Originario di Santa Severina il giovane calabrese ha affrontato sei cicli chemioterapici per contrastare la malattia e oggi attraverso i social promuove la prevenzione e la ricerca contro il cancro
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«Non può essere finita, devo farcela». La diagnosi parla chiaro: linfoma di Hodgkin. È novembre del 2023 e fuori dall'ospedale il film della città continua a proiettare la sua solita pellicola. Siamo a Crotone, sotto un cielo che promette pioggia e che pare accelerare l'arrivo dell'inverno. Le auto si intrufolano nel centro urbano per poi cercare una via d'uscita, i più sportivi passeggiano o si concedono una corsetta sul lungomare, un branco di cani si contende un pezzo di carne troppo piccolo per saziare tutti.
«Non può essere finita, devo farcela». Tra le pareti del nosocomio cittadino, Raffaele Procopio torna a ripetere testardamente quella frase tra sé e sé, sorretto dallo spirito determinato che lo contraddistingue da sempre così come il suo sorriso. Di certo, questa volta, la vita lo ha messo davvero alla prova. E, a soli ventitré anni, forse è ancor più difficile tenere botta alla notizia di dover fronteggiare un tumore.
La forza della vita
Ma il giovane originario di Santa Severina non si dà per vinto, il suo vocabolario è sprovvisto della parola resa. Raccoglie tutta la forza che ha in serbo e con tenacia affronta ben sei cicli chemioterapici presso il presidio ospedaliero "Ciaccio" di Catanzaro. Un percorso lungo, faticoso, ma che consente a Raffaele, di mese in mese, di mettere all'angolo la malattia.
«Devo ringraziare anzitutto l'ematologo Luca Scalise per la straordinaria professionalità e umanità che ha dimostrato. Un grande dottore che mi è stato accanto per tutto il periodo di cura assicurandomi sempre la sua vicinanza - afferma Raffaele -. Ringrazio inoltre gli infermieri e il personale del reparto di Ematologia del "Ciaccio", le persone che mi hanno fatto sentire il loro conforto anche grazie ai social. Penso ad esempio a Daniela, che mi ha dato aiuto e sostegno pur non conoscendomi personalmente all'inizio. Un'altra persona che ho conosciuto e mi ha dato forza è Fabrizio, che si trova più avanti nel percorso. Ringrazio inoltre i miei cugini Dario, Andrea e Giuseppe per avermi dato la possibilità di recarmi in ospedale ogni qualvolta ci fosse bisogno».
La campanella del sollievo
Terminato il ciclo di terapia, Raffaele ha voluto condividere sui social un video che lo ritrae intento a suonare la "campanella del sollievo" per segnalare la conclusione del percorso di cura chemioterapica. Un momento carico di emozione, divenuto virale sui social superando il milione di visualizzazioni tra Instagram e Tik tok. Ed è proprio su quest'ultima piattaforma web che il giovane di Santa Severina è divenuto un punto di riferimento per migliaia di utenti con i quali ha condiviso il racconto della sua esperienza da paziente invitando tutti alla prevenzione e sottolineando l'importanza della ricerca contro il cancro. A breve inoltre pubblicherà un libro per descrivere dettagliatamente la sua storia e svelare come la vita possa d'un tratto scombussolare i piani anche quelli meglio progettati.
«Sono felice perché sto bene»
«Prima della diagnosi del linfoma di Hodgkin - racconta ancora Raffaele - sottovalutavo i momenti quotidiani, quelli più semplici: da una passeggiata ad un aperitivo in compagnia. Adesso sono felice perché sto bene. Ogni giorno mi sveglio e vado avanti rincorrendo i miei progetti di vita. Non sappiamo cosa una persona stia attraversando ed è per questo importante regalare un sorriso. Bisogna condividere i nostri percorsi, sostenere la ricerca, non nascondere i problemi. In occasione dell'ultimo Festival di Sanremo ho apprezzato la modella Bianca Balti per essersi mostrata con sincerità, senza mettere filtri alla malattia». Raffaele tiene inoltre ad evidenziare di essere disponibile «per offrire aiuto a tutti coloro che si trovano a fronteggiare la stessa malattia attraverso Instagram (raffaele_procopio) e Tik Tok (Raffaele linfoma di Hodgkin)».
Un gesto di vicinanza, un atto d'amore verso il prossimo, da parte di un giovanissimo il cui esempio ed il cui sorriso rappresentano la cura probabilmente più adatta per provare a sanare le ferite del mondo provocate dall'indifferenza e dal mancato conforto.