Tramandare un’arte con passione affinchè non si perda negli anni, ma anzi continui ad evolversi e a passare di mano in mano. È il caso di Enzo Spina, di Fiumefreddo Bruzio, classe 1956, diplomato da maestro d’arte e con una maturità d’arte applicata. Artefice di varie opere presenti presso il borgo della costa tirrenica, se ne può ammirare la bravura anche al museo del presepe di Roma e al museo Rapaci di Palmi.

Enzo inizia ad avvicinarsi alla lavorazione della terracotta a circa 15 anni, seguendo le orme del padre Attilio nel suo laboratorio, il quale aveva  a sua volta appreso la stessa arte da don Antonio Rotondo, parroco di Fiumefreddo negli anni ‘50.

Don Antonio aveva formato una vera e propria scuola dove i più giovani avevano la possibilità di imparare da lui tutte le fasi di lavorazione, dal procurarsi l’argilla, a lavorarla, a cuocerla e dipingerla.

E pensare che suo fratello non voleva nemmeno si iscrivesse all’istituto d’arte! Sostenuto dal vice preside, che vedendolo in lacrime non lo volle iscrivere presso l’istituto industriale dove era stato accompagnato, convinse il fratello che la sua strada non era quella, ma l’arte.

Il presepe artistico di Enzo Spina

Tra le varie opere realizzate da Enzo, una delle più conosciute è un grande presepe artistico di circa 30 metri quadrati, già iniziato da Don Antonio Rotondo e suo padre Attilio Spina, esposto in uno spazio nel centro storico dal 2017, quando l’opera fu inaugurata. Un lavoro particolare, poiché non rappresenta la classica natività come siamo abituati a vederla. Il presepe è ambientato infatti interamente a Fiumefreddo. Sono facilmente riconoscibili la Torretta, Largo Rupe, gli storici palazzi, la ex mulattiera oggi illuminata che termina a piazza Santa Domenica. Senza dimenticare l’Abbazia di Fonte Laurato, poco distante dal centro, e ovviamente Monte Cocuzzo a sovrastare il paese.

La cosa che desta più curiosità è sicuramente che al suo interno sono situati dei personaggi che a Fiumefreddo esistono realmente. Dal custode di alcuni palazzi, a un assiduo frequntatore di Largo Torretta, Richetto, o ancora un conoscente di Enzo rappresentato come un pastore addormentato sul terreno, che i suoi cani cercano di svegliare.

Numerose le scene riprodotte, al di là della natività. Si possono osservare infatti la crocifissione di Gesù, la strage degli innocenti per mano di Erode, o la discesa all’inferno. Quest’ultima fu ideato già da don Antonio, che vi posizionava tra le fiamme roventi e i diavoli torturatori, personaggi che all’interno della vita sociale di Fiumefreddo avevano una condotta non del tutto ligia.

È il caso dei membri dell’amministrazione di quei tempi, con i quali il parroco aveva avuto delle discussioni, e persino le suore del convento delle Clarisse.

Una cura nei dettagli visibile a prima vista, che Enzo mette nel costruire i personaggi, sia con gli stampi che a mano, e nel continuare ad allestire il presepe quasi quotidianamente, aggiugendo sempre particolari e scenari nuovi.

Molto suggestivo è il cambio di luce riflesso su Monte Cocuzzo, che rappresenta i vari momenti della giornata dall’alba al tramonto, fino alla notte.

Un’altra opera di Enzo altrettanto conosciuta è il Cristo Redentore, un Cristo bianco di 5 metri, come quello di Rio e Matera, anche se di dimensioni minori. Un omaggio che l’artigiano volle fare nel 1999 ai fiumefreddesi, che con le braccia aperte accoglie i residenti e i visitatori, anche questa, ovviamente in scala, inserita nel presepe.

Il laboratorio della terracotta con Anna e i giovani apprendisti

Ma Enzo non si dedica solo a questo. Di fianco a dove è esposto 365 giorni all’anno la sua originale opera, ha un laboratorio in un palazzo storico, dove da poco si è avvicinato anche alla pittura di paesaggi in acrilico, e lavora altri oggetti: presepi di varie dimensioni, souvenir, statuette, vasi, scorci, fino anche a busti interamente fatti a mano, apprezzati anche fuori dalla Calabria.

In questo collabora con lui sua moglie Anna, anche lei con la passione per la lavorazione della terracotta, approfondita durante alcuni corsi che le hanno permesso di acquisire dimistichezza e bravura nel  lavorarla.

Non è raro, soprattutto in estate quando il borgo si ripopola, che Enzo faccia entrare curiosi visitatori nel suo laboratorio, mostrando loro tecniche e preocedimenti per realizzare qualche oggetto, come faceva un po’ Don Antonio Rotundo con i suoi ragazzi. E proprio come lui, anche Enzo sta cercando di avvicinare i giovani all’arte della terracotta. Da un po’ di tempo insegna come lavorare l’argilla a due giovanissimi, che lo seguono passo passo nella lavorazione: dalla stesura dell’argilla negli stampi, all’asciugatura, alla cottura, per imparare a realizzare piccole opere, e prendere così dimistichezza con un’arte che magari proprio grazie ai più giovani, potrà avere vita lunga.