Un centro storico che ha mantenuto la sua antica bellezza, ancora lastricato di pietra lavica nera e acciottolato e a pochi passi dalla famosa “rotonda”, terrazza del paese che si affaccia direttamente sulle acque del Mar Tirreno.  San Lucido mantiene ancora oggi tutto il suo fascino, tra vecchi negozietti nelle vie antiche, e maschere agli angoli delle case che raccontano l’impronta della cultura lasciata dal passaggio dei Saraceni, popolo invasore al quale è legata la tradizione della particolare “vulata”. Scopriamo questo paesino tirrenico insieme attraversandone i vicoli, tra antichi palazzi storici passando per le leggende che ancora si raccontano.

Il particolare nome del paese, le cui origini pare siano riconducibili alla comunità dei monaci basiliani che abitavano il monastero di Santa Maria del Monte Persano nell’alto medioevo, ha due diverse teorie. Secondo una leggenda, nel monastero, in alto rispetto al paese, viveva un monaco di nome Lucido. Essendo oltre che un uomo di fede anche di carità, si dedicava molto alle persone più bisognose aiutandole come poteva e senza risparmiarsi. Per questo, dopo la sua morte fu proclamato Santo. Secondo un’altra storia il nome potrebbe essere connesso alla presenza di un colle molto luminoso e quindi per questo chiamato lucido. 

Le vie più caratteristiche e i posti più significativi 

Tra le vie più antiche di San Lucido troviamo Corso Umberto I, una volta Via degli Orafi, chiamata così per via delle varie botteghe che si dedicavano alla lavorazione dell’oro. Rimane una tra le più caratteristiche del paese, dove ancora si può vedere la pavimentazione in pietra lavica, che ha mantenuto la sua storica particolarità, e le attività antiche ancora presenti, come ad esempio la merceria, una delle più longeve del paese. Oltre alla Via degli Orafi troviamo tra un vicolo e un altro anche un’altra suggestiva via, quella dei lampadari, da qualche anno diventata nota in quanto nel periodo estivo si trasforma in uno spazio pieno di luci, musica e colori. Un vero percorso, a due passi dalla piazzetta panoramica, in cui farsi trascinare dal divertimento grazie anche alla presenza di alcuni locali lungo il vicolo.

Il centro storico si presenta molto curato dai suoi abitanti, che cercano di mantenerlo vivo tutto l’anno, anche solo con la manutenzione e l’allestimento di elementi che mettono in luce la bellezza dei vicoli. 

Uno di questi ospita il presepe di Franco Petrungaro, un presepe grandissimo con statuette in movimento, realizzato con materiale di scarto e terracotta. Il presepe del signor Petrungaro è ormai conosciuto non solo dai sanlucidani e dai viaggiatori che fanno tappa nella cittadina, ma anche all’estero. È visitabile nel periodo natalizio e anche durante l’estate, quando ad accogliervi troverete proprio l’ideatore dell’opera, che vi spiegherà volentieri la storia della sua bellissima creazione.

Vicino ritroviamo anche due stradine particolari, Via Donna Vienna e Via Donna Poppa, dedicate a due giovani sorelle di San Lucido che al tempo degli attacchi saraceni hanno preferito togliersi la vita piuttosto che cadere nelle mani del nemico. Era infatti usanza da parte dei pirati, rapire le donne dei paesi che saccheggiavano per portarle in Oriente, per costringerle così a sposarli. Un gesto di orgoglio e dignità che le due sorelle decisero di compiere per mantenere il loro onore e non prostrarsi al volere del nemico.

San Lucido tra Castelli, palazzi e piazzette panoramiche

Tra gli edifici storici del centro storico sono da ricordare il Castello Ruffo, risalente al 1093, dove nacque il cardinale Fabrizio Ruffo, leader della rivoluzione sanfedista nella seconda metà del 700, parzialmente distrutto dal terremoto del 1905, del quale rimangono ora i ruderi visibili dalla panoramica.

