella della "Fokaggina" non è soltanto una semplice tradizione che si rinnova nel piccolo centro di origine albanese. Una sorta di appuntamento rituale a cui prendere parte per non tradire un'abitudine che va avanti da decenni. Sotto quella catasta di legna, i ricordi dei Caraffoti restano vivi e rimangono accesi.
Chi abita in un paese di provincia, così piccolo da non essere indicato talvolta neppure dalle mappe, durante ogni festa vede le pareti della propria casa spostarsi fino a coincidere idealmente con il perimetro dell'intera comunità. Il Natale diventa un'occasione da vivere assieme per ritrovarsi nei racconti e nelle emozioni impigliate nella rete dei ricordi. D'altronde, come dimenticare lo stupore vissuto da bambini di fronte ad una montagna di fuoco? Come spezzare il filo della memoria che riporta alla mente i canti dei propri nonni nell'antica parlata arbëreshë? Come gettare nel pozzo della dimenticanza il tempo trascorso tra amici a giocare senza avvertire freddo, pur essendo in mezzo all'inverno? È grazie allo sforzo di numerosi volontari che, per tanti anni, è stata preparata e allestita la "Fokaggina". Giovani e anziani raggiungevano le pendici alberate per tagliare la legna da portare in piazza Skanderbeg, mentre i grossi tronchi venivano trasportati con un carro. Oggi il falò, anche in virtù delle nuove normative, ha visto ridursi il proprio volume. Eppure le sue fiamme continuano ad alzarsi fiere, come a voler acchiappare il cielo, e sembrano dipingere di rosso le pareti della chiesa che sorge dirimpetto.
Canti e balli nella nella vigilia di Natale intorno al fuoco della fokaggina
Attorno alla "Fokaggina", nella notte della vigilia, canti e balli della tradizione calabrese e arbëreshë agevolano il dispiegarsi della felicità. La gente riempie i propri occhi con i colori della gioia e della spensieratezza. Sorridere, d'un tratto, diventa più semplice. Zjarri i madhë, Fokara, Fukinera: i nomi dati ai falò accesi a Natale sono differenti nelle varie comunità di origine albanese sparse per il Mezzogiorno d'Italia. Ciò che li accomuna è la propensione a trasformare la piazza del paese in un grande focolare dove tutti possono scaldarsi. A Caraffa, circondati dalle note degli organetti e degli zufoli, gli abitanti erano soliti giocare a "Passeru passau". Una simpatica competizione che consisteva in una serie di domande poste da un "capo" e di risposte che i concorrenti dovevano dare entro un tempo stabilito. Il tutto si svolgeva ricorrendo alla parlata arbëreshë. Chi sbagliava, subiva delle penalità. Ad esempio, si poteva finire con il volto segnato dal carbone! La comunità di Caraffa, fondata più di cinque secoli fa da un gruppo di soldati albanesi, conserva ancora oggi usi, tradizioni e costumi ereditati dalla Terra delle aquile. Un patrimonio culturale, storico e linguistico che, anche a Natale, fa della diversità un'espressione di bellezza.