Il repertorio musicale è formato da balli di gruppo e di coppia provenienti dai villaggi francesi e del nord Europa da pochi anni diffusi nelle piazze italiane
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Danze tradizionali soprattutto francesi ma anche popolari europee, il cui repertorio è costituito da ballate di gruppo e di coppia, che venivano danzate inizialmente nei villaggi in nord Europa e in Francia, e si sono adattate negli anni anche alle piazze urbane, da qualche anno diffuse anche in quelle italiane. Si tratta del Balfolk, un insieme di danze popolari europee che seguono le contaminazioni musicali contemporanee, attirando l'attenzione sempre di più persone, che si riuniscono, spesso all'aperto, per ballare e ritrovarsi, accompagnati anche da musica dal vivo. Anche in Calabria da qualche anno comincia a diffondersi la passione per le danze francesi, che ha spinto alcuni amici a dare vita al gruppo Balfolk Reggio Calabria, e alla relativa pagina social, al momento l'unica realtà nella nostra regione a diffondere il fenomeno.
Le origini del balfolk
«Il balfolk nasce come origine in Francia, è il riprendere le danze popolari dei villaggi e riviverle in contesti di piazze urbane, come Parigi, Nantes, Nizza, Bordeaux, Marsiglia» ci spiega Saverio Settimio, uno dei membri fondatori del gruppo insieme a Carmen Mallamaci, Elisabetta Pellegrini, Maria Mangiola, Daniele Martorano, Noemi Evoli e Agata Scopelliti. «Tutte le cose che entrano in collegamento con le aree urbane cambiano, come ad esempio l'esecuzione della bourrée, che cambia in base ai tempi e subisce piccole trasformazioni rispetto a quella delle origini. Quella che balliamo oggi viene chiamata new trade, una musica interpretata da musicisti che l'hanno ripresa dai contesti di villaggi e paesi un po' isolati, utilizzando strumenti anche nuovi come il violino, anziché quelli del passato, come la ghironda, un antico strumento occitano ora poco usato. Modifiche che rendono le musiche più accentuate nel ritmo.
Dopo la Francia, le danze balfolk si diffondono anche nell'area inglese, in quella scandiva, polacca, e dall'est Europa entrano a far parte del repertorio la mazurca, la polka e il valse. Ad esempio la mazurka francese è diversa da quella balfolk, un cambiamento legato anche all'esecuzione dei musicisti che fanno parte del panorama musicale. Tra i più noti ci sono i Ciac Boum, Remi Geffroy, Gerard Godon, tra cui spiccano anche gli Alzamantes, un gruppo italiano molto apprezzato». La danze balfolk si suddividono a loro volta in due: le danze di gruppo, che hanno un richiamo molto popolare, come ad esempio bourrée, rondeau, branle, gavotte, avant deux, e danze bretoni, o quelle occitane come la calvignade.
E quelle di coppia, in cui ritroviamo scottish, valse a tre e a cinque tempi, mazurka balfolk, e polka, preferite nelle mazurke klandestine, termine con il quale si indicano le danze ballate in spazi pubblici senza dover chiedere il permesso ufficiale, diffuse in tutta Italia. «Noi come gruppo poniamo attenzione non solo alle danze del panorama francese, ma anche a quelle delle "aree minori", ovvero quelle meno conosciute, come le macedoni, le greche tra trata, sirtaki, e kalamatios, le curde, quelle armene, quelle della cultura ebraica come klezmer, danze delle palme e mana vu, le bulgare, o serbe, e anche scottish siciliane e sarde. Per noi non c'è prevaricazione tra una cultura e l'altra.»
L'idea del Balfolk a Reggio Calabria
E' il dicembre 2021, subito dopo il covid, che ha cambiato il modo di vedere e vivere le relazioni. La paura di avvicinarsi e riprendere rapporti è ancora forte tra le persone: abbracciarsi, darsi la mano, usare il contatto come eravamo abituati a fare, non fa più parte delle nostre abitudini. E così a Reggio Calabria, un gruppo di amici, per mettere un freno alla situazione e superare il periodo, e in un certo senso decidendo di sovvertire al nuovo modo di vivere le relazioni a distanza, tra videochiamate e piattaforme on line, decide di creare una realtà per condividere la passione per le danze balfolk, creando così momenti di aggregazione che per tanto tempo erano venuti a mancare. «Durante un capodanno ci trovavamo a Pentedattilo, ospiti di Rossella, tra le poche abitanti del paese abbandonato, e un ragazzo spagnolo ci parlò di una danza tipica del suo paese che veniva ballata in piazza, rafforzando così l'idea che avevamo avuto noi, e dando inizio alla realtà balfolk a Reggio Calabria in piazza sant'Agostino. Un luogo dove si fermano persone provenienti da culture e contesti geografici diversi, persone in difficoltà, e in cui in tanti si ritrovano per ascoltare musica e ballare. Noi ci siamo uniti a questo contesto, facendo parte del grande mosaico che la piazza offre a chi si sofferma con attenzione».
«All'epoca facevamo ancora i balli di gruppo per mantenere una certa distanza, per poi iniziare ad approfondire anche quelli di coppia non appena è stato possibile. Precedentemente avevo preso parte a dei festival in cui si ballavano queste categorie di balli, e quindi ho cercato di dare indicazioni su alcune figure, movenze e tempi durante gli incontri di danza, che hanno dato vita alla creazione della pagina facebook BalFolk Reggio Calabria, dove ci si da appuntamento e si scambiano informazioni su eventi e concerti» dice ancora Settimio. Il gruppo oltre che vedersi ogni lunedì per danzare insieme, organizza anche concerti e laboratori di balfolk aperti a tutti e tutte, in cui si possono apprendere i passi della tradizionale musica, e assistere ai concerti dal vivo creando momenti di condivisione collettiva. Parola chiave anche in questo contesto è l’accoglienza: nel caso in cui ci fossero ballerini che necessitano di ospitalità, il gruppo si adopera per cercare, tra le persone che orbitano intorno alla realtà, chi può ospitare chi viene da più lontano. In modo completamente gratuito, nel vero spirito del balfolk. Gentilezza che verrà prima o poi ricambiata, poiché sono vari gli eventi di balfolk organizzati su tutto il territorio, da nord a sud, e che vedono ogni volta partecipare persone appassionate di danza dal mondo provenienti da più parti d’Italia.
Il Balfolk come aggregazione e presenza sul territorio
Ma non è stata solo la voglia di ritrovarsi e riprendere le relazioni che ha spinto il gruppo di amici a portare anche a Reggio il balfolk. Tra gli intenti c'è infatti anche quello di valorizzare il territorio e godere insieme di scorci bellissimi, dagli affacci sul mare, ai tramonti, facendoli vedere anche a chi non li conosce, originando curiosità e voglia da parte di chi vede il gruppo ballare, di avvicinarsi gradualmente e partecipare alle danze. «Abbiamo pensato che il territorio appartiene a tutti e quindi è anche nostro, e la conoscenza dei luoghi si costruisce con la frequentazione del territorio stesso. Stare nelle piazze significa anche presidiare il territorio e condividere gli spazi con altre persone che provengono da contesti e luoghi diversi dal nostro» dice sempre Settimio. «La nostra città merita ben altro rispetto a come viene trattata.
E inoltre il clima benevolo ci permette di riunirci all'esterno e danzare sotto le stelle, cosa che rende la situazione ancora più poetica, riuscendo così a godere a pieno di tutto quello che abbiamo». Dopo piazza Sant'Agostino, il luogo di ritrovo è al momento nei pressi della stazione di Reggio Calabria Lido, dove si trova una pensilina che preserva dal freddo e dal maltempo, permettendo così agli appassionati di balli francesi di ballare anche in inverno. Oltre all'aggregazione e alla valorizzazione dei luoghi, tra gli aspetti più importanti del balfolk ci sono accoglienza e rispetto dell'altro, indipendentemente dal contesto di provenienza, ed è basilare far sentire tutti a proprio agio, anche chi si avvicina per la prima volta. «E' fondamentale far sentire parte di un gruppo anche gli ultimi arrivati, in quanto si condividono dei criteri volti a creare accoglienza mettendo anche chi è nuovo al fenomeno a proprio agio, favorendo la democrazia e il rispetto reciproco nei confronti di tutti».