Anche i palazzi nobiliari hanno rivestito da sempre una grande importanza dal punto di vista storico per San Lucido. Residenze di famiglie nobili del posto, tra queste ritroviamo Palazzo Manes, Palazzo Cavallo, appartenuto a un medico molto conosciuto in paese, e Palazzo Zagarese, residenza della famiglia fondatrice dell’attività che produceva la liquirizia famosa in tutta la Calabria, abitato fino agli anni ’70. I palazzi sono al momento privati, ed è possibile quindi vederli solo dall’esterno. Tra i posti più significativi della località tirrenica, non si può non citare la piazzetta panoramica, così chiamata perché dal suo affaccio è possibile vedere uno scorcio da cartolina con vista sul Tirreno. Qui si trova ‘u gafio, che in dialetto significa ballatoio, elemento architettonico che in questo caso rappresenta l’entrata delle antiche mura di San Lucido. 

La leggenda di Cilla a San Lucido

La statua di Cilla - fonte Visit Italy

Quando si parla di San Lucido non si può non pensare alle leggende che riguardano i personaggi del paese, vissuti in altre epoche, cariche di mistero e ancora raccontate. 

Tra le protagoniste c’è Cilla, promessa sposa di Tuturo, giovane pescatore abituato alla vita marina che era solito uscire in barca per la pesca. Una notte di forte tempesta, Cilla preoccupata aspettava il suo Tuturo uscito in mare, ma lui non fece ritorno, lasciando la ragazza sola e addolorata per la sua perdita. Rimanendo seduta ad aspettare su quella pietra di fronte al mare, la ragazza morì di stenti. E proprio lì dove rimase seduta per giorni e si lasciò morire per il dispiacere, l’artista Salvatore Plastina ha realizzato una statua dedicata a lei, raffigurata con le mani protese verso il mare, mentre cercano disperate di raggiungere l’uomo che ama.

Lungo le vie del centro storico, agli angoli delle case tutte attaccate, appaiono ogni tanto delle maschere saracene, raffiguranti uomini e donne, in ricordo del passaggio di quel popolo che ha lasciato sicuramente un’impronta nella cultura sanlucidana. Le maschere disseminate per San Lucido, che arricchiscono con colori vivaci e allegri il centro storico, sono circa una trentina, e sono state realizzate a mano dall’artista Marilena Malito.

Un’altra iniziativa interessante è stata ideata da una delle commercianti di corso Umberto I, Maria Redavide. Alcuni piatti in ceramica sono stati attaccati sulle pareti della via, sui quali sono stati scritti aneddoti e proverbi popolari in dialetto sanlucidano. Un modo originale di mantenere la memoria storica del luogo e tenere vivo il ricordo di quella vecchia saggezza popolare locale arrivata anche ai giorni nostri.

La Vulata del 21 luglio

Un'immagine di qualche anno fa della tradizionale "vulata" di San Lucido - foto di Maristella Barbagallo

I Saraceni attaccarono San Lucido più volte nel XVI secolo, e ad uno degli attacchi partecipò anche il famoso Dragut, nel 1554, il più temuto e sanguinario tra i pirati turchi. Da molti anni – alcuni testi dicono già negli anni ’50 – ogni 21 luglio, considerato “il giorno dei pazzi”, arriva la tradizionale “vulata” al fine di rievocare la scacciata dei turchi. Durante uno degli attacchi, i sanlucidani in gran numero, si vestirono di bianco e si macchiarono i vestiti e la faccia di rosso con le more di gelso, creando un resistente caos che finì per far ritirare i nemici. Per rivivere quel momento di grande orgoglio comunitario e ancora molto sentito, la vulata viene svolta a San Lucido ancora oggi, quando dopo essersi ritrovati tutti in un punto preciso in marina, si svolge una sfilata sul lungomare, accompagnata da musica e balli, che continuano anche dopo, fino a quando ci si ritrova poi nuovamente per buttarsi tutti insieme in acqua e rivivere la giornata ancora ricordata dalla comunità sanlucidana. Nella stessa giornata ma durante la sera, le vie del paese si animano e colorano grazie alla presenza dei carri allegorici del carnevale estivo sanlucidano, arrivato quest’anno alla sua trentunesima edizione.