VIDEO | Una tradizione che affonda le sue radici nei culti pagani e che anche quest'anno si rinnova nei giorni antecedenti il Corpus Domini e la vigilia di Sant’Antonio
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Il fuoco non è estraneo alle tradizioni dei borghi calabresi, ai riti del passato, alla cultura popolare. Gli abitanti di varie comunità, attorno ai falò, hanno trovato spesso buona compagnia, si sono intrattenuti fino a tarda notte per conoscere la fine di una storia raccontata da qualcuno, hanno tramandato usi e costumi ricevuti in dote dalle precedenti generazioni. Tra le pareti di casa, i caminetti hanno spinto i familiari, e lo fanno ancora, alla vicinanza e al dialogo. Si sta assieme per difendersi dal freddo ma anche dal silenzio.
Le fiamme prodotte dal fuoco non sono alimentate da un'unica ragione, da un solo motivo. Ci sono fuochi che vengono accesi semplicemente per scaldarsi ed altre volte per cucinare. Viene bruciata la legna per scacciare il buio e con esso la paura che lo accompagna da sempre. Poi, nella peggiore e vigliacca delle ipotesi, c'è chi provoca incendi per distruggere. Ma si ricorre al fuoco anche per salvaguardare l'identità di un popolo, per ravvivare i sentimenti e la comune umanità che caratterizzano e tengono unito un gruppo di persone, per consentire ai giovani di entrare in contatto con le usanze e i riti secolari che rendono unica e forse irripetibile la vita di un borgo dell'entroterra.
A Girifalco, in provincia di Catanzaro, la tradizione centenaria del "Pagghiaru", rinnovata nei giorni antecedenti il Corpus Domini e la vigilia di Sant’Antonio, è un rito le cui origini si perdono nel tempo. L'associazione Archeoclub Toco Carìa della comunità girifalcese, nell'intento di promuovere e valorizzare le tradizioni del paese, ha inteso proporre anche per quest'anno "U Pagghiaru". Un'iniziativa che non consiste soltanto nell'accensione di un falò. Ma trattiene e racconta qualcosa di più. È per certi versi un rito di purificazione caratterizzato da vari momenti: la raccolta della ginestra e la sua essiccazione, la preparazione dell’impalcatura in legno su cui disporre il tutto, la ricerca del “cappello” da piazzare in cima. Obiettivo dell'associazione Archeoclub Toco Carìa di Girifalco è quello di «far conoscere, soprattutto ai più piccoli e a chi certe tradizioni non le ha conosciute e vissute, la bellezza dei riti che affondano le proprie radici in culti pagani rivisitati in chiave cristiana».
Quest'anno, sabato 10 giugno, dalle ore 14.30 sarà possibile assistere e partecipare all'allestimento del "Pagghiaru" di Girifalco in largo Mazzini. L'accensione è invece prevista per le ore 21.30. Ad arricchire l'appuntamento sarà l'intrattenimento musicale curato da Roberto Viscomi e Domenico Sgrò.