VIDEO | Questo meraviglioso parco è ospitato a Mammola, nel Reggino. Un luogo nato dall'ambizioso progetto degli artisti Nik Spatari e Hiske Mass: «Funziona benissimo grazie al passaparola di chi viene qua»
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Colore, arte, cultura ma soprattutto un po’ di follia, sono gli ingredienti presenti all’interno del MuSaBa – Museo all’aperto Santa Barbara, l’ambizioso progetto degli artisti Nik Spatari e Hiske Mass, che nel 1969 decidono di lavorare alla realizzazione del grande museo all’aperto diventato oggi un luogo iconico in cui si concentra un numero vastissimo di opere d’arte contemporanea.
Ad ospitare questo meraviglioso parco è Mammola, in provincia di Reggio Calabria, un luogo allora vuoto e in rovina, scelto dai due artisti come risposta all’ostilità del territorio nei confronti delle innovazioni.
Dopo essersi conosciuti a Parigi, e aver viaggiato in lungo e in largo in giro per il mondo a portare ognuno la propria arte, Spatari torna in Calabria, e Hiske da Amsterdam decide di raggiungerlo. Girano per la Calabria in lungo e in largo, ma si trasferiscono poi a Milano, fino a quando la città non li stanca, e decidono di trasferirsi definitivamente in quel luogo alla punta dello stivale.
Santa Barbara, il luogo in cui decidono di far nascere il MuSaBa, è vuoto, ma loro non si intimoriscono, e iniziano quella che sarà un’impresa pazzesca, mai veramente riconosciuta dalle istituzioni regionali. Un amore per l’arte, per la bellezza e per la Calabria che non li ha mai abbandonati, e li ha spinti a realizzare quello che oggi è un sito unico al mondo.
Installazioni, opere sia all’interno che all’esterno, riempiono Santa Barbara di arte pittorica, musica, e architettura, diventando una grande tela sulla quale i due artisti hanno potuto dare piena libertà a creatività e innovazione.
Dall’Ultima Cena, a Il Sogno di Giacobbe, a La Rosa dei venti, per citare alcune tra le opere più famose, tutto al MuSaBa è colore, cura e meraviglia. La morte di Spatari non ha intaccato l’entusiasmo sobrio di Hiske, che continua l’opera cominciata con il compagno, nella vita e nel lavoro, anche ora che lui non c’è più, mantenendo vivo il luogo tra i laboratori di mosaico e l’accoglienza con le scuole, oltre che tramite l’apertura al pubblico.
Nel parco, oltre alle opere di Spatari e Maas, ce ne sono molte anche di altri artisti, invitati a realizzare opere site-specific facendosi contaminare dallo spazio e dai materiali locali.
L’ultimo capolavoro di Spatari è un grandissimo mosaico al quale l’artista ha lavorato per 15 anni, pezzettino dopo pezzettino, dando vita ad un’opera espressiva di bellezza stupefacente, alla quale ha lavorato fino a prima di morire