A lui dobbiamo il calendario che utilizziamo tutti i giorni: la storia e le opere dell'astronomo e scienziato di Cirò sono custodite in un museo, aperto e visitabile durante le giornate FAI. Ecco il nostro reportage sulle tracce di Luigi Lilio.
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C'è un calabrese illustre, che purtroppo pochi conoscono, che ha inciso tantissimo sulle nostre vite: una tra tutte, il calendario che utilizziamo adesso, il calendario gregoriano, che prende il nome da Papa Gregorio XIII ma che fu proprio ipotizzato e realizzato dall'astronomo calabrese.
Si tratta di Luigi Lilio, medico, scienziato e astronomo che da Cirò portò la sua scienza e i suoi studi alla corte di papi, imperatori e facoltosi signori dell'epoca.
Grazie all'impegno della Delegazione FAI Santa Severina e Marchesato, guidata da Teresa Amoruso, durante le giornate del patrimonio italiano sono state aperte le porte del borgo antico di Cirò, del suo museo, dei bastioni e dei luoghi che rivivono della sua opera e dei suoi studi.
Grazie ai "ciceroni", i ragazzi delle scuole che durante le visite del FAI illustrano ai turisti le bellezze dei luoghi spiegandone particolarità e ricchezze, i tantissimi visitatori della due giorni hanno potuto scoprire un percorso fatto di suggestioni e bellezze poco conosciute: il centro storico di Cirò, le chiese della città, il bastione cannone e il museo di Lilio.
Circondati da splendidi vicoli, murales e palazzi antichi, i visitatori hanno potuto scoprire la vita e le opere di Lilio, ammirare le riproduzioni dei vestiti di papa Gregorio XIII e godere delle bellezze del paesaggio. Così, al tramonto, dopo una lunga passeggiata, ci si può riempire il cuore e gli occhi affacciandosi su una natura incontaminata, ricca di vigne e uliveti, in cui l'occhio si perde tra il blu del mare Jonio e le bellezze dei primi monti silani.