Il governatore della Campania accusa la scelta di Esecutivo e Inps di far sapere alle famiglie della cancellazione del sussidio attraverso un breve messaggio sul cellulare. E attacca: «Non possiamo lasciare nella disperazione centinaia di migliaia di persone»
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«Alla povera gente vera bisogna garantire un reddito minimo, non possiamo lasciare nella disperazione centinaia di migliaia di persone». A parlare è, a sorpresa, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Il governatore, mai tenero con gli avversari, ha da sempre sotto la mira dei suoi commenti sarcastici soprattutto i 5 Stelle, descritti con ironia cinica e sorrisi beffardi come incapaci e improvvisati. Vecchia guardia del Partito democratico è anche in aspra polemica con il nuovo segretario Schlein, con cui non condivide quasi niente, tantomeno la sua vicinanza al partito di Giuseppe Conte su alcuni temi, e non è mai stato favorevole al reddito di cittadinanza.
De Luca: «Inviare un sms è un trauma sociale»
Eppure oggi De Luca parla preoccupato della sua cancellazione e attacca il governo sulle modalità scelte per avvisare 169mila famiglie che non avrebbero più avuto il sussidio.
«Credo che sia stato un intervento sbagliato da parte del governo. Inviare un sms per informare decine di migliaia di persone che da inizio agosto non avranno un aiuto è un trauma sociale che avremmo dovuto fare di tutto per evitare» ha detto De Luca «È chiaro che si sapeva che c'era questa scadenza ma quando parliamo di famiglie, di persone, non possiamo usare l'algoritmo o un sms, bisogna fare un lavoro di preparazione. L'intervento del governo esclude dal taglio le famiglie con minori a carico, con persone sopra i 65 anni e disabili: questa cosa andava preparata meglio, perché queste famiglie hanno avuto la sensazione di aver perduto tutto».
A Napoli le prime proteste
De Luca non si è improvvisamente intenerito. Sa benissimo che in Campania, soprattutto nella provincia di Napoli, la cancellazione del reddito di cittadinanza è una bomba ad orologeria. Una bomba che il governatore sente già ticchettare tra le sue mani da questa mattina, quando è iniziata la prima, probabilmente di una lunga serie, protesta sotto la sede centrale dell’Inps in via De Gasperi, organizzata da Potere al Popolo insieme al sindacato Usb.
«È una materia che va gestita con grande rigore ma con la sensibilità necessaria, non possiamo avere rapporti con le famiglie come se fossero oggetti. Manteniamoci tranquilli, evitiamo ovviamente esasperazioni, ma cerchiamo di aprire un dialogo con i Comuni, con le persone. Affrontiamo questo tema con la sensibilità, la delicatezza necessaria. Non sono in contraddizione le esigenze di solidarietà con le esigenze anche di soluzione di criticità e di anomalie che si sono registrate», ha detto De Luca riferendosi a chi plaude all’eliminazione del Rdc a causa delle truffe. «Oggi abbiamo la possibilità per via informatica di sapere, prima di mandare telegrammi in giro, quali sono le famiglie che possono continuare ad avere un aiuto almeno fino al 31 dicembre. Utilizziamo i servizi sociali dei Comuni, i Piani sociali di zona che hanno gli elenchi delle famiglie che sono in condizione di difficoltà, l'Inps che è pienamente a conoscenza degli anziani che vivono da soli, di chi ha la pensione al minimo e dei disabili. Utilizziamo tutte le informazioni disponibili per avere un numero certo della povera gente vera».
Delle 169mila famiglie a cui l’Inps ha mandato un sms per avvisarle che non avrebbero ricevuto il reddito ad agosto, 37mila sono in Campania, 21.500 solo nella provincia di Napoli, che ha staccato la seconda città in classifica, Roma, con quasi 10mila nuclei di percettori in più a cui l’Rdc è stato sospeso.
Il ruolo dei Comuni
«Il governo dice "interrompiamo il reddito di cittadinanza e chi viene escluso si deve rivolgere ai servizi sociali dei Comuni". Questo teoricamente è corretto, ma abbiamo una condizione dei Comuni che è da disperazione, a volte non c'è personale neanche per i servizi essenziali. Rischiamo quindi di orientare verso il nulla migliaia di persone» accusa il governatore campano, che ha parlato anche del «ruolo dei centri per l'impiego, che devono impegnarsi solo a fare accordi di servizi di formazione per i giovani che vogliono partecipare alla formazione. Per un verso è un aiuto, chi accetta di fare la formazione riceve subito 350 euro, ma dobbiamo sapere che diventa poi problematico dare il lavoro».