Una ferita in testa rimediata durante un litigio, i dubbi su una gravidanza e la fede rubata. Sono alcuni dei particolari che emergono dalla denuncia presentata da Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, contro l'imprenditrice di Pompei, Maria Rosaria Boccia. L'ex capo del dicastero, come annunciato a più riprese dal suo avvocato, nelle scorse ore ha formalizzato il contrattacco dopo il caso scoppiato a fine agosto e che ha portato alle sue dimissioni. I dettagli, sono snocciolati in un articolo di “La Verità”.

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La nomina della discordia

Tutto ruota, secondo il quotidiano, attorno alla nomina a consigliera Grandi Eventi. Che secondo l’esposto dell’avvocato Silverio Sica è all’origine della guerra di Boccia. Insieme alle “fake news” che l’imprenditrice campana avrebbe lanciato sui social per metterlo alle strette.

Il 26 agosto la donna annuncia la nomina. Secondo quanto ricostruito dall’ex ministro, aveva chiesto ai suoi collaboratori di annunciarle che il contratto era saltato. Per «potenziali conflitti d’interesse», dal momento che Boccia era titolare di una società di pubbliche relazioni, la Cult Communication srl. Anche se in uno dei due curriculum inviata a via del Collegio Romano aveva dichiarato di averla chiusa. Ci sarebbe prova della comunicazione ricevuta da Boccia. Saputo del dietrofront, ricostruiscono i legali di Sangiuliano, l’imprenditrice avrebbe annunciato la nomina. E lo avrebbe fatto, è seguendo la tesi contenuta nell’esposto, allo scopo di ricattare l’ex ministro. A quel punto le strade percorribili sarebbero state due: mantenere la decisione e rischiare il posto oppure nominarla e continuare facendo finta di nulla.

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La ferita alla testa

A contribuire alla ricostruzione dei fatti, le chat tra i due. Tra queste ci sono le accuse di Boccia e le repliche di Sangiuliano: «Ho fatto (per te, ndr) delle cose che non avrei mai fatto». Così come la spiegazione del vistoso cerotto e della cicatrice che l'ex ministro ha sfoggiato per qualche tempo.

Invece sarebbe stata causata da Boccia. Il tutto sarebbe accaduto nella notte tra il 16 e il 17 luglio in conseguenza di una lite. «Sfregiato […]. Se non fossi stata tu avrei picchiato durissimo», scrive lui. E lei replica: «Mi hai letteralmente mandato fuori di testa […]. Mi hai portato a un punto imbarazzante. Mi hai fatto diventare una iena». La risposta di Sangiuliano: «Comunque ho sbagliato io». Nell’esposto, inoltre, si riportano ulteriori dettagli: «Boccia pretendeva di controllare il cellulare del ministro, minacciando, in caso di diniego, di infettarglielo con un trojan». E poi c’è l’anello nuziale. Per giorni, mentre lo scandalo era sulla bocca di tutti, si segnalavano gli scatti in cui l’ex ministro non mostrava la fede. Si è subito pensato a una crisi coniugale. In realtà, scrive Sangiuliano, sarebbe stata l’imprenditrice a sottrargliela.

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I dubbi sulla gravidanza

Quando ormai la storia era al capolinea, Maria Rosaria Boccia avrebbe chiesto a Sangiuliano di firmare un patto di riservatezza: lui non avrebbe più dovuto cercarla e lei in cambio non avrebbe mai rivelato la loro relazione. L’ex ministro però si sarebbe rifiutato di firmarlo. Da qui la vicenda della presunta gravidanza. Il messaggio di Sangiuliano non lascia spazio a dubbi: «Sei incinta?». Lei, da quanto ricostruito nell’atto, non risponde però assicura di essere anche «disposta ad andare all’estero». Poi gli chiede di nuovo di firmare il documento. Lui le dice di no ma le conferma che, appunto, non la cercherà più. La Boccia torna a riferirsi proprio alla gravidanza: «Te l’avrei detto oggi, anche stasera. Ma non posso». Ad un certo punto, l’ex ministro scrive: «Sono arrivato al punto di non farmi problemi se tu fossi incinta di me. Anzi, sarei felicissimo». L’imprenditrice tace ma dopo una settimana scrive: «Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai, nel rispetto di tuo figlio». Alla fine Boccia non è incinta. Mentre il ministro opta per le dimissioni dopo l’intervista al Tg1 in cui ammette la relazione. L’esposto, l’ultimo atto finale. Adesso saranno i magistrati a decidere.