Per colpa della legge, Great Nnachi, nata nel cuore di Torino da genitori nigeriani, non potrà indossare la maglia azzurra nonostante gli eccellenti risultati ottenuti nell’ultima vittoria del salto con l’asta
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Nei giorni scorsi la 14 enne Great Nnachi scavalcando i 3,70 nel salto con l’asta ha realizzato uno splendido record italiano che la proietta a livello mondiale. Adesso, però, davanti a Great c’è un ostacolo ancora più alto da superare, ovvero "la legge", che le impedisce di avere la cittadinanza italiana.
Great Nnachi è figlia di genitori nigeriani ma è nata nel cuore di Torino, all'ospedale Regina Margherita; non parla la lingua dei genitori anche perché ha seguito tutto il percorso scolastico italiano. A scuola, pare avere un rendimento eccellente che non è cambiato neppure adesso che l'asticella si è alzata, frequentando la prima superiore all'istituto Primo Levi, Liceo Scientifico di scienze applicate con curvatura sportiva. Eppure, non basta per una ragazza che ha l’ambizione di oltrepassare i confini nazionali dello sport per partecipare alle Olimpiadi.
«Io mi sento italiana, io sono italiana»
«Io mi sento italiana, io sono italiana», dichiara Great Nnachi che può fregiarsi solo idealmente di indossare la maglia azzurra. Una vittoria, quella della torinese, che lascia l’amaro in bocca. Come lei, tanti giovani atleti che vivono il dramma di una cittadinanza che non spetta loro di diritto, nonostante siano nati in Italia, e che lottano per far valere le proprie ragioni.
«Il mio allenatore Luciano Gemello mi ha insegnato a non mollare mai - dice Nnachi in un’intervista a Repubblica - e sono i miei compagni di allenamento che mi danno la forza per dare il massimo e per andare sempre più su. Questo vale per la pedana del salto con l'asta, ma vale anche per la vita».
«Mio padre lavorava in Fiat ma è mancato quando io avevo appena cinque anni - racconta commossa la ragazza -. Sono stati momenti difficili, mia madre era molto triste e io ho cercato di aiutarla facendo anche un po' la mamma per il mio fratellino Mega che adesso gioca nella Juve».
«Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch'io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su».
Giovanni Malagò: «Tutto questo è assurdo»
In attesa della decisione della Federazione, sul tema è intervenuto - ai microfoni di Sky - anche il presidente del Coni Giovanni Malagò: «È assurdo che un atleta nato in Italia da genitori stranieri debba attendere la maggior età per vestire la maglia azzurra o vedere omologati i suoi risultati. Non voglio essere strumentalizzato, conosco bene gli schieramenti e le loro posizioni sullo ius soli, ma su quello sportivo vi prego cerchiamo di chiuderlo o che almeno le federazioni siano in grado di omologare risultati senza attendere la maggiore età».
Il Cus Torino è la società sportiva per cui Great è tesserata. «Io credo che a volte saper copiare non sia sbagliato: a proposito di integrazione, di ius soli per gli atleti, guardiamo cosa fanno all'estero, dalla Francia all'Inghilterra - commenta a Repubblica il presidente del Cus Torino Riccardo D'Elicio -. E in questo senso lo sport rappresenta una grande opportunità per l'integrazione, partendo dal concetto che questi ragazzi che hanno avuto esperienze complicate sono spesso un passo avanti rispetto ai nostri figli che talvolta educhiamo sotto una campana di vetro».