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Svolta storica nelle relazioni tra i due paesi. Dopo 55 anni di tensioni il presidente Barak Obama ha annunciato la fine dell’embargo. Svolta resa possibile grazie l’intervento del Canada e soprattutto di papa Francesco, ringraziato espressamente da Obama. L'intesa, fanno sapere da Washington, è giunta dopo oltre un anno di colloqui segreti fra rappresentanti delle due parti, i due leader si erano parlati al telefono in precedenza per 45 minuti, il primo contatto vero e proprio tra le due nazioni dal 1961.
I dettagli della svolta - Il primo passo nel riavvicinamento tra i due paesi è stata la liberazione del contractor americano Alan Gross, detenuto a Cuba con l’accusa di spionaggio. Cross era stato arrestato 5 anni fa mentre distribuiva materiale elettronico alla comunità ebraica all’Avana e condannato a 15 anni di prigione. Gli stati Uniti, a loro, volta hanno liberato tre agenti detenuti e condannati per spionaggio. Il disgelo avverrà pian piano. Nel dettaglio, si procederà all’apertura di una ambasciata statunitense a L’Avana. I viaggi saranno autorizzati per motivi educativi, visite di familiari e attività governative. Gli americani che andranno a Cuba potranno portare negli Stati Uniti merce per un valore di 400 dollari, compreso tabacco, sigarette e alcolici, entro 100 dollari.
Le parole di Obama - “Siamo davanti ai più grandi cambiamenti nella nostra politica su Cuba in oltre 50 anni, metteremo fine a un approccio obsoleto e che per decenni ha fallito nel promuovere i nostri interessi - ha annunciato Obama - Né il popolo americano né quello cubano vengono aiutati da una politica che ha radici in eventi che hanno avuto luogo prima che la maggior parte di noi fosse nata”. Ancora: “Lasciamoci alle spalle l'eredità sia del colonialismo che del comunismo, la tirannia di cartelli della droga e di elezioni fasulle”.
E ha continuato: “Credo che possiamo fare di più per sostenere il popolo cubano e i nostri valori attraverso una politica di impegno costruttivo. Questi cinquant'anni hanno mostrato che l'isolamento non funziona. È ora di un nuovo atteggiamento. Spingere Cuba verso il collasso non è nell'interesse americano”.