La notte fra il 23 e il 24 febbraio del 2022 la Russia di Vladimir Putin ha iniziato l'avanzata su larga scala. Dodici mesi di combattimenti, bombardamenti, morte, paura e distruzione
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Dodici mesi di combattimenti, di bombardamenti, di morte, di paura, di distruzione. Dodici mesi di guerra. La notte fra il 23 e il 24 febbraio di un anno fa la Russia di Vladimir Putin ha iniziato l'invasione su larga scala dell’Ucraina. Migliaia i civili uccisi e si stima che i soldati morti in quest’anno siano più di 100mila tra gli ucraini e quasi 200mila tra i russi.
Inizialmente il capo del Cremlino pensava che in poco tempo sarebbe riuscito ad arrivare a Kiev e conquistare il Paese, ma grazie alla resistenza degli ucraini, guidati dal presidente Volodymyr Zelensky, ha fatto sì che l’invasione venisse prima rallentata e, in alcuni casi, bloccata. Ecco cosa è successo durante l’ultimo anno.
L’invasione
la Russia ha attaccato l’Ucraina da sud dalla Crimea, da nord dalla Bielorussia, governata dal dittatore Alexander Lukashenko, alleato di Putin, e da est verso il Donbass, la regione più orientale dell’Ucraina dove era già in corso una guerra dal 2014 tra separatisti filorussi ed esercito ucraino.
Scontri molto violenti sono andati avanti per settimane sia a Kiev che a Kharkiv, la seconda città più grande del paese. L’avanzata russa è comunque riuscita nella conquista di diversi luoghi e centri strategici: La centrale nucleare dismessa di Chernobyl e zone nella parte orientale e meridionale del paese come la regione di Kherson e quella di Zaporizhzhia.
La conquista di Mariupol
Il primo grosso centro abitato conquistato dai russi è stato Mariupol. Nella città portuale a sud-est dell’Ucraina, per tre mesi (da febbraio a maggio) l’esercito russo ha interrotto la fornitura di acqua ed energia elettrica e la pioggia costante e indiscriminata di bombe ha distrutto anche diversi edifici civili.
La ritirata russa da Kiev
Ma se a sud le cose per la Russia sembrano mettersi bene, a nord la situazione non è proprio uguale. Infatti a fine marzo, il governo di Mosca “camuffa” il ritiro delle truppe da nord-est (zone di Kiev e Chernihiv) come il completamento della «prima fase dell’operazione militare speciale», invece si tratta di un vero e proprio dietrofront.
La seconda fase
La ritirata dell’esercito russo dalla zona settentrionale dell’Ucraina da inizio a quella che viene definita la “seconda fase”. La strategia dei russi cambia e l’offensiva si concentra nel Donbass, la regione dell’Ucraina orientale in cui si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, in cui già dal 2014 era in corso un conflitto. La battaglia nella regione “contesa”, iniziata ad aprile dello scorso anno, è ancora in corso.
Ma è dopo l’estate si verificano altri due passaggi fondamentali del conflitto. A settembre le truppe ucraine hanno messo in atto una prima controffensiva riuscendo a liberare ampie porzioni di territorio del paese, riconquistando quasi tutta la regione di Kharkiv. Poi tra ottobre e novembre la liberazione di Kerson dove si sono palesate le grandi difficoltà dell’esercito russo nell’avanzata.
Lo stallo
Negli ultimi mesi si sta vivendo sostanzialmente una fase di stallo. Lo stato maggiore ucraino osserva l'attività del nemico e in particolare sottolinea che le forze russe hanno concentrato i loro sforzi per "operazioni offensive nelle direzioni di Kupiansk, Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Shakhtarsk". In particolare, proseguono i combattimenti intensi intorno a Bakhmut. E con aerei da ricognizione, le forze di Mosca stanno cercando di rendere più precisi i loro attacchi di artiglieria. Attacchi russi sono stati respinti dagli ucraini vicino ad Avdiivka e Shakhtarsk.
Gli ultimi aggiornamenti
Kiev si prepara alla fase cruciale della guerra e continua ad aspettare la svolta con la fornitura di caccia. «Non escludo che la Gran Bretagna possa diventare il primo Paese a sbloccare la fornitura di aerei da combattimento all'Ucraina», ha detto su Telegram il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak. «Ci sono ancora questioni che devono essere concordate. Stiamo lavorando», ha aggiunto Yermak.
Gli aiuti militari che la Gran Bretagna intende fornire all'Ucraina sono stati al centro di un nuovo colloquio telefonico tra il presidente Volodymyr Zelensky ed il primo ministro britannico Rishi Sunak. Il presidente ucraino su Twitter ha definito Sunak «un vero amico» dell'Ucraina e ha spiegato di apprezzare la comprensione del governo britannico sul fatto che dalla velocità «delle forniture di aiuti militari» dipenda «il successo» di Kiev campo di battaglia. «Insieme stiamo avvicinando la nostra vittoria comune!», ha aggiunto Zelensky.
Nel paese, soprattutto dopo la visita del presidente americano Joe Biden, rimane alta la fiducia nel successo finale. Il 95% degli ucraini crede nella vittoria del proprio Paese contro la Russia, come emerge da un sondaggio condotto all'inizio di febbraio dall'istituto ucraino Rating Group e diffuso a due giorni dal primo anniversario dell'invasione.
Sempre secondo lo stesso sondaggio, il 97% degli ucraini intervistati afferma di avere fiducia nel proprio esercito (rispetto al 65% nel 2019) e il 90% nel proprio presidente, Volodymyr Zelensky (erano il 36% nel gennaio 2022). Mentre il 17% della popolazione ha dichiarato di aver perso una persona cara in guerra, più della metà (58%) ha ritenuto impossibile ristabilire rapporti amichevoli con russi e bielorussi.
Intanto, il procuratore generale ucraino ha annunciato che il suo ufficio ha identificato 91 soldati russi responsabili di crimini di guerra a Bucha. «Durante l'occupazione l'esercito russo ha commesso più di 9mila crimini di guerra nel distretto di Bucha, nella regione di Kiev, e più di 1.700 civili sono stati uccisi», ha dichiarato il procuratore, citato dai media locali. «Finora sono stati identificati 91 militari russi implicati in questi crimini», ha aggiunto, precisando che l'obiettivo è «assicurare alla giustizia tutte le persone coinvolte».