In periodi come questi, riuscire a trovare un accordo all’interno dei palazzi romani non sembra essere cosa facile.

Ma un piccolo compromesso tra le forze politiche pare sia riuscito al governo Conte. Su una questione, infatti, è riuscito a mettersi d'accordo: la nomina del nuovo avvocato generale dello Stato che si attendeva da oltre un mese e mezzo.

Nomina resa necessaria a seguito della fine del mandato, per sopraggiunti limiti di età, dell’ultimo capo dei legali della pubblica amministrazione, Massimo Massella Ducci Teri. Riuscire a trovare una intesa non è stato per niente semplice vista l’importanza della carica e i rumors al veleno che giravano nei corridoi del potere. Anche perché ad ambire alla prestigiosa poltrona di via dei Portoghesi erano in tanti: otto per la precisione, quanti erano gli aspiranti vice avvocati generali in odore di promozione.

A spuntarla, alla fine, è stata l’unica donna in lizza, nonché la più giovane, ovvero Gabriella Palmieri, già segretario generale e agente del governo italiano presso la Corte di Giustizia della Unione Europea.

 

Palmieri, forte di un curriculum prestigioso, ha ‘fatto fuori’ la concorrenza che vedeva agguerriti antagonisti, fra gli altri, l'attuale vicario Carlo Sica (impegnato nella difesa dei marò Salvatore Girone e Massimiliano La Torre); Gianfranco Pignatone, fratello dell'ex procuratore di Roma; Giuseppe Albenzio e Vincenzo Nunziata.

A fare il suo nome al consiglio dei ministri è stato il premier Giuseppe Conte. La nomina dell’attuale avvocato generale dello Stato segna un piccolo record: è la prima donna a guidarlo dalla fondazione dell'Istituto, avvenuto nel 1933.