Saranno dieci i diversi testi delle strine che stasera 1 gennaio alle 20:30, all’interno dell’auditorium comunale, parteciperanno al Festival della Strina Laghitana, a Lago, piccolo centro della provincia di Cosenza a 12 chilometri dalla costa di Amantea. La strina rappresenta uno degli emblemi identitari del posto, da sempre molto attesa e portata nelle case per raccontare fatti e aneddoti accaduti durante l’anno, come un resoconto di ciò che è accaduto per i mesi precedenti. E così gli abitanti del paese che avevano piacere a ricevere in casa gli strinari, appendevano fuori dalla porta una lanterna accesa: in questo modo suonatori e cantori capivano di essere i benvenuti in quella famiglia e bussavano alla porta con suoni e canti, per poi entrare e farsi offrire cibo e vino. Ma la strina di Lago, rispetto alle altre del comprensorio, presenta delle particolarità che la rendono unica.

Le particolarità della strina di Lago

La strina di Lago non è un canto di questua, fatta per chiedere di bere e mangiare dopo aver suonato, ma è un racconto dei fatti che succedono nel paese. Raccontavano nel passato situazioni scomode e “scabrose” a quei tempi, spesso narravano di un coniuge infedele senza che si facessero dei nomi, ma con metafore e allusioni che riportavano i fatti, e non era raro che si portasse il racconto sotto forma di strina proprio ai diretti interessati. Per “vendicarsi” si doveva rispondere in rima all’affronto, e chi era sprovvisto del dono di comporre dei versi, passava alle maniere forti. «Nata come strina di sdegno, col tempo si è addolcita grazie alla mentalità degli autori. Prima era più pettegola, si concentrava sull’ingiuria, ora con l’avvento del festival sul palco si tende a non esternare più certe situazioni scomode e imbarazzanti, ma si è evoluta trattando tematiche ad ampio raggio, anche se continua ad interessarsi di tematiche locali, come la condotta di una amministrazione, di qualche politico, ma in linea di massima non è più come prima» dice Antonio Scanga, uno dei pochi strinari rimasti nella comunità che continua a portare avanti la tradizione, scrivendo anche i testi per altri strinari che partecipano al festival.

Altra cosa che contraddistingue la strina di Lago è che nonostante la melodia sia sempre uguale non si esegue sempre lo stesso testo, come in altri paesi del cosentino, ma ogni anno le parole cambiano e si adattano alla quotidianità del contesto, il cui strumento portante è la chitarra. Sono composte in terzine dantesche, ovvero formate da tre versi endecasillabi, di cui il primo e il terzo rimano tra loro, mentre il secondo rima con il primo e il terzo della terzina successiva.

Il festival della strina dal 1977

Da oltre 40 anni la particolare strina laghitana viene portata sul palco grazie al Festival della Strina, che vede la partecipazione quest’anno di 10 strinari intonare il loro testo sulla melodia dalle diverse tematiche: ci saranno quelle dedicate all’amicizia e ai suoi valori smarriti, agli anziani strinari del paese, alcune rievocheranno le vecchie “passate” di ieri di quando si andava ancora di casa in casa a portare i suoni e i canti, qualcun’altra prenderà in giro in modo scherzoso gli abitanti di Lago raccontando aneddoti divertenti.

Un giuria popolare composta dal pubblico in sala voterà per le strine, a differenza degli anni precedenti, quando la giuria era composta da esperti della strina che davano pareri tecnici e sulla composizione. Nonostante la strina sia sempre  stata appannaggio degli uomini, anche le donne prendevano parte all’evento: alcune scrivendone i testi, altre anche cantando, utilizzando dei toni più acuti rispetto agli uomini che di solito hanno una tonalità più bassa, che ben si adatta al tono del “re” utilizzato per la melodia.

La strina come identità 

Purtroppo col passare degli anni sono sempre meno gli autori, rimasti ora solo 4 o 5 nel piccolo centro, che cerca anche grazie al festival di far sopravvivere la tradizione. Qualche giovane riesce a comporre, anche se con una costanza diversa da quella che avevano gli strinari decenni fa, magari quando si ritrovano davanti al fuoco, in piazza, intonando però solo qualche strofa e non un testo completo.

«L’identità del laghitano si riconosce nella strina» continua a raccontare Antonio Scanga, elemento grazie alla quale gli abitanti di Lago, anche a distanza, sono riusciti in passato, e continuano ancora oggi, a riconoscersi. Un aneddoto conosciuto in paese parla di quando alcuni laghitani, al tempo della guerra, si trovassero in un campo di prigionia inglese, probabilmente in Africa. Uno di loro, armato di strumento, si mise a suonare l’inconfondibile strina, che permise a coloro che provenivano dallo stesso luogo, nonostante nel campo ci fossero centinaia di soldati, di riconoscere la melodia e di ritrovarsi per sentirsi vicini  in un momento triste e con poche speranze.