Dalle particolarità greche alle forme arabe fino ad arrivare alle decorazioni bizantine: più culture si fondono nell'edificio dalla bellezza straordinaria
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Stretta nell'abbraccio della natura, poco distante dall'abitato di Staiti, nel Reggino, una piccola ed antica chiesa spunta in mezzo a secolari alberi di ulivo. Fa incursione negli sguardi dei passanti che si trovano a percorrere la strada provinciale coricata lì accanto. Si tratta della Chiesa di Santa Maria de’ Tridetti, un suggestivo edificio su cui il tempo ha lasciato evidenti segni del suo passaggio ma anche la responsabilità della testimonianza che grava sui monumenti più remoti.
L'area su cui sorge la struttura è conosciuta come "badia" (badia-abbazia) in quanto si ritiene che in quelle stesse zone, in passato, ci fosse un cenobio basiliano successivamente andato distrutto. L'architettura che caratterizza la Chiesa conta sulla presenza di elementi di diversa derivazione: dalle particolarità greche alle forme arabe fino ad arrivare alle decorazioni bizantine. Quel che è certo è che negli anni parti della navata centrale, delle pareti laterali e della cupola siano venute meno. Tuttavia l'edificio continua a mantenere un certo fascino, intercettando ancora oggi l'apprezzamento di coloro che si trovano di fronte alla struttura e alla storia di cui essa è espressione. Uno degli aspetti di maggior rilievo che rende preziosa la Chiesa di Santa Maria de' Tridetti è rappresentata proprio dalla commistione di stili che il monumento rivela nella sua muta esposizione. Più culture si fondano in un solo punto dando vita ad una sintesi tra elementi capace di tradursi in garanzia di bellezza.
Incerta è la datazione della chiesa. Secondo alcuni studiosi è stata edificata nella seconda metà dell'XI secolo, altri ritengono che risalga invece alla prima metà del XII.
Ma le ipotesi sulla nascita di un luogo di culto nell'area in questione sconfinano anche nella leggenda. Secondo un antico racconto, un piccolo tempio venne edificato nella zona dai Lo Cresi Zefhiri nel V-VI secolo a.C. in onore del Dio Nettuno, come segno di gratitudine per essere stati salvati da una tempesta. A supporto di tale ipotesi si inserisce il ritrovamento, nei pressi dell'attuale chiesa, di una moneta raffigurante Nettuno con il tridente. Da qui i basiliani, tra il VII e l'VIII secolo, trasformarono la struttura in una Chiesa greca dedicata alla Madonna del Tridente, divenuto in seguito Tridetti.
Il più antico documento rinvenuto e relativo alla chiesa risale comunque al 1060. L'archeologo Paolo Orsi fissa l'origine dell'edificio, che si presenta con un impianto di tipo basilicale a tre navate, all'XI secolo pur non scartando la possibilità di un tempio preesistente.