È anche grazie al mistero che il fascino di Cerenzia resta ancora in piedi. Nel corso della sua lunga esistenza, il piccolo borgo della provincia di Crotone ha lasciato correre. Ha permesso alla tradizione e alla leggenda di continuare a presidiare i discorsi della gente, i racconti passati di bocca in bocca da una generazione ad un'altra.

Una Storia... da raccontare

Fondata secondo alcuni studiosi dagli Enotri, secondo altri da Filottete, la comunità governa con la sua strategica posizione la vallata del fiume Lese, già Acheron. Lo fa con la fierezza dei suoi anni, con il peso di una storia che chiede di essere custodita e valorizzata per parlare ancora di sé al domani pronto ad arrivare. Dall'epoca pre-romana ad oggi, Cerenzia di cambiamenti ne ha visti e subiti davvero tanti. E, seppur in parte, svela tuttora allo sguardo dei visitatori e dei residenti numerose tracce del suo cammino in mezzo ai secoli, del suo attraversamento nelle crune del tempo. Nei pressi dell'area dove sorgeva il vecchio centro urbano, sono visibili ancora oggi i resti di un edificio sacro e di una struttura nota come Vescovato. Oltre al sito storico di Acerenthia, meritevole di essere visitata è la Chiesetta di San Teodoro. Una struttura interessata negli anni da numerose trasformazioni e riconoscibile per il suo esterno in pietre a vista. All'interno dell'edificio invece è possibile ammirare un altare barocco in marmi bianchi e policromi. Nel piccolo luogo di culto, probabilmente un eremo in tempi remoti, è presente un crocifisso ligneo risalente al XVIII secolo.

La leggenda di San Teodoro e del Drago a sette teste

Volgendo lo sguardo al passato, c'è una leggenda che Cerenzia trascina da secoli con sé e prova a spingere ogni giorno di più al di là del presente: è la leggenda del drago a sette teste. Una storia che dal XVI secolo accompagna la vita del paese e secondo cui, in un giorno del 1528, gli abitanti del borgo, in fila alla fontana per l'approvvigionamento dell'acqua, furono sorpresi da un drago a sette teste capace di sputare fuoco. Dopo un fuggi fuggi generale, i cittadini spaventati decisero di interpellare il vescovo. Per l'ecclesiastico l'unico in grado di sconfiggere il mostro era San Teodoro d'Amasea. Fu così che il 9 novembre del 1528, sotto la guida del santo, i residenti di Cerenzia raggiunsero il drago, lo svegliarono ed una volta uscito dalla grotta venne infilzato con la spada in un occhio e ucciso da San Teodoro. Il condottiero, raffigurato con le sette lingue del drago sulla testa, venne da allora designato quale protettore del paese e celebrato proprio ogni 9 novembre.