Un vero e proprio rito di comunità che si ripete da secoli, le maschere che rappresentano il caos e il buio contrapposte a quelle della luce. E per la prima volta, su proposta degli anziani del paese, c'è anche una donna.
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E' un tripudio di colori, di allegria e di grazia quello alla quale si assiste durante il rito dei Pulicinelli Belli e dei Pulicinelli Brutti, ad Alessandria del Carretto. Una tradizione antica che arriva fino ai giorni nostri, pur arricchendosi e innovandosi, senza però mettere da parte le antiche usanze.
I Pulicinelli belli rappresentano la luce dopo un inverno freddo, l'eleganza, la primavera. I loro vestiti sono bianchi, e si arricchiscono con scialle colorati, appuntati sulle spalle durante il rito della vestizione. Gli scialli che durante le danze, mentre gli uomini batteranno i piedi alternandoli e girando in cerchio tenendo le braccia sui fianchi da dietro, si apriranno e si muoveranno, come fossero ali di uccelli. Allegri e alti copricapi, pieni di fiori, di nastri, con uno specchio al centro, per far specchiare chi guarda i Pulicinelli, e scacciare così "l'affascinu", il male. In mano u scuriàzzu, un bastone alla quale sono attaccate tre palle di lana, che porteranno fortuna e fertilità alle persone che verranno toccate.
Si esce di casa in casa e ci si raccoglie, fin quando tutti insieme non si arriva in piazza, e li si danza con il suono dell'ancestrale zampogna e del tamburello, insieme alla zita, la sposa, vestita di colore che danza con passi leggeri ma decisi. La danza è in due o in quattro, elegante e forte allo stesso tempo. Il contatto con la terra tangibile e visibile. Al petto sono attaccati elementi di corredo, o fazzoletti di seta, donati o prestati dalle famiglie del paese, che verranno ringraziate la sera quando alla fine del carnevale, ancora vestiti, si andrà a portare la musica e i passi nelle case. Cibo e vino non mancheranno sulle tavole, a ricambiare il buon augurio che le maschere avranno portato.
In contrapposizione dei Pulicinelli Belli ci sono i Pulicinelli Brutti: sono vestiti di scuro, con abiti vecchi, a rappresentare il caos, lo scompiglio, il buio. Entrano in scena dopo i Belli, e buttano cenere a chi incontrano sul loro passaggio. Un'altra figura è emblematica della festa di comunità: l'Urse. Incatenato e portato in giro, con corna grandi sulla testa, rappresenta la bestia, la natura domata dall'uomo.
La tradizione che rimane ma che si lascia contaminare: a vestire i panni dei Pulicinelli belli, quest'anno per la prima volta anche una donna, dopo la proposta degli anziani del paese, una cosa fino ad ora mai successa, ma che sancisce l'inizio di un'innovazione che potrebbe diventare una tradizione.