Tra il borgo medievale e il mare della costa dei gelsomini, è qui che troviamo Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria, le cui origini sembra risalgano al VI-VII secolo d.C.
Qui suo malgrado si ritrovò a vivere uno dei più grandi e apprezzati scrittori del ‘900, Cesare Pavese. Accusato di antifascismo, al processo fu condannato a tre anni di esilio politico, e fu mandato perciò in questo paesino calabrese, allora non molto abitato, dove rimase per 8 mesi.

Al suo arrivo è costretto dai carabinieri che lo accompagnano a passare nel centro del paese, per far sì che tutti lo vedano. Ma il poeta non sembra per nulla essere, all’aspetto, il criminale che la comunità immaginava, che dopo le prime diffidenze si apre e lo accoglie, chiamandolo affettuosamente ‘u prufessure, il professore, il colto, colui che dava ripetizioni ai giovani studenti.

Per i primi giorni alloggia in un albergo, per poi prendere una stanza che diventerà la sua dimora, nonché luogo di riservatezza e pace in cui lo scrittore scrisse alcuni dei suoi scritti più noti, come ad esempio Il mestiere di vivere.

Quella casa fa parte oggi di un percorso che racconta di tutti i luoghi più significativi per il poeta: dalla sua stanza, dove impartiva ripetizioni e scriveva i suoi appunti, al palazzo una volta caserma dei carabinieri dove andava a firmare ogni giorno; dalla scala in un vicolo dove sono state recentemente dipinte le parole di un suo scritto dedicato ai migranti che lasciano Brancaleone, allo scoglio dove era solito sedersi per riflettere.

La casa, di natura privata, è messa a disposizione dal proprietario, che acquistandola ha realizzato un suo piccolo sogno. Grazie a lui e all’impegno della Pro Loco si può perciò visitare per vedere il vecchio scrittoio, il letto e tutto ciò che ancora rimane come allora dell’abitazione dello scrittore.
Affettuosa la testimonianza del figlio di un abitante della comunità, con il quale Pavese aveva intrapreso un rapporto di amicizia, fatto di frequentazioni quando si trovava ancora a Brancaleone, e di lettere quando se ne fu andato, fino a poco prima della sua morte. Un paese dove sempre si era sentito accolto, e che si pentì per il resto dei suoi giorni di non aver visitato nuovamente anche da uomo libero.