Il ritorno di una tradizione sopravvissuta grazie agli anziani e all’attività di ricerca. Lo studioso catanzarese Bressi racconta la storia di un rito che segna l’arrivo della Pasqua. E non mancano le novità: dalla mostra a Maida ai laboratori a Bivongi (ASCOLTA L'AUDIO)
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«I mass media, gli articoli di giornale e i social negli ultimi anni sono stati sempre più importanti per la conoscenza di tradizioni locali e lontane e possono essere considerati “responsabili” del ritorno di antiche costumanze che erano cadute nell’oblio. Tra queste, spicca la “corajisima”». Sulle origini della bambola di pezza raffigurante la Quaresima sono sorti studi ma anche mostre, come l’allestimento al Museo maidese e laboratori artistici e sociali (Bivongi, 7 marzo 2023), grazie in particolar modo ad appassionati e cultori di cui Andrea Bressi, catanzarese, è tra i massimi rappresentanti. Bressi è un libero ricercatore, cantastorie ed esperto di musica orale e tradizioni popolari nonché referente regionale della Rete nazionale “bambole della Quaresima”.
La corajisima
«Siamo giunti alla seconda domenica di quaresima e – spiega Bressi - ancora in qualche paese della nostra regione, dal Pollino allo Stretto, con un po’ di fortuna, passeggiando per qualche borgo può accadere di imbattersi in bambole di pezza che sospese a balconi o finestre da un filo, penzolano fuori dalle casupole di qualche anziana che mantiene una usanza di famiglia. Sono le “corajisime” rudimentali pupattole di stoffa, rappresentanti la vedova di re Carnevale oppure la sorella e, con abitini neri, ricordano ai passanti che è giunta la Quaresima con le sue restrizioni e proibizioni». La corajisima è raffigurata nell’atto di filare con il fuso e la rocca, ricordando un po' le Moire o le parche della tradizione greco-latina, «il filo rappresenta il trascorrere del tempo, dei quaranta giorni di penitenza e digiuno dalle carni, un tempo osservati con maggiore rigore. Hanno la particolare funzione di scandire il passaggio delle domeniche da Carnevale a Pasqua tirando, ogni settimana, una delle sette penne di gallina infilzate in un supporto che varia di zona in zona. Nel Vibonese era maggiormente diffuso l’utilizzo del limone, rispetto alla patata oppure all’arancia che ritroviamo invece nell’area del Reggino», aggiunge il ricercatore.
I fantocci rituali nel sud Italia
La corajisima non è una storia solamente calabrese. Esistono tradizioni simili in più aree del Meridione emerse tramite recenti studi: «Alla rivalutazione di questi fantocci rituali ci sta pensando, da un po’ di anni, un sodalizio di appassionati e studiosi, antropologi e liberi ricercatori, rappresentanti di compagnie di tradizioni popolari e proloco che rispettivamente in Abruzzo e Molise, Campania e Puglia, Lucania e Calabria, condividono passione e ricerca per queste pupattole. Il gruppo si ritrova ogni anno a rotazione in una regione diversa, promuovendo tavole rotonde, mostre e convegni sul tema». A rappresentare la nostra terra, ormai da più di 15 anni, Andrea Bressi che, confrontandosi con studiosi locali punta al recupero, alla documentazione, alla salvaguardia e valorizzazione della tradizione delle “bambole Quaresima” in Calabria. Basti pensare che, il terzo convegno nazionale sui riti quaresimali è stato ospitato nel 2017 ad Amaroni, nel Catanzarese, sotto la direzione artistica di Bressi, membro attivo del sodalizio e referente per la Calabria della Rete nazionale “Bambole Quaresima”. Nell’occasione è stata presentata la pubblicazione relativa agli atti della seconda edizione del Convegno dal titolo: “Quarantana – La Festa delle bambole volanti, un rito antico che rinasce”.
La mostra a Maida e il laboratorio nel Reggino
A contribuire alla conoscenza della corajisima, anche la mostra allestita al Museo della civiltà maiedese, a Maida, aperta al pubblico per tutto il periodo quaresimale. In esposizione una singolare collezione di oltre quaranta pupattole quaresimali di varie località calabresi e di altre regioni del Sud Italia e di pannelli fotografici che ritraggono alcune delle ultime custodi di questa affascinante usanza dalle origini remote curata dal giovane ricercatore catanzarese. Un altro appuntamento è invece previsto per il 7 marzo 2023 dalle ore 17.00 a Bivongi (Reggio Calabria) presso l'oratorio "Mamma nostra" via Vina Bivongi. Si tratta di un laboratorio di realizzazione delle pupattole segnatempo della tradizione calabrese. Viene guidato da Bressi in collaborazione con il Centro anziani e oratorio.