Un vino capace di raccontare l’anima di un territorio, il suo profondo legame con la terra e l’amore per le tradizioni. Il Cirò è tra i prodotti d’eccellenza capaci di identificare non solo un comprensorio ma un’intera regione. Il centro crotonese è infatti conosciuto oltre i confini regionali come “città del vino” e vanta la presenza di decine e decine di produttori. Il Cirò è un vino “dop”, il primo calabrese ad ottenere la denominazione di origine protetta. La sua produzione avviene esclusivamente tra Sibari e la provincia di Crotone.

A illustrare la nascita dell’azienda “Romano vini”, il titolare Rocco Pirito: «Il Cirò – racconta- è sempre stato un marchio, sin dai tempi antichi. Veniva dato come premio agli atleti, esiste quindi da millenni». Pirito è «il quarto di famiglie di vignaioli ma il primo a vinificare». L’azienda è centenaria: «Abbiamo deciso di convertire al biologico e vinificare a differenza di mio padre che conferiva le uve alle grosse ditte».

Nel viaggio de “La Calabria visione”, anche l’esperienza di “Cantine brigante”, attraverso l’intervento di Giuseppe Sestito che ha parlato dell’attività di famiglia portata avanti da quattro fratelli: «Nostro nonno produceva le uve che inizialmente venivano commercializzate con il mosto. Oggi lavoriamo su vitigni autoctoni, il gaglioppo per rosati- rossi, e il greco bianco per i vini bianchi». Tra i prodotti simbolo, “Zero”, «miglior rosato dell’anno secondo Gambero rosso». Sestito non ha dubbi: «Stiamo vendendo il nome del nostro territorio nel mondo. Vendendo il territorio si crea indotto economico, conoscenza e importanza nel tempo».