Strumenti musicali antichi che vibrando all’unisono tra i vicoli dei paesi portano di casa in casa il buon augurio per il nuovo anno e la novella della nascita di Cristo, ottenendo in cambio la strenna natalizia, che consiste solitamente in dolci, vino e pietanze tipiche. La Strina in Calabria è una tradizione ancestrale ancora viva e sentita, che ogni anno tra zampogne, pipite e altri strumenti viene portata in giro dagli strinari, dall’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, fino al 6 gennaio, data dell’epifania che chiude tutto il periodo delle feste natalizie. I testi e i dialetti cambiano di paese in paese, poiché ogni Strina ha le sue strofe, che si adattano e raccontano grazie al linguaggio della musica e ai suoi ambasciatori, di storie e abitanti dei luoghi in cui vengono create. In questo articolo vi porteremo alla scoperta di alcune Strine ancora ben radicate o che hanno ripreso vita, tra paesi di collina, dell’entroterra e altri a due passi dal mare.

‘A Strina per le vie di Falerna tra cibo locale e musica

Subito dopo Natale, a Falerna, in provincia di Catanzaro, sarà festa per tutto il paese, quando gli abitanti saranno pronti ad accogliere gli strinari che porteranno la strina tipica del luogo. Organizzata dall'associazione Briganti del Mancuso, insieme alle realtà e alle attività del territorio e con il patrocinio del Comune, la manifestazione arrivata alla quarta edizione partirà il 27 dicembre nel primo pomeriggio, coinvolgendo sia i bambini che gli adulti. Si partirà infatti con i giochi popolari rivolti ai più piccoli, e con laboratori di danze e musica tradizionali dedicati alla strina.

Per le vie del paese, allestito in tema natalizio, grazie agli addobbi realizzati in collaborazione con le altre associazioni di Falerna e di Gizzeria, saranno distribuiti diversi stand eno-gastronomici. Questi ultimi saranno gestiti da aziende locali, presso i quali si potranno provare, con un piccolo contributo, i piatti della tradizione e il vino locale, a partire dalle 19:00. E alle 23:00 inizierà la passeggiata insieme ai suonatori per i vicoli del centro storico, fino ad arrivare nella piazza principale dove ci si riscalderà grazie alla presenza delle particolari torce svedesi: pezzi di tronchi di abete o pino ai quali vengono apposti degli intagli che favoriranno l’emanazione di calore.

La tradizione di portare per le case la strina veniva svolta dai giovani del paese fino a circa 15 anni fa, quando si era interrotta, fino a quando i Briganti del Mancuso non hanno deciso di riportarla alla vita recuperando il testo di una tradizionale strina falernese grazie ad alcuni anziani del paese, andando così a recuperare quell’atmosfera festosa e facendo rivivere lo stesso spirito di un tempo. 

A San Mango la strina per San Silvestro

Anche a San Mango D’Aquino, nel Reventino, la tradizione resiste ancora ed è portata avanti anche dai più giovani. Durante la sera del 31 dicembre, mentre le famiglie si riuniscono nelle case dopo il cenone, gruppi di amici si danno appuntamento per andare insieme a portare la strina presso varie abitazioni, le quali porte si apriranno al sentire il suono di fisarmoniche, chitarre e organetti. Secondo la tradizione il canto augurale viene eseguito davanti alla porta di casa, iniziando a intonare versi in dialetto locale che augurano abbondanza e cose belle per il nuovo anno, inserendo i nomi dei componenti della famiglia per dedicare loro le strofe.

I padroni di casa non apriranno fino a quando gli strinari non avranno cantato anche l’ultima strofa della prima parte, detta “d’avurpa”, dalla parola iniziale, che incita ad offrire qualcosa da bere al cantore che ormai avrà la  gola asciutta. La famiglia apre così la porta e offre ai presenti da bere e da mangiare, mentre il gruppo continua a suonare e cantare, prima delle strofe di saluto, che annunciano il momento di andare via, per passare poi a far visita ad altre case, e così avanti fino all’alba.

A far parte della tradizione della strina anche la banda musicale, che inizia il suo giro a mezzanotte, in casa del sindaco. Tra le usanze c’è quella di prendere particolarmente in giro gli amici, soprattutto quelli sposati da poco, andando a casa loro durante la notte e costringerli ad alzarsi dal letto per più volte per aprire la porta ai vari gruppi che si presentano, a distanza di poco tempo l’uno dall’altro.

A Conflenti rivive la strina sanmanghese

La strina sanmanghese, oltre che per augurare il nuovo anno nel proprio paese di origine, si sposterà il 29 dicembre a Conflenti, durante la seconda giornata dell’evento Incontri d’otre organizzato dall’associazione Felici & Conflenti. Dopo il concerto del gruppo Parafonè che si terrà all’interno del santuario del paese dell’area del Reventino, ci si sposterà tutti presso un'abitazione nelle vicinanze, dove i suonatori di San Mango intoneranno la strina con gli strumenti tradizionali posizionandosi davanti alla casa prescelta. Poi insieme a tutto il resto dei presenti si aspetterà un cenno da parte dei padroni di casa, che a quel punto apriranno la porta e offriranno come ringraziamento ai suonatori e ai cantori per aver portato la strina sanmanghese cibo e vino, come da tradizione.

Un modo questo di mantenere la tradizione, chiamando gli strinari del paese confinante dove ancora tale usanza rimane viva, che a Conflenti negli ultimi anni è andata scemando, anche se rimane in uso quella di San Mazzeo, la zona alta del territorio.

Ad Aiello Calabro si incontrano le strine di vari paesi della Calabria

Nonostante la tradizione negli ultimi decenni non sia più diffusa, rimane comunque forte ad Aiello Calabro, in provincia di Cosenza, la voglia di riprendere l’uso della strina. Per questa edizione, più strutturata rispetto a quella scorsa, la strina, che rimane sempre protagonista indiscussa,  cambia scenario, e dalle strade del paese, dove è solita fare la sua apparizione, si trasferisce presso il teatro comunale. Il 30 dicembre protagonisti saranno gli strinari dei paesi limitrofi, che porteranno al teatro i loro versi in dialetto accompagnati dal suono delle zampogne per la seconda edizione dell’evento organizzato dall’amministrazione comunale, che anche lo scorso anno aveva ottenuto apprezzamenti per l’idea di voler tenere viva l’antica usanza. 

Mentre nell’edizione 2022 ad essere coinvolti erano stati i paesi del Cosentino, quest’anno ad essere presenti saranno vari gruppi dell'entroterra catanzarese. L’auspicio per le prossime edizioni, dopo l’organizzazione di eventi singoli, sarà quello di far sfociare la manifestazione in un festival di più giorni, riuscendo così a raggruppare un numero sempre più alto di portatori della cultura della strina. 

A Donnici la Strina nel giorno dell’epifania

A chiudere tutti gli eventi delle varie strine distribuite per la Calabria sarà Donnici, paese dell’entroterra cosentino conosciuto soprattutto per il suo buon vino. Il 6 gennaio si svolgerà il primo raduno degli strinari a Donnici, evento organizzato da Accademia Donnici Doc, l’associazione Vivi Donnici in collaborazione con la congrega di San Michele, che insieme hanno dato vita al cartellone delle festività natalizie, incluso anche nel cartellone delle festività del comune di Cosenza. Le tre realtà del territorio hanno infatti deciso di unire le forze per realizzare una programmazione natalizia comune, al fine di far rivivere l'ambiente e l’atmosfera donnicese alla comunità, di cui il raduno rappresenta l’evento conclusivo.

Il ritrovo è previsto per il 6 gennaio alle 18:00 nella piazza centrale di Donnici, davanti alla tipica fòcara, dove a turno gli strinari coinvolti faranno sentire le proprie strine tipiche del proprio luogo di provenienza. Quello che le associazioni vorrebbero infatti è portare i vari gruppi di strinari ancora presenti in Calabria per ascoltare i loro versi, che cambiano dialetto da paese in paese, come anche le parole, lo stile e i suoni, rendendo quindi l’evento interessante non solo dal punto di vista tradizionale ma anche da quello etno-musicologico.  Ad essere coinvolti saranno diversi gruppi di strinari della provincia di Cosenza e dell’area del Reventino, e verranno coinvolti anche quelli della provincia di Vibo Valentia. Quello del 6 gennaio vuole essere un momento di festa e di condivisione come lo sono le strine, durante il quale verranno offerti un pasto caldo e del vino agli strinari, come da perfetta tradizione.

A San Lucido la strina dopo delle feste

A San Lucido, sul Tirreno cosentino, la strina ha origini lontane, di quando durante le feste e soprattutto in date particolari, si portava la strina nelle case delle famiglie del paese. Iniziavano ad essere svolte già a San Martino, per augurare il benvenuto al santo e al vino nuovo portando il suono nelle case, per poi portarla nuovamente all’Immacolata e a Natale per buon augurio. Già da tempo però nel paese la tradizione si è spostata a dopo le feste natalizie, a partire da gennaio e fino al periodo di carnevale, tant’è che anche gli ultimi suonatori più anziani non hanno memoria che la strina a San Lucido si portasse prima del nuovo anno, che quindi ufficialmente inizia a sentirsi per le strade e nelle case dopo l’epifania. Il canto della strina è accompagnato dalla surdulina, anche se durante gli anni ‘70 ha iniziato a essere usata anche la fisarmonica e la strina cosentina ha in qualche modo influenzato quella tipica di San Lucido, completamente diversa per suoni e cadenze. La modalità di canto non è delle più facili: si tratta di un canto in maggiore, “ad aria”, che si insegue con la surdulina fino a quando entrambi si incontrano nell’ultima strofa. 

La famiglia che sarà omaggiata del suo suono non sa solitamente che i suonatori andranno a casa loro, come suggerisce la tradizione, o al massimo ad esserne a conoscenza sarà solo un membro della famiglia. Il suonatore e i cantori, questi ultimi solitamente più di uno in modo da alternarsi tra di loro, andando davanti casa iniziano a cantare e suonare, fino a quando i padroni di casa non iniziano con alcuni gesti a far capire che gli sono bene accetti e potranno entrare: accendono la luce, aprono le finestre, e infine aprono il portone, accogliendo gli ospiti che entrano sulle note di una strofa precisa, per poi dedicare le altre ai padroni di casa, o al cibo che mettono sulla tavola per ringraziare del buon augurio ricevuto. Dopo le strofe il canto si interrompe e si balla, sostituendo a volte la zampogna con l’organetto. A concludere la visita, le ultime strofe di commiato, cantate mentre il gruppo lascia la casa per andare via. Al momento a conoscere la strina tradizionale sanluicidana sono rimasti pochi zampognari e cantori, ma si sta cercando di non farla scomparire grazie agli anziani del luogo, ai musicisti, e ai giovani che si stanno avvicinando alla tradizione musicale. 

I versi della strina di San Mango

E nue de 'cca volimu,
volimu cuminciare,
ca chista è 'na partita chi nun ne po' mancare.

Palazzu torniatu,
torniatu de bicchieri,
dintra ‘cce sta ‘nu no... ma dicu nobile cavalieri.

Palazzu torniatu,
torniatu de diamanti,
dintra ‘cce sta ‘nu no... ma dicu nobile galante.

Ca’ nue de..... ninn’eramu riscordati,
patrune chi lu via
de la Basilicata
E ppure c’è..... ch’è ‘na fimmina d’unure,
a ‘na manu la strina
ed a n’atra lu buttigliune.

E nue d’i minuti ninn’eramu riscordati,
patruni chi li via
de settecianti Stati.

Ca’ io ‘cce vinni annu
e l’uattu de Natale,
mi ‘cce manciai ‘na capu, ‘na capu de maiale.

Ed io ‘cce vinni annu
ed annu de ‘sti tiampi,
mi ‘cce manciai ‘na capu, ‘na capu de ‘nu jancu.

Pozzavu fare ta...
ma dicu tante belle feste,
quantu a Paliarmu c’ià,
ma dicu c’ià porte e finestre.

E tanti e chiddi belli
ohi dicu belli jiuarni,
quantu a Paliarmu c’ià,
ma dicu c’ià porte e cuntuarni.

Chi pozza fare ta…
ma dicu tantu bellu granu,
quantu ne fìcia Cutru
ma Cutru ‘ccu Ruglianu.

E tantu e chiddu bellu
ohi dicu bellu vinu,
quant’acqua va de Sa…
ma dicu ‘e Savutu e ‘penninu.

Possa tu fare tanta
Chi pozza fare tanta
e tanta bona sita,
quantu ne fìcia Na… ma dicu Napuli e Gaìta.

Ajosa, ajosa e vida
e vida ‘cca de fare,
‘ca parasaccu si...
ma dicu si ‘ne vodi andare.

Ajosa, ajosa e vida
e vida cchi me dici,
‘ca mina ‘ru Levante,
‘u Ponente e ‘ru Libice.

Famme la strina e fa...
ma dicu fammila de mele,
mu te sta bona ‘ssa...
ma dicu ‘ssa bella mugliere.

Famme la strina e fa...
ma dicu fammila de ficu,
mu te sta buanu ‘ssu... ma dicu ‘ssu bellu maritu

Siantu lu strusciu de...
ma dicu de lu tavulatu,
me cridu ‘ca me cala,
me cala ‘na supressata.

Siantu lu strusciu de...
ma dicu de lu turriualu,
me cridu ‘ca me scinna, me scinna ‘nu mustazzualu.

Intra ‘ssa casa ‘cce...
ma dicu ‘cce penna ‘na ‘nzita,
prima de l’annu ‘cce...
ma dicu ‘cce trasa ‘na zita.

‘A vurpa curtu e luangu,
curtu e luangu avìa ‘ru pilu,
cantare cchiù nun puazzu,
nun puazzu si nun vivu.

(Strofette di commiato)

E nue ninne jiamu
e nne mintimi ‘n via,
restati ‘ccu ‘ra pace,
‘a pace de Maria.

E nue ninne jiamu,
e nne mintimu avanti,
restàti ‘ccu ‘ra pace,
‘a pace de li Santi.

D’intra ‘nu grubbu nne...
ma dicu nne fujìu ‘nu gattu,
e jiamunìnne ‘ca...
ma dicu ‘ca la strina è fatta.

Canta ‘ru gaddu e scu...
ma dicu scuatula ‘re pinne,
santa notte ve lassu,
ve lassu e jiamunìnne.

La Strina cosentina

Senza esseri chiamati simu vinuti
oi simu vinuti
ari patruni avia i bon truvati
chini di gintilizza e curtisia;

Ssu palazzieddru ha quattru spuntuni
oi quattru spuntuni
quattrucent’anni campa u patruni
quattrucent’anni campa u patruni;

Quattru spuntuni e quattru spuntuneri
quattru spuntuneri
quattrucent’anni campa a mugliera
quattrucent’anni campa a mugliera;

Chi Dio vi manna tanti boni anni
tanti boni anni
quannu aru munnu si spannanu panni
quannu aru munnu si spannanu panni;

Chi Dio vi manna tanti boni misi
tanti boni misi
quannu aru munnu ci su sordi e turnisi
quannu aru munnu ci su sordi e turnisi;

Chi Dio vi manna tanti bone simane
tante bone simane
quannu aru munnu ci su fatte di pane
quannu aru munnu ci su fatte di pane;

Chi Dio vi manna tanti boni iuarni
tanti boni iuarni
quannu aru munnu ci su pitti e cudduri
quannu aru munnu ci su pitti e cudduri;

Chi Dio vi manna tanti boni mumenti
tanti boni mumenti
quannu aru munnu ci su vacche e iumenti
quannu aru munnu ci su vacche e iumenti;

Chi Dio vi manna tanti boni festi
tanti boni festi
quannu aru munnu ci su porti e finestri
quannu aru munnu ci su porti e finestri;

Chi Dio vi manna tantu i chiru bene
tantu i chiru bene
quannu ni vannu a Napuli e ni vene
quannu ni vannu a Napuli e ni vene;

Chi Dio vi manna tantu bonu granu
tantu bonu granu
quannu ni fa Russanu e Curiglianu
quannu ni fa Russanu e Curiglianu;

Chi Dio vi manna tantu uogliu e mustu
tantu uogliu e mustu
quannu li curra u Crati u misi i agustu
quannu li curra u Crati u misi i agustu;

Mienzu a ssa casa d’oru nu bastuni
d’oru nu bastuni
aru patruni u viu nu gran baruni
aru patruni u viu nu gran baruni;

Mienzu a ssa casa d’oru na catina
d’oru na catina
ara signora a viu na gran regina
ara signora a viu na gran regina;

Mienzu a ssa casa d’oru na pernice
d’oru na pernice
a .............. (nome) a viu n’imperatrice
a .............. a viu n’imperatrice;

Ari guagliuni un ci dicimu nenti
un ci dicimu nenti
i viu a patruni di tri continenti
i viu a patruni di tri continenti;

E di .............. m’era riscurdatu
m’era riscurdatu
u viu a patruni di tuttu lu Statu
u viu a patruni di tuttu lu Statu;

Cantu la strina e mi ni staiu fora
mi ni staiu fora
chista è a strina ca porta ..............
chista è a strina ca porta ..............;

Cantu la strina supa a stu gradinu
supa a stu gradinu
chista è a strina ca porta ..............
chista è a strina ca porta ..............;

Cantu la strina supa a chista scala
supa a chista scala
chista è a strina ca porta ..............
chista è a strina ca porta ..............;

Cantu la strina cu i manu inta a sacchetta
cu i manu inta a sacchetta
chista è a strina ca porta ..............
chista è a strina ca porta ..............;

A forza i cantari amu persu a ‘ntisa
amu persu a ‘ntisa
chista è a strina ca porta ..............
chista è a strina ca porta ..............;

Tutti l’amici ni mintimu mienzu
ni mintimu mienzu
fannu la cumpagnia a San Vicienzu
fannu la cumpagnia a San Vicienzu;

E li parenti li mintimu a latu
li mintimu a latu
fannu la cumpagnia ara ‘Mmaculata
fannu la cumpagnia ara ‘Mmaculata;

A vurpa longa e finu avia u pilu
finu avia u pilu
un minni vaiu i cca si prima un vivu
un minni vaiu i cca si prima un vivu;

A vurpa longa e fina avia a lana fina
avia a lana
attiantu un mi mannari ara funtana
attiantu un mi mannari ara funtana;

Sentu lu strusciu di lu tavulinu
di lu tavulinu
è u patruni ca pripara u vinu
è u patruni ca pripara u vinu;

Sentu lu strusciu di la tavulata
di la tavulata
è a signora ca porta a suprissata
è a signora ca porta a suprissata;

Sentu lu strusciu di la cascitella
di la cascitella
chisti su i guagliuni ca piglianu a custatella
chisti su i guagliuni ca piglianu a custatella;

Nun è vrigogna si purtamu la strina
si purtamu la strina
la strina l’ha lassata nostru Signuri
la strina l’ha lassata nostru Signuri;

Oi c’ha fattu a nivi aru caritu
oi aru caritu
chi Dio ti guardi stu bonu maritu
stu gigliu russu ca tieni ara banna;

Oi c’ha ha fattu a nivi ara muntagna
oi ara muntagna
chi Dio ti guardi sta bona cumpagna
sta rosa russa ca tieni ara banna;

Nun è Natale e nun è Capudannu
nun è Capudannu
è u jurnu cchiù bieddru i dintra l’annu
è u jurnu cchiù bieddru i dintra l’annu;

Fazzu la strina chi ti suolu fari
chi ti suolu fari
s’un tieni nenti dunami l’amaru
s’un tieni nenti dunami l’amaru;

Nun vi criditi ca nui simu assai
ca nui simu assai
ca simu trentatria e u cantaturi
ca simu trentatria e u cantaturi;

Canta lu gallu e scuatula li pinni
scuatula li pinni
damu la bonasira e iamuninni
damu la bonasira e iamuninni;

Canta lu gallu e scuatula la cuda
scuatula la cuda
damu la bonanotte a vui signuri
damu la bonanotte a vui signuri;

U tiempu di la strina è finitu
oi è finitu
a numi i tutti quanti io vi salutu
a numi i tutti quanti io vi salutu;

Caru patruni oi ca fora è notte
oi ca fora è notte
ppe piaciri apritini sta porta
ppe piaciri apritini sta porta.