Siamo ormai agli sgoccioli di un’estate calabrese fatta di incontri culturali, concerti, sapori, feste patronali, sagre, e alla riscoperta di antichi mestieri. Per i calabresi come me l’estate è scoperta del territorio, amore per le proprie radici, degustazione e chiacchierate con chi la Calabria la vive, non la lascia, non la dimentica e la porta ovunque va. Così come ogni anno mi ritrovo a girare per le varie province alla ricerca di sapori e luoghi da far conoscere a chi la Calabria ancora non la conosce.

È da tempo che attendevamo il ritorno del mercato della Badia di Bivongi. Così il 18 agosto muniti di casco e moto con amici abbiamo deciso di guidare fino a Bivongi (Rc) da Soverato per vivere un luogo che dal Covid si era perso. I vigili ci indicano dove andare, spiegandoci che da un certo punto in poi sarebbe iniziato il percorso del “Mercato della Badia”. La strada e gli stand pullulano di luci, cibo, bancarelle, voci, risate soddisfatte, artisti di strada e turisti, tanti turisti. Gli accenti variano dal Nord al centro Italia fino a toccare l’inglese, il tedesco, il francese e lo spagnolo.

Ci meravigliamo di tanto cosmopolitismo e sorridiamo di questo, ma l’attenzione viene subito rapita dalle stradine di questo Borgo di Bivongi, che tra passato e modernità apre le porte delle botteghe e delle case degli antichi nobili, per mostrare ai turisti attratti e stupiti, un antico frantoio, la storica farmacia di paese, le botteghe dell’olio, e tanto altro.

Il viaggio inizia e si snoda da un budello strettissimo dove a farla da padrone troviamo una bottega che vende olio, da qui affisse sui muri diverse targhe con detti tipici calabresi. Inevitabile il formarsi della fila nel leggere i motti, tra chi cerca divertito una traduzione e tra chi come noi sorride dicendo “Questa la conosco… questa mi manca” come il detto ‘I guai da pignata i sapa a cucchiara ch’i manija’. Ma il viaggio continua su un piccolo spiazzo dove incontriamo il Sig. Pino Guerino «di Bivongi. Non c’è ne sono altri – dice lui –Unico!». È lì in un angolo a lavorare un cesto, come si faceva una volta. Gli chiedo quanto ci vuole per farne uno. «Tre ore», mi risponde e lo si guarda rapiti mentre intreccia i rami. La gente si ferma incuriosita e così partono i video che lo riprendono mentre spiega come si lavorano le verghe provenienti da vari tipi di albero, quanto tempo occorre per sceglierle e raccoglierle, mentre ci mostra come si tagliano “i cannizzi” per creare questi piccoli capolavori di un tempo. Piccole manifatture una volta usate dalle tris e bisnonne con un “fardale” in testa mentre portavano cibo, acqua e legna macinando chilometri e chilometri tra valle, collina e montagna, senza mai fermarsi. I turisti riprendono ammaliati, qualcuno compra i cesti e a qualcun altro sfugge «Questi sono mestieri che non dovrebbero morire».

Più in giù troviamo un’antica casa nobiliare aperta al pubblico dove 4 sorelle espongono e vendono i loro capolavori fatti ad uncinetto. «Fili d’acqua» il loro nome e parlano di una passione tramandata da generazioni di zie, madri e nonne. Nonostante vivano in parti opposte dell’Italia, continuano a coltivare le radici di un tempo, per poi ritrovarsi d’estate e non solo in quel di Bivongi. In questo Palazzo, che ospita le 4 sorelle si trova un antico frantoio che la fa da padrone, attirando la curiosità di turisti.

I figli parlano con i padri ammaliati nel vedere intatti questi antichi strumenti, mentre girano attorno alla ruota di pietra immaginando il tempo che fu. Ma le sorprese non sono finite, perché tra folla copiosa, arriviamo all’antica Putica/Putia dal greco Apotheke. La vecchia farmacia del paese aperta a tutti, dove ancora è possibile trovare gli strumenti e le ampolle ingiallite di antichi unguenti e polveri, così come i paraorecchie in pelle, ormai logori a causa del tempo. Alle spalle del bancone una simpatica scritta oggi anacronistica: “Sono vietati la bestemmia ed il turpiloquio (art 424 e 426 C.P.)”. E sorrido davanti ad un’immagine così lontana nel tempo. All’interno un fratello e una sorella entrambi farmacisti, che hanno lasciato il solito banco da farmacia per aprire un Laboratorio Galenico chiamato appunto “Apotiga”. Una realtà che merita di essere conosciuta e che nasce da una pluriennale esperienza nel settore farmaceutico, dove vengono elaborati dei preparati galenici su misura per ogni paziente e ci si concentra molto sul mondo dei bambini. I fratelli Verdiglione conoscono bene la materia e con qualche domanda riescono a spiegarci il complesso mondo che si cela dietro tanta passione, studio e radici del territorio.

E così continua il viaggio all’interno della “Badia”, dove agli antichi mestieri si legano ai nostrani sapori. Si! Perché appena fuori dalla Putica c’è una fila umana che sembra non avere fine. Ad attirare curiosi e buongustai questa postazione dove viene preparata sul momento la mozzarella. Già solo la lavorazione incuriosisce e rapisce, fa venir voglia di mordere ogni pezzo tagliato dalla pasta filata e ancora calda, ma quando ci si avvicina la scelta è tra la mozzarella con rucola, semplice o con la ‘nduja e così ci si perde tra le strette vie di questo bellissimo borgo di Bivongi, dove il tempo sembra essersi fermato per quanto bello.

Tra fischietti, tamburelli e canzoni antiche si assaggiano sapori forti e decisi e si apprezzano anche con gli occhi l’antica architettura del centro storico. Ci troviamo sotto la volta dell’antica dimora dell’Abate della Certosa di Serra San Bruno, esattamente nel luogo dove si svolgevano le adunanze dei cittadini per eleggere i Sindici e i rappresentanti del casale per i rapporti con l’abate e con i monaci dei SS. Apostoli. Si legge sulla nota storica che “il 13 febbraio 1807 l’università di Bivongi assurge a comune e, dopo 713 anni, si libera della sudditanza dalla Certosa”. E fu proprio in quella ricorrenza, che per ricordare l’evento si organizzò, in questa Ruga, “Il Mercato della Batia” che avvenne con l’esposizione di prodotti artigianali e piatti tipici. Una tradizione che dal 1807 non ha mai smesso di esistere o essere ricordata e che continua con la manifestazione estiva ribattezzata “Il Mercato della Badia”.