Una rivoluzione in piena regola. A Sibari il futuro irrompe tra le rovine, la storia e il fascino del Parco Archeologico. Senza guastare nulla ma, al contrario, valorizzando quanto contenuto all’interno di uno dei due studi autonomi della Calabria del Ministero della Cultura. L’autonomia speciale di cui gode la struttura, così come raccontato dal direttore del Parco Archeologico di Sibari Filippo Demma, garantisce un autogoverno gestionale, finanziario e scientifico. Un’opportunità che consente di organizzare e riorganizzare gli spazi, la comunicazione, il museo ed i suoi elementi in funzione di una visione ben chiara e precisa.

A Sibari la sfida lanciata è una scommessa che coinvolge tutti, che viene incontro alla curiosità, al desiderio di conoscenza e di avvicinamento al passato che animano ricercatori, turisti, visitatori. L’obiettivo è quello di aprire al massimo i luoghi della cultura al pubblico. Anzi, nella visione espressa dal direttore generale, ai pubblici. Perché l’intento perseguito è di parlare ad ogni generazione e nazionalità, scavalcando per quanto possibile barriere e distanze tra presente e passato attraverso un’operazione che metta in contatto ciò che è stato a ciò che siamo.

Per tradurre nel mondo reale le nobili intenzioni svelate dalla direzione, sono state per prima cosa risistemate le collezioni in maniera più giovane e accattivante, lasciando inoltre parlare il pubblico attraverso post-it da attaccare direttamente sulle vetrine. Anche le didascalie, solitamente fredde e distaccate, hanno cambiato carattere e colore. I testi descrittivi e informativi dei reperti sono così divenuti più chiari, grandi, al passo con i tempi, piacevoli da vedere.

Un’altra importante e avveniristica novità è rappresentata dalla sala multimediale che presenta una serie di attività interattive e digitali. Come in un film di fantascienza, è possibile utilizzare delle applicazioni con sensori no-touch, che necessitano del solo movimento della mano per funzionare, e “afferrare” un reperto completamente digitalizzato per osservarlo in ogni suo dettaglio. Ad arricchire i contenuti della sala trovano spazio anche una serie di video che raccontano la storia di Sibari e di Turi, la seconda delle tre città presentate nel museo e di cui il Parco Archeologico raccoglie le vestigia.

È la partecipazione del pubblico a rendere unica l’atmosfera che si respira a Sibari. Uomini e donne, giovani e anziani la cui presenza va oltre la semplice fruizione dell’area archeologica e museale. Il pubblico si scopre felice di prendere parte ad una rivoluzione che è scientifica, archeologica e culturale. Anche le scoperte di nuovi reperti diventano occasione di coinvolgimento degli utenti che godono della possibilità di assistere in prima fila alle operazioni di scavo e comprendere da vicino come si costruisce un dato storico. Il pubblico può inoltre osservare direttamente il lavoro di un antropologo, partecipare alla raccolta dei dati.

 

La rivoluzione in corso ha interessato anche i magazzini. Una parte di museo solitamente chiusa ha così aperto le proprie porte per dare modo ai visitatori di vedere i reperti non ancora esposti, ancora sporchi di terra. E anche il sito web del Parco non è rimasto fuori dall’operazione di cambiamento avviata. Attraverso l’inserimento di una serie di podcast sul portale web è stata riservata la possibilità di conoscere, da ogni parte del mondo, le storie e le vicende che hanno portato alla formazione del Parco Archeologico di Sibari.

Nel video realizzato per La Calabriavisione, il direttore Filippo Demma sottolinea la volontà di fare cultura a 360 gradi e di farla nella maniera più informale possibile. «La cultura – ha aggiunto – non è una lettura noiosa, è un mezzo per vivere».