«Alcuni si aspettavano che io oggi annunciassi la guerra. Ma siamo in guerra dall'8 ottobre», ha detto questo pomeriggio (03 novembre) il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, nel suo primo pronunciamento dal 7 ottobre, trasmesso in diretta tv in occasione della “Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme”. Il discorso di Nasrallah è stato seguito da migliaia di persone nelle piazze della periferia sud di Beirut, roccaforte del movimento armato filo-iraniano, oltre che nelle piazze di Baghdad e di altre città delle regioni centro-meridionali a maggioranza sciita. Le televisioni israeliane non l'hanno trasmesso.

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Nel suo pronunciamento tanto atteso, in cui si prevedeva che il leader sciita avrebbe annunciato una sorta di "terza guerra mondiale", Nasrallah ha ribadito la volontà del gruppo, attivo nel territorio libanese, di sostenere i palestinesi contro l'offensiva israeliana. «Il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio. La nostra battaglia è pienamente legittima, dal punto di vista legale e religioso, contro l'occupante sionista», ha detto. Circa 60 combattenti di Hezbollah sono stati uccisi dall'8 ottobre negli scontri con l'esercito israeliano nel sud del Libano.

Secondo il leader di Hezbollah, l'operazione del 7 ottobre è stata frutto di una decisione presa al 100% "dai palestinesi", non condivisa con altre fazioni della resistenza islamica. «La sofferenza del popolo palestinese - ha voluto ricordare - va avanti da decenni, soprattutto da quando in Israele è salito al potere un governo di destra che sta violando i diritti umani». Nasrallah ha, inoltre, chiesto che vengano aperti i corridoi umanitari a Gaza. «Le vittime di Gaza sono tutti martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti», ha aggiunto.

Nel suo discorso, il capo della milizia libanese ha sottolineato che l'Iran non controlla i vertici dei gruppi armati in Libano e in Palestina, ma li sostiene nella resistenza.

Blinken in visita a Tel Aviv

In visita a Tel Aviv, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto ai giornalisti di avere discusso con il premier israeliano Benjamin Netanyahu la possibilità di fare pause umanitarie a Gaza. «Non è possibile, non si deve tornare alla situazione che c'era prima del 7 ottobre. L'idea che Hamas resti responsabile a Gaza non è accettabile», ha aggiunto. «Abbiamo discusso con i nostri partner diverse possibilità: occorre un quadro più grande, una visione di pace e di sicurezza nella regione. La strada da imboccare resta quella di due Stati per due popoli».

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Poco dopo, però, Netanyahu ha ribadito che lo Stato di Israele «non accetterà una pausa umanitaria fino a quando gli ostaggi siano stati restituiti». Netanyahu ha affermato, ancora una volta, che Israele continua ad opporsi all'ingresso di combustibile nella Striscia.

Anche oggi (03 novembre) proseguiva l'uscita di cittadini stranieri dalla Striscia di Gaza verso l'Egitto. Altri cittadini italiani o italo-palestinesi hanno lasciato il territorio, totalizzando 17 finora. Assistiti dal personale dell'Ambasciata d'Italia in Egitto, hanno attraversato il valico di Rafah e hanno giunto il Cairo da dove, prossimamente, voleranno in Italia, ha riferito la Farnesina. Nell'ultimo gruppo ci sono due giovani donne incinte e una signora anziana particolarmente fragile, ha commentato il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.