Saverio Caracciolo ci porta a scoprire le antiche usanze e i riti del piccolo borgo del Cosentino dove si intrecciano una tradizione che affonda le radici nel mondo pagano e la fede cristiana
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Dai fuochi purificatori alla cuccìa, passando per le previsioni del tempo, un tuffo nelle tradizioni più profonde di Cerisano, legate alla festa di Santa Lucia. Il 13 dicembre, giorno dedicato a Santa Lucia, a Cerisano si respira un'atmosfera unica, carica di storia e di fede. Questo piccolo borgo calabrese, immerso nelle Serre Cosentine, custodisce gelosamente tradizioni millenarie legate al culto della santa protettrice della vista. (Clicca qui per rivedere la puntata)
A Cerisano, un piccolo ma suggestivo paese delle Serre Cosentine, il 13 dicembre non è solo il giorno di Santa Lucia, ma un vero e proprio evento che unisce devozione religiosa e tradizioni secolari. Questa data, celebrata con grande fervore, rappresenta una festa che affonda le sue radici nel mondo agropastorale e nei riti antichi, che ancora oggi vengono tramandati con orgoglio dalla comunità locale.
Don Alfonso Vulcano parroco e assistente spirituale confraternita di Cerisano, Andrea Perrotta storico e artigiano, Luigi Bilotto storico, Lucio Di Gioia sindaco di Cerisano (cs), Enrica Fioravante priore della Confraternita del Carmine, ci hanno raccontano il culto di Santa Lucia, conosciuta come "la Santa della luce", che ha una rilevanza particolare a Cerisano, come in molti altri paesi del Cosentino. Fin dal 1884, Vincenzo Dorsa, storico e studioso delle tradizioni calabresi, aveva sottolineato come il paese facesse parte di quella rete di centri dove la devozione a Santa Lucia si intreccia con il mondo contadino. La festa era un'occasione per i pastori di scendere nelle campagne a raccogliere legna per accendere i "fuochi purificatori" davanti al santuario dedicato alla Santa. Questi fuochi, che ricordano le antiche tradizioni pagane, sono una metafora della luce che sconfigge le tenebre, un simbolo di speranza che, ancora oggi, segna l'inizio di un periodo di crescita delle ore di luce, come tradizione popolare vuole. Anche se scientificamente l’allungamento delle giornate avviene solo con il solstizio d’inverno, il 13 dicembre si dice che "il giorno cresce", una credenza che affonda nella cultura contadina e nel legame con il ciclo delle stagioni.
Oltre ai fuochi, un altro piatto simbolo della festa è la cuccìa, una pietanza che rappresenta l’essenza della tradizione agropastorale. Preparata con tredici legumi (in omaggio al numero della Santa), la Cuccia è un piatto che segna l’unione della famiglia e della comunità. Secondo la tradizione, i tredici ingredienti, tra cui cicerchie, fave, fagioli e castagne secche, devono essere cotti separatamente e poi uniti insieme, rappresentando una vera e propria "opera" culinaria che richiede pazienza e amore. In alcune varianti, la Cuccia può essere arricchita da carni e dolci, ma la versione di Cerisano rimane quella più autentica e legata alla memoria collettiva.
Ma non è solo la cucina a raccontare la storia di Cerisano. Nella Chiesa del Carmine, risalente al Seicento, la tradizione si intreccia con l'arte e la devozione. Qui, la figura di Francesco "Ciccillo" Paura, un giovane artista locale, è un esempio di come la fede e il talento si univano nella comunità. Paura, che realizzò opere come la porta della chiesa, fu riconosciuto per la sua bravura, tanto che un ufficiale lo portò a Roma per far vedere il suo talento al re. Ma la sua giovane vita fu tragicamente interrotta dalla guerra, un destino che lo rese ancora più leggendario. La Chiesa del Carmine è anche testimone di altre opere artistiche di valore, tra cui quelle di Giambattista Santoro e Angelo Mazzia, che raccontano la devozione mariana e, in particolare, il culto di Santa Lucia. Il legame con la Santa si esprime anche attraverso una statua che venne portata a Cerisano con una cassa elaborata, donando così un segno tangibile della sua presenza e della sua benedizione.
Ma la tradizione di Cerisano non si limita alle celebrazioni liturgiche. Un altro rito che accompagna il 13 dicembre è quello di previsione del tempo. Ogni giorno, dal 13 dicembre fino alla Vigilia di Natale, i contadini osservano il clima per prevedere le condizioni meteorologiche dell’anno successivo. Se il 13 dicembre è una giornata piovosa, si prevede che gennaio sarà altrettanto piovoso, e così via per i mesi a venire. Un tempo prezioso per l’agricoltura, quando la vita dei contadini dipendeva dalle stagioni e dalle loro intuizioni, oggi è un rito affettuoso che mantiene vivo il legame con il passato.
Santa Lucia, martire cristiana di Siracusa, è la figura che accomuna tutte queste tradizioni. Vissuta alla fine del 200 d.C., fu una giovane donna che scelse di consacrarsi a Dio, rifiutando il matrimonio con un uomo ricco per seguire la sua vocazione religiosa. La sua morte martiriale, causata dalla persecuzione dei cristiani, la rese un simbolo di fede e determinazione. Ancora oggi, a Cerisano, come in tutta la Calabria, il suo culto è vivo, soprattutto tra i più anziani che ricordano come, in passato, si celebrasse questa giornata con grande solennità e partecipazione popolare.
In questo piccolo angolo di Calabria, dove le tradizioni si intrecciano con la storia, Cerisano continua a preservare un patrimonio che racconta secoli di fede, sacrificio e comunità. Grazie alla devozione dei suoi abitanti e all’impegno della Confraternita del Carmine, la memoria di questi riti non svanisce, ma si rinnova ogni anno, mantenendo viva la luce della tradizione.