Si inizia già qualche settimana prima a dar vita alle figure femminili fatte di canne, rami e prodotti della terra dette anche Persephoni. L'attività è inclusa tra i beni culturali immateriali della Regione Calabria
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Riti e feste di comunità per esaltare la natura accettando i suoi cambiamenti, metafora dei mutamenti della vita. In Calabria sono ancora tanti i rituali messi in atto durante le festività e le stagioni. Il periodo pasquale non fa eccezione, riempiendosi di tradizioni, cristiane e pagane, che affondano le proprie radici in tempi lontani e che abbracciano simboli e azioni, diventati ormai consuetudini per chi le compie e le vive da sempre, generando curiosità e ammirazione in chi lo vede per la prima volta. A Bova, capitale della Calabria Grecanica in provincia di Reggio Calabria, ogni anno durante la domenica delle Palme rivive il rito delle Pupazze, dette anche Persephoni, figure femminili fatte di canne, rami e prodotti della terra, che vengono portate lungo il paese in processione, attività inclusa tra i beni culturali immateriali della Regione Calabria.
Il rito come rinnovamento di vita e di stagione
Si inizia già qualche settimana prima della domenica delle Palme a dar vita alle Pupazze, che verranno realizzate di due dimensioni: una piccola e una grande, a rappresentare la figlia e la madre. Alla loro produzione partecipa l’intera comunità, appoggiata dall’amministrazione e portata avanti dalla parrocchia del paese grecanico. Negli ultimi anni sono stati istituiti dei laboratori per apprenderne la realizzazione, per far sì che la tradizione non vada perduta. Un rito che dopo un lungo periodo era andato scomparendo, ripresa nei primi anni del 2000 e diventata con il tempo bene culturale immateriale della Regione Calabria.
Si tratta di un rituale che ha lo scopo di far ritrovare la connessione con la natura, con forti elementi di stampo pagano che fanno riferimento, tramite le forme femminili ricreate, alla Madre Terra, come augurio di fertilità, che riprende una delle usanze dell’Antica Grecia, che mette al centro le figure di Demetra e della figlia Persephone, dee dell’agricoltura, della fertilità e delle stagioni.
Come sono fatte le Pupazze o Persephoni
Le Pupazze sono letteralmente delle figure fatte di intrecci tra rami d’ulivo e "steddhe", ovvero canne che fanno da struttura, che sarà poi addobbata di nastrini e merletti, e ogni tipo di primizie, frutta, fiori e foglie, che si collega alla venerazione dei frutti della terra, rifacendosi ancora una volta alla simbologia della primavera come rinnovamento di stagione e di vita, al centro della quale c’è la donna. Concetto riconducibile alla bambola, che nella storia e anche durante l’epoca bizantina, rappresentava il cambiamento, il passaggio da una situazione all’altra. Nel caso delle Persephoni il passaggio è quello da bambina a donna, da donna nubile a sposata, ma anche dall’inverno alla primavera. Alle strutture arboree vengono appese anche le tipiche “musulupe”, forme di formaggio realizzate con stampi a figura antropomorfa.
Quando il rito incontra il mito greco
La tradizione delle Pupazze risale all’800, mentre la processione della Domenica delle Palme esisteva a Bova già nel '500, come riportato da alcuni scritti risalenti al 1670. Il sacro e profano che si incontrano e si intrecciano dando vita a quello che oggi è il rito delle Pupazze, che affonda le sue radici nel mondo greco e nel mito di Persèfone, chiamata anche Kòre, dal greco “giovane donna”, figlia di Demetra, dea della primavera e protrettirice dei campi. Rapita da Ade, fratello di Zeus, poiché innamorato di lei, fu portata negli inferi. Qui, rifiutando qualsiasi cibo, accettò di mangiare solo sei chicchi di melograno, senza sapere però che nutrirsi con i frutti degli inferi significasse rimanere lì per sempre. Demetra, dea dell’agricoltura e della fertilità, che fino ad allora aveva dato agli uomini lunghe stagioni ricche di raccolti, rattristata e piena di rabbia fece arrivare un inverno freddo che impedì alla vegetazione di crescere. Così Ade, grazie all’intercessione di Zeus, accettò di lasciare che Persefone ritornasse sulla terra, ma solo per sei mesi all’anno, tanti quanti erano i chicchi di melograno che aveva mangiato. Quando Persefone tornava dalla madre, Demetra piena di gioia permetteva alla terra di rifiorire, facendo arrivare la primavera e l’estate, quando tornava negli inferi, la sua tristezza faceva arrivare l’autunno e l’inverno. Il rito delle Pupazze si ricollega proprio a questo: addobbate con nastri, fiori e frutti, rappresenta il passaggio dall’inverno alla primavera, a simboleggiare rinascita e rinnovamento.
Come si svolge la domenica delle Palme
Ci si ritrova già di mattina, intorno alle 9:00, presso il centro culturale del centro storico in cui si preparano giorni prima le Pupazze. Ogni portatore uscirà fuori con la sua opera, e insieme agli altri portatori e portatrici si unirà al corteo, che da Via Roma arriverà fino al santuario di San Leo, patrono di Bova. Ci si fermerà sui gradini della chiesa, dove prima di entrare le Pupazze, tenute in alto, riceveranno la benedizione da parte del parroco, come anche i rami di ulivo e le palme che i fedeli avranno in mano, fondendo così un rito pagano con quello cristiano.
E subito dopo, il corteo ripartirà alla volta della Cattedrale della Madonna della Presentazione, della parrocchia di San Teodoro. Si entrerà tutti in chiesa per la funzione, mentre le Persefoni rimarranno ai lati delle navate. Alla fine della funzione si svolgerà uno dei momenti salienti del rito: una volta usciti tutti fuori, le Persefoni verranno spogliate dei loro addobbi floreali e di tutti i frutti, che verranno suddivisi tra la comunità, che aspetta con gioia di ricevere il suo piccolo dono per tenerlo in casa, appenderlo al muro o alla porta come buon augurio, oppure da usare per “sfumicari”, ovvero bruciandoli per togliere il malocchio.