Una vita di sacrifici ma anche di passione e autenticità. La storia di un giovane di Guardia Piemontese che ha trasformato il suo destino abbracciando il lavoro della terra e degli animali con dedizione e coraggio
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Saverio Caracciolo ci porta a conoscere Matteo Andrea Iacovo, di Guardia Piemontese, un ex orafo, oggi pastore e agricolo , che racconta il suo percorso in un mondo lontano dalle logiche industriali. Dalle difficoltà economiche alla soddisfazione di lavorare la terra, tra orti, vacche e ricette antiche.
«Vivere nella natura è un'emozione che non si può descrivere, è qualcosa che ti stupisce ogni giorno, un'arte che si impara solo col tempo», dice Matteo Iacovo, ex orafo e ora pastore, parla con un sorriso genuino, raccontando la sua storia di passione e trasformazione. Una storia che ha radici profonde e che lo ha portato a diventare non solo un imprenditore agricolo, ma un custode di tradizioni.
Tutto è iniziato con una necessità, un'intuizione nata da una situazione di ristrettezza economica. Nel 2011, quando la sua azienda era agli inizi e gli animali erano pochi, Matteo ha deciso di mettersi alla prova, di creare qualcosa che lo aiutasse a far fronte alle spese. Così è nato il suo orto. Un piccolo angolo di terra dove tutto era naturale, dove non c'erano fertilizzanti chimici o trattamenti industriali. Solo la passione di un giovane che voleva provare a vivere in modo diverso, lontano dalle logiche di produzione massificata. «Il mio lavoro con gli animali e con l'orto è nato da una necessità, ma oggi è una vera e propria passione», dice, raccontando di come quella piccola iniziativa sia diventata un'attività vera e propria. Le prime cassette di ortaggi, tra pomodori e zucchine, sono diventate presto un simbolo del suo impegno e della sua dedizione.
Lì, tra le mani di Matteo, la terra ha preso vita, ma anche il legame con le persone. Le vecchie generazioni lo hanno visto lavorare e, con il loro supporto, hanno guadagnato rispetto. «Quando mi sono avvicinato all'agricoltura, gli anziani mi guardavano con curiosità. Un ragazzo giovane che si metteva a lavorare la terra, senza trattamenti chimici, solo con il sudore della fronte... mi hanno visto come una sfida».
Oggi, quelle sfide sono il cuore pulsante del suo lavoro. L'azienda che Matteo ha costruito con il tempo è lontana anni luce dalle logiche industriali. Non c'è spazio per la produzione massiccia o per il ricorso a metodi artificiali. Gli animali vivono liberi al pascolo, nelle montagne calabresi, dove ogni passo è una lezione di vita.
«Le vacche sono un po' come membri della famiglia. Le conosco tutte, anche tra centinaia di capi riconosco ognuna di loro» . Matteo Andrea Iacovo ha scelto di allevare vacche meticce, incrociate con la razza limousine, una delle migliori per la produzione di carne. Le sue vacche non vengono munte, producono latte solo per nutrire i vitelli, e vivono libere in un ambiente naturale.
Ma il suo lavoro non si ferma qui. Matteo, quando iniziò le scuole superiori, si iscrisse alla sezione metalli dell'istituto d'arte di Cetraro, dove tra le materie c'era anche oreficeria. Man mano che proseguiva nel suo percorso, si rese conto che quella materia gli piaceva e lo gratificava molto. «Alle scuole superiori mi iscrissi alla sezione metalli dell'istituto d'arte di Cetraro che tra le materie c'era oreficeria con laboratorio e man mano che proseguivo nell'apprendimenti, mi rendevo conto che era una materia che mi piaceva e mi gratificava anche . Così verso gli ultimi anni di scuola ho iniziato a comprare le prime attrezzature, fare qualche lavororetto, fino a realizzare un piccolo laboratorio, cercando di ricavare utili per proseguire gli studi e specializzarmi a Firenze nella materia di incasso naturale delle pietre».
Ma Matteo è anche un artigiano del legno, un mestiere che ha imparato dalla tradizione familiare. Realizza collari di legno per le sue vacche e capre, un oggetto che porta con sé la cultura e la manualità dei suoi nonni. «Questi collari sono una tradizione che si sta perdendo. Ma io credo che non possiamo lasciarla morire». È un lavoro che richiede tempo, cura e passione. Il legno di gelso, scelto con attenzione, diventa un simbolo di quella tradizione che Matteo vuole mantenere viva. «Non siamo transumanti, ma il nostro lavoro con gli animali è un legame profondo, quotidiano. Ogni giorno vado a vedere le vacche, le capre, mi prendo cura di loro. Non c'è giorno che non mi impegni per loro». L'allevamento e l'agricoltura si intrecciano, creando un ciclo che Matteo segue scrupolosamente. Dall'orto all'allevamento, dai vermi che fertilizzano la terra al latte che nutre i vitelli. Ogni passo è parte di una visione più grande.
«Gli anziani ci hanno visto crescere in questo mondo e ci hanno dato la forza per andare avanti. Non sono mancate le difficoltà, ma la passione ci ha spinto a non arrenderci».
Nel 2020, Matteo ha fatto il grande passo: ha acquistato un più grande e ha iniziato una nuova sfida. Ma le difficoltà non sono mancate. «C'è sempre qualcuno che cerca di ostacolarti, ma noi non ci siamo mai fermati. La passione è la forza che ci spinge».
Matteo non guarda più indietro. La sua vita è cambiata, la sua azienda è cresciuta, ma ciò che più lo soddisfa è vedere gli obiettivi che ha raggiunto. Non più un sogno, ma un obiettivo concreto.
«Non chiamo i miei sogni, chiamo i miei obiettivi. E piano piano li sto realizzando, uno dopo l'altro», concludono.
Oggi, con il suo orto e il suo allevamento, Matteo è un esempio di come si possa vivere e lavorare in sintonia con la natura, riscoprendo e rispettando le tradizioni. E, soprattutto, un esempio di come, con passione e determinazione, si possono trasformare le difficoltà in opportunità.
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