Secondo la credenza popolare, dalle temperature di questo periodo che dovrebbe essere il più freddo dell'anno si può prevedere come sarà la primavera
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I "giorni della merla", tra leggende e tradizioni, cadono proprio nel periodo in corso, che va dal 29 al 31 gennaio. Sono considerati i giorni più freddi dell’anno. Anche se oggi non sembrerebbe, poiché a causa di un anticiclone che sta attraversando l’Italia, le temperature sono più alte della media. Quindi secondo la credenza popolare la stagione mite primaverile si farà attendere, se invece fossero stati giorni rigidi la primavera avrebbe avuto un clima più gradevole. Così come evidenzia un detto popolare calabrese: “Se a Jennaru stai in cammisa, marzu crepa di li rrisa” (Se a gennaio rimani in camicia, marzo ti farà battere i denti dal freddo).
Sono numerose le leggende legate a questi giorni.
Una delle più diffuse narra che una merla bianca, con i suoi piccoli, si fosse rifugiata in un comignolo sporco e annerito per ripararsi dal freddo: ne sarebbe uscita dopo un paio di giorni, ricoperta di nero. Da quel tempo, tutti i merli sono diventati neri.
Un’altra leggenda folkloristica racconta di una merla bianca che a fine gennaio sbeffeggiava il mese tanto gelido che per lei era ormai alle spalle. Festeggiava beata. Ma l’allegria indispettì gennaio, il quale rubò tre giorni particolarmente freddi al mese di febbraio per punire la merla. Imperversò un vento gelido che ghiacciò la terra e spazzò via anche il nido della merla che, per resistere al freddo, fu costretta a rifugiarsi nel comignolo di una casa. Solo quando il gelo si attenuò e il sole fu più caldo, la merla uscì in volo. La fuliggine del camino, però, aveva annerito le sue piume bianche: fu così che divenne completamente nera, come la conosciamo oggi.
Tra poco sarà 2 febbraio, giorno detto della Candelora, molto importante per la Chiesa, che lo celebra con la benedizione delle candele simbolo di luce, ad omaggiare la presentazione del Bambino Gesù, 40 giorni dopo la nascita, al tempio di Gerusalemme al fine di mostrarlo ufficialmente a Dio. Per la tradizione popolare calabrese è un giorno legato anche alle previsioni metereologiche del restante inverno.
Alcune filastrocche, difatti, recitano:
"Alla Candelora due vijrnu simu fora, ma se chiovi e mina vijntu quaranta jiorni i malutijmpu” (Alla Candelora l’inverno è ormai finito. Ma se piove e tira vento ci saranno quaranta giorni di maltempo);
“Da Candilora u mbernu è fora. Fora o non fora quaranta jorna i mbernu ndavi ancora” ( Alla Candelora l’inverno è finito. In ogni caso quaranta giorni di inverno ci sono ancora);
“Pa Candilora u Vrasceri è fora” (Per quando sarà il giorno della Candelora il braciere sarà ormai fuori